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I RAVER NON SOGNANO PIÚ

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Category: Memorie

In questi post raccogliamo le storie di persone esterne al blog relative al movimento negli anni passati.

Teknival Des Musiques Interdite: ancora repressione in Francia – Redon

Posted on 2021/07/24 - 2021/07/24 by bananatek

I collettivi francesi stanno vivendo un periodo di repressione piuttosto duro. Dopo le vicende di questa estate il tradizionale rave di capodanno ha visto una partecipazione piuttosto ridotta, 2500 persone sono un numero piuttosto irrisorio se paragonato al numero medio dei partecipanti nelle grandi feste degli ultimi 5 anni, ma nonostante questo la risposta del governo è stata severissima nel tentativo di farne un caso esemplare.
La copertura mediatica è stata notevole e molto meno faziosa rispetto a quanto siamo abituati in Italia:

  • https://www.konbini.com/fr/musique/pourquoi-la-rave-party-du-nouvel-an-en-bretagne-a-t-elle-fait-autant-de-bruit (https://archive.is/r7DM8)
  • http://www.tsugi.fr/recit-la-free-party-du-nouvel-an-racontee-par-ceux-qui-lont-vecue/ (https://archive.is/ALEW2)

In Francia la questione politica è sempre stato uno dei punti cardini nella organizzazione delle feste e per questo la festa di capodanno è stata anche ripresa dal New York Times (https://archive.is/o1STM e dal Guardian  (https://archive.is/AacOk)

In generale abbiamo notato una notevole attenzione all’aspetto sanitario nelle taz francesi in questo periodo.

Au delà de l’image que renvoient ces fêtes, les comportements ont évolué depuis l’apparition du COVID. Tout le monde à vécu une période de confinement inédite et, bien  évidemment, les mentalités ont changé. Les fêtards font plus attention, et de nouvelles stratégies de réduction des risques sont apparues : moins de partage de bouteilles, on privilégie les groupes amicaux que l’on connaît. Pour certains, port du masque pour protéger ses proches les plus vulnérables, lavage des mains au gel hydroalcoolique plusieurs fois dans la soirée, on danse moins serré, avec moins d’accolades…

Nonostante la riduzione delle restrizioni l’azione repressiva in Francia sta continuando quest’estate. La violenza messa in atto dalle forze del disordine alla recentissima festa a Redon in
solidarietà a Steve Maya ha mostrato per l’ennesima volta l’ipocrisia delle istituzioni.

Le azioni della polizia sono state riportate da testate internazionali mentre la destra francese ha colto l’occasione per criticare i sovvenzionamenti statali ai collettivi di riduzione del danno presenti.

  • https://www.theguardian.com/world/2021/jun/20/france-rave-party-goer-loses-hand-police-clashes-injuries-brittany (https://archive.is/SOras)
  • https://www.nytimes.com/2021/06/19/world/french-police-covid-rave.html (https://archive.is/Hzgas)

Riportiamo la traduzione del comunicato di Techno+.

Da 26 anni Techno+ si occupa di free-party e teknival, nell’ambito della salute e della riduzione dei rischi legati alle pratiche festive. Come associazione impegnata nel movimento, ci siamo sempre preoccupati di garantire i collegamenti tra la scena e le autorità locali in modo che la celebrazione si svolga al meglio e che,
come in tutte le feste, sia preservata la salute delle persone. È in questo senso che siamo sempre stati sostenuti dal Ministero della Salute e riconosciuti come interlocutori dalle autorità locali.

Techno+ era presente al Teknival des Musiques Interdits, 43 volontari in totale, e può testimoniare quello che hanno passato, il lavoro che hanno fatto, la cura dei feriti. Tutto questo è avvenuto temendo per la propria salute, la propria vita. Non può essere diversamente quando, in fuga dagli assalti dei gendarmi attraverso i campi, sentiamo questo ordine della polizia: “Sparagli a vista”.

Sì Techno+ era presente e può testimoniare questa incredibile violenza, gratuita dove “l’ordine”, vale a dire (va ricordato) il divieto di ballare, deve prevalere, costi quel che costi: mano, occhio, vita…

Questo teknival di protesta, 2 anni dopo la morte di Steve, è arrivato a porre crudelmente la domanda: potrebbe il desiderio di fermare la musica il 21 giugno 2019, sulle rive della Loira a Nantes, giustificare la morte di ‘un giovane partecipante? No! Né è giustificabile che una pista da ballo sia diventata, il 19 giugno 2021, teatro di guerra.

Nulla può giustificare il rifiuto delle autorità pubbliche all’assistenza sanitaria al 22enne a cui era stata strappata la mano, costringendo uno dei suoi amici a coprire ciò che
restava del suo avambraccio con un panno. In quale stato psicologico si sono recati in ospedale questi giovani ventenni?

Techno+ era presente e può testimoniare anche le ferite curate dai suoi volontari: 22 vittime principalmente ferite a causa di proiettili, granate disaccerchiamento e LBD (ndt: armi subletali).

Un esempio: nell’aggressione “controllata” di sabato pomeriggio, una giovane ragazza che è stata colpita al volto, aveva la guancia aperta e qualche dente rotto. Nonostante gli appelli alle autorità sul posto e nonostante la sua sofferenza, ci sono volute quasi 2 ore perché i soccorsi fossero autorizzati a venire a prenderla
al nostro stand. La motivazione addotta era quella di garantire la sicurezza dei servizi di emergenza. Da chi dovrebbero essere protetti i soccorritori? I frequentatori di feste che hanno chiesto la loro presenza? o dalle forze dell’ordine?

Di chi ci stiamo prendendo gioco? I soccorsi, Croce Rossa, Protezione Civile e i vigili del fuoco sono sempre stati accolti a braccia aperte nei teknival, ringraziati, spesso applauditi sia dal pubblico che dagli organizzatori.

Techno + era lì e può testimoniare che per la prima volta in 26 anni, le sue richieste di aiuto sono rimaste inascoltate.

Quanti infortuni ci sono stati durante questo fine settimana? Al di là dei feriti che abbiamo incontrato durante il nostro intervento e delle 22 persone di cui ci siamo occupati, è difficile saperlo, perché come il giovane che ha perso la mano, la maggior parte dei partecipanti alla festa. si sono allontanati con i propri mezzi e non sono stati
contati dalle autorità.

Quanto alla questione dell’evacuazione notturna dei feriti e delle vittime della denuncia del sabato mattina, la richiesta del
Sottoprefetto, Sig. Ranchère, era che “dovevamo organizzarci a tutti i costi per evacuare le vittime”. Quando gli abbiamo chiesto cosa fosse
stato messo in atto su questo argomento, ha stretto i denti e ci ha risposto: “Ci stiamo ancora pensando…” Questo la dice lunga sui discorsi pensati solo per i giornali, ben lontani dalla realtà di cui parlava e da quello che accadeva a terra dal giorno prima!

Techno+ può anche testimoniare l’assenza di avviso precedente la carica di polizia di sabato 19 giugno alle 17 ma anche che il
sottoprefetto, con cui eravamo in contatto dalla mattinata, ci ha più volte assicurato che non c’era non avrebbero caricato e che la sua
priorità era “evitare ulteriori lesioni”. Ricordiamo che il luogo della festa era un cul-de-sac (ndt: vicolo cieco) la cui unica uscita era controllata dai
gendarmi. Gli avevamo presentato i pericoli associati al sito: un fiume alla fine del campo, a sua volta delimitato da due fossati.

Questa favola di un giovane armato, ebbro di odio e di violenza, che tira blocchi di cemento alla polizia, spacciato ai media che non hanno
mai il tempo di verificare (deontologia?), aveva il solo scopo di giustificare l’ingiustificabile, di spezzare l’impeto di un giovane venuto a ballare.

Chi è responsabile di questa violenza? La polizia ha trasgredito gli ordini del prefetto di Bretagna, come lascia pensare questo fatto?
Voleva forse il prefetto anticipare gli ordini del ministro? O è stato il ministro dell’Interno a ordinare un simile episodio di violenza in questo periodo elettorale?

Un giorno impareremo, se ci sarà un’indagine, qual’era la catena di responsabilità. Ma qualunque cosa sia stata, ciò che i volontari di
Techno+ hanno visto, vissuto e per la quale sono profondamente scioccati è, ai loro occhi, è una questione molto più seria per il futuro. È stato il sorriso soddisfatto, il piacere che provavano alcuni gendarmi durante gli atti di violenza. Vogliamo dire solo alcuni gendarmi, perché sappiamo anche che altri, speriamo la
maggioranza, sono rimasti allibiti da questi comportamenti.

Questo sorriso, questo piacere, è il confine che, in teoria, separa la milizia (ndt: polizia politica paramilitare) dalla Gendarmeria Nazionale, garante della nostra democrazia.

 

Posted in Memorie

Ballando fuori dalla mappa. Il Free Party prima dello smartphone

Posted on 2021/02/20 - 2021/03/03 by bananatek

(L’articolo originale, di Brian d’Aquino è disponibile al seguente indirizzo. Pubblichiamo con autorizzazione per preservare la memoria.)

Quello che mi fa girare la testa quando si parla di free party, rave e feste, non è quello che si dice ma quello che non si dice; sono le storie non raccontate e che probabilmente non lo saranno mai. Storie dimenticate, rimosse, o confuse nel marasma di ricordi senza né capo né coda di chi le ha vissute, frutto di troppe notti passate in bianco una dopo l’altra – e che bianco. Ogni racconto sembra sottendere un’eccedenza che si allunga come un’ombra al tramonto. Una eccedenza infinitamente più grande, che allude a un eccesso di vissuto perso tra le curve della memoria e del linguaggio, e che in teoria dovrebbero collegare il tale fabbricone, perso in località X in una notte di una dozzina di anni fa, con il qui e adesso della parola o della scrittura.

Ultimamente abbiamo assistito a un ritorno dei free party in location inedite, come le librerie; ritorno che ha provocato l’attenzione di critici e giornalisti, con qualche apparizione su testate nazionali o nei telegiornali di prima serata. In chi ha speso un pezzo significativo della propria giovinezza tra capannoni polverosi e statali dimenticate da Dio e dagli uomini, questa attenzione ha provocato sentimenti opposti e complementari. Da una parte la soddisfazione nel vedere un certo rispetto per un movimento trasversale che è riuscito a mobilitare, in maniera autorganizzata, migliaia di persone attraverso tutta l’Europa, quasi ogni weekend per circa vent’anni, anche prima del boom di internet. Dall’altra l’amaro in bocca per un’assoluzione post-mortem, in cui a cadavere ormai freddo si trova il tempo per dire che, in fondo, “era un bravo ragazzo”.

Ridotto nei numeri e depotenziato di ogni aspetto antagonista, forse anche il free tekno è pronto per avere la propria sezione nel museo della controcultura, corridoio in fondo a sinistra dopo il punk. Ed è in quest’ottica che tutti i contributi venuti fuori nell’ultimo anno potrebbero anche assumere l’aspetto triste di corone di fiori al funerale, considerando anche la scarsa tendenza alla produzione di documenti scritti da parte del movimento durante le sue fasi più intense. Ma dopotutto, dove trovare il tempo per descrivere certe cose, quando il tempo bastava appena per viverle?

Non vogliamo, tuttavia, abbandonarci alla nostalgia. Se nulla è più com’era è perché oggi non è più ieri, ma anzi è quasi domani, per fortuna; e dopotutto c’è chi ancora si sbatte per montare “un muro” in una sperduta provincia toscana, e a loro va tutto il rispetto del caso.

Per chi alla fine degli anni Novanta era un ragazzino, affamato di vita e di esperienze fuori dal normale, i party erano l’unica destinazione possibile. Ricordo i primi contatti indiretti con il mondo del free tekno. Nell’autunno del 1998 si stazionava regolarmente in piazze e piazzette del centro di Napoli, finché un giorno un tizio vestito di nero passa e ci allunga un volantino fotocopiato con su scritto Tomahawk/D-Storm/Napoli Area. Una data, un numero di telefono e niente più. Pare fosse – anche se lo capii solo anni dopo – la famosa occasione in cui un ragazzo francese si beccò una coltellata da qualcuno che voleva imporre una specie di pizzo sulla festa, causando la temporanea cancellazione della Campania dal circuito dei free party internazionali. Qualche mese più tardi, una telefonata dall’Umbria di un amico d’infanzia mi metteva al corrente dell’attraversamento del placido borgo di Castel Viscardo da parte di una carovana di tir e corriere, camper e mezzi militari, a cui il paese aveva reagito serrando porte e finestre e sbirciando impaurito da dietro le tende. Si trattava della carovana che nel giugno del 1999, allontanata dalla prescelta location in Toscana, si spostava dietro suggerimento e con tanto di scorta  della polizia verso Bolsena per dar vita al Solar Sonika, uno tra i primi grossi teknival a svolgersi sul territorio italiano. Il primo ad avere una così forte risonanza mediatica.

“Sono arrivati con i loro camion, che sono metà case e metà discoteche viaggianti. Sono arrivati con i loro camion colorati carichi di alcol, dischi di vinile, jo-jo, felpe col cappuccio e nuove droghe. Come lo Skunk, un fumo dedicato alla cantante degli Skunk Anansie. Sono arrivati da tutta Europa e sul lago di Bolsena, nel nord del Lazio, ancora tutti si chiedono: ma chi sono? Sono rocker, hippie, raver? Sono traveller, l’ ultima tribù metropolitana”.

E ancora:

“I teknival rappresentano anche un’occasione di socialità, uno scambio di informazioni e aggiornamenti musicali. Con aspetti anche ludici. Al Solar Sonika, per esempio, spopola il biliardino fosforescente che tra l’altro offre il lato segnapunti come comoda base per la preparazione dell’anfetaminico speed. Il prossimo appuntamento? La festa di fine millennio in Portogallo o in Australia”.

A rileggere oggi questo articolo di Repubblica c’è da rimanere di sasso. Per le perle in fatto di sostanze (e i camion carichi di jo-jo), e per i toni pacifici con cui veniva descritta una occupazione – che durò sei giorni e sei notti – a 180bpm, delle sponde del lago. Toni che sarebbero a breve cambiati, dopo la tragica morte di un ragazzo nelle acque del lago, uno dei primi casi del genere a guadagnare gli onori della cronaca, e purtroppo non l’ultimo. Quello che salta all’occhio, però, è l’impossibilità, per i giornalisti dell’epoca, ma in fondo anche per i partecipanti, di incastrare il free tekno in una definizione precisa, elemento che ne costituiva la forza maggiore. Il party ha sempre funzionato sulla base di un effetto sorpresa, il collante capace di tenere insieme una catena improbabile, composta da un posto che non ti aspetti, inculato in una provincia che manco sapevi esistesse, per una situazione che hai visto prima solo al cinema, dove si suona una musica mai sentita, e che nessuno sa bene per quanto tempo durerà. Il tutto generosamente annaffiato delle più varie sostanze psicotrope, seppur in quantità non superiore a tante discoteche o piazze cittadine.

Quando questa catena ha iniziato a essere privata anche di un solo elemento, l’effetto non è più stato lo stesso. Party in location già note ai partecipanti così come alle forze dell’ordine, o vicine a strade principali e centri abitati; musica lentamente scivolata verso la routine di un genere, rielaborato senza neanche troppa fantasia (una tekno “barattolara”, come l’ha ben definita Francesco Birsa Alessandri); una programmazione a cadenza settimanale con durata di poco superiore agli standard di una discoteca e una attenzione sempre più scarsa all’ambientazione, alle decorazioni e alla messa in sicurezza dei luoghi (un esempio per tutti: l’infame Tor Cervara). Tutto questo ha pian piano incrinato quella magia che rendeva un fabbricone lurido un posto strafico, producendo un generale abituarsi dei partecipanti ai tempi e ai modi di vivere in festa, anticamera della stessa noia che si cercava di scacciare. Da qui all’apparizione della ormai celebre “divisa” (canotta da basket per lui, gonnellino zebrato per lei, scarponi da skate per entrambi) il passo è breve.

Nel frattempo si assisteva allo sdoganamento di sostanze come crack ed eroina, spesso additato come la causa principale del declino dei free party, dipendente anche dalle oscillazioni del mercato dei consumi esterno. Durante gli anni Duemila, per esempio, la cocaina fumata ha visto un boom di diffusione a tutti i livelli, e la rapida espansione delle basi di crack su tutta la provincia di Napoli. Tuttavia, nell’ambito dei free party, sembra ragionevole collegare la diffusione di certe sostanze proprio al processo di routinizzazione e normalizzazione dell’esperienza, in cui l’utilizzo massiccio di internet ha giocato un ruolo fondamentale. Quando il passaparola e i flyer fotocopiati hanno cominciato a essere sostituiti dalle infoline alla mercé di sbirri, coatti del sabato sera e spacciatori di professione, il risultato è stato il picco massimo della scena, con qualche anno di feste spaziali e numeri mai visti, ma allo stesso tempo il colpo di grazia a quel regime di invisibilità che aveva permesso ai party di progredire e ingrandirsi conservando lo spirito originario.

Per noi ragazzetti ancora privi di patente, accostarci ai party voleva dire macinare centinaia di chilometri sulla base di una voce di dubbia provenienza, o di un volantino fotocopiato passato di mano in mano. Il modo più semplice per spostarsi era imbucarsi su un regionale per Roma e raggiungere a piedi un noto bar di San Lorenzo, per verificare la fondatezza delle informazioni, e nel caso scroccare un passaggio verso destinazioni mai sentite: la Città Morta, Valle del Salto, la Buffalotta chilometro sessantaquattro. Nei casi più complessi ci si ritrovava di notte in qualche remota stazione della provincia padana, da qualcuno individuata come “la più vicina alla festa”. In attesa di qualche furgone diretto al party ma pronti, all’occorrenza, a farci a piedi la statale. La difficile reperibilità, e l’altrettanto difficile replicabilità dell’esperienza della festa erano insomma un valore aggiunto, che anziché scoraggiarci ci rendeva più motivati.

Poi iniziammo a muoverci con camper e furgoni, appropriandoci a piene mani di una geografia aperta e imprevedibile, in cui le distanze erano molto relative ed i cinquecento chilometri per Firenze erano poca roba rispetto alle quindici ore che ci separavano dal sud della Francia, e che affrontavamo come una parte del gioco. Quello che i free party hanno insegnato a una generazione (o almeno a una parte di essa), oltre ai nomi di tutte le uscite della A1 e a un discreto numero di modi poco puliti per fare soldi, è la forza del desiderio collettivizzato e privo di ogni gabbia normativa o ideologica, in grado, nei casi più fortunati, di piegare la realtà ai suoi bisogni. Nessun posto è troppo lontano e nessuna avventura troppo assurda: noi ci si mette in strada, qualcosa succederà.

Il primo gennaio del 2002 il comune di Aprilia, non sapendo come raccapezzarsi di fronte alle migliaia di persone che avevano preso possesso di una fabbrica dismessa e non mostravano alcuna intenzione di andarsene, pensò bene di noleggiare una ventina di bagni chimici e metterli a disposizione dei ravers. Il teknival in Valdarno dell’estate 2004, raccontato in maniera splendida nel romanzo di Vanni Santoni, doveva inizialmente svolgersi in un boschetto su una collina dei dintorni che si rivelò troppo piccolo per le quindicimila persone che vi stavano convergendo da tutta Europa. Era, inoltre, di proprietà di un tizio che lo affittava ai cacciatori durante la stagione venatoria. Ricordo distintamente un dialogo tra questo presunto proprietario, che strillava dell’arrivo di cacciatori “pronti a sparare a qualunque cosa si muova”, e un ragazzo dall’accento padovano indignato dal fatto che si insinuasse che lui organizzava le feste “con la buccia del cazzo”. In mezzo c’erano due carabinieri che provavano a far da pacieri, e che telefonavano al comune chiedendo di fornire un posto più adatto.

Per ogni episodio come questo, quanti sono andati perduti per sempre, non registrati, confusi, dimenticati, rimossi? Stiamo parlando, è bene ricordarlo, di un fenomeno che ha avuto luogo un attimo prima dell’esplosione di youtube e degli smartphone, e in un certo senso da ciò è stato preservato. Ma per ogni festa di cui è possibile ritrovare su internet un trafiletto di cronaca, una foto o un post su un forum che sembra appartenere alla preistoria del web, eccone dieci, cento, mille di cui non è rimasto nulla. Eppure anche lì si è vissuto, si è ballato, si è amato, ci si è radunati a centinaia o migliaia. Al di fuori dalla mappa, in quello che Gilles Clément chiama “il terzo paesaggio”. E pensare di averci perso le chiavi di casa, o l’ultima canna, nel terzo paesaggio, e che dopo dieci anni queste siano ancora lì, dove le hai cercate ma non sei riuscito a trovarle, è una idea che alimenta un vago quanto glorioso senso di vertigine.

 

Brian d’Aquino

Posted in Giornalismo, Memorie

Memorie | Il movimento crea libertà: intervista a YAYA23

Posted on 2020/09/10 - 2020/09/14 by bananatek

Chi ha avuto la fortuna di girare alle feste in Austria, Repubblica Ceca o Germania dieci anni fa sicuramente conosce Cyberrise. Non tutti lo sanno, ma uno dei fondatori di Cyberrise, YAYA, anche conosciuto come YAYA23, ha preso parte al movimento proprio in Italia. Con l’obiettivo di continuare il nostro lavoro di preservazione della cultura del free party proponiamo la traduzione, seguita da originale in giapponese.

Questa intervista, condotta da destr∞y, membro del sound system Ikanani mothzzzzrrr fukerrrr, per freeteknojapan.blogspot.com mostra come il rave, al contrario di quello che si legge nei media
tradizionali, non è un fenomeno marginale ma dopo esser esploso nell’Europa intera ha unito persone da tutto il mondo, dal Giappone alla Colombia, dal Marocco alla Nuova Zelanda.

Chi è YAYA

Proprietario di una piccola casa discografica, YAYA ha fondato “YAYA23”, un negozio di dischi a Berlino, Germania.
È anche il cofondatore di “CYBERRISE”, uno dei sound system più particolari, ed è una personalità molto animata nel movimento dei free party e della cultura dei teknival in tutta Europa, con uno stile underground consistente.
Da metà degli anni ’90 inizia a costruire il suo sound system e con esso a cavalcare le onde del tempo, concentrandosi sul perfezionare la qualità del suono a molti free party e teknival, promuovendo il suo ideale di libertà. Chiaramente tutto questo è successo mentre viaggiava nel suo van portando gli altoparlanti dall’Europa occidentale, dove questa cultura aveva già messo le radici, fino alle nazione più all’Est come la Bulgaria e la Grecia, dove molti
sognatori arrivavano per indicare una nuova direzione alle generazioni più giovani ed isolate.
Queste avventure sono state piene di tutto, dai momenti migliori fino alle situazioni più difficile e le esperienze più crude, con l’intenzione di tenere il fuoco sempre acceso.

Discog & shop: https://www.discogs.com/seller/yaya23/profile
Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCHHxK9hTclKFKBnUZt9xtTA
Soundcloud: https://soundcloud.com/yaya23-records
Mixcloud: https://www.mixcloud.com/yaya23/

Chi è destr∞y

È il cofondatore del sound system Ikanani mothzzzzrrr fukerrrr e con il suo collettivo ha preso parte alla scena dei free party e dei teknival in Giappone più underground. Ad un certo punto ha deciso di aggregarsi alla scena in Europa e da lì ha preso parte a molti squat party, street party, teknival e ogni tipo di espressione artistica underground.
Si è unito a vari sound system, ha viaggiato in tutta Europa facendo i suo set live, trasportando gli altoparlanti, facendo girare le produzioni e prendendo parte ad ogni manifestazione autonoma di libertà. Contemporaneamente ha scoperto la scena di improvvisazione europea e ha partecipato a tour con vari artisti di musica noise e
underground/sperimentale, come SEWAGE / OPEN CLOSE . Il risultato di queste attività multidimensionali è confluito nel progetto “Refugges on Dance Floor”. Ha rilasciato degli LP con l’etichetta “ikanani x corehead”.

https://soundcloud.com/destrooyakadubdub
https://soundcloud.com/refugees_on_dance_floor
https://www.mixcloud.com/destrooyakadubdub/

Intervista: destr∞y, trascrizione: Yusuke Shono, traduzione: chocolat

Introduzione

I teknival e i rave vivono sotto lo slogan: “No istituzioni, No profitto, No commercializzazione”.
destr∞y cercava la possibilità di una cultura slegata dalla logica del commercio e del mainstream e eventualmente si è ritrovato a Berlino. Abbiamo già parlato di lui in MASSAGE 9. Sono passati molti anni.

Dopo l’undici Marzo (il grande terremoto del Giappone dell’est nel 2011) il Giappone è cambiato molto. Non avevamo voglia di fare qualcosa di estremo solo per il nostro piacere personale. A poco a poco la nostra cultura si stava sporcando di commercialismo e per questo andava appiattendosi.

Nonostante noi come nazioni siamo stagnanti, al di fuori del Giappone qualcosa di sempre nuovo si sviluppa e evolve ogni giorno. Se ti trovi a tuo agio con cose sempre nuove devi aggregarti alla scena che crea queste cose nuove, devi diventarne membro. Ma se vivi con molte cose che cerchi di proteggere, non è una cosa semplice.
Per me solo un nuovo genere di avventura può aprirmi la porta al nuovo mondo. destr∞y è andato nel nuovo mondo per me.

Mi sono interessato al come e con quali persone spende la sua vita. In MASSAGE 9 abbiamo già scritto della sua vita quotidiana. Quindi questa volta voglio concentrarmi sulle persone che ha incontrato. Gli ho chiesto di sceglierne uno.
Lui ha scelto YAYA, un membro di “CYBERRISE”, uno dei suond system e collettivi più grandi nella zona di Berlino e ci ha fatto leggere questa breve intervista che ha avuto con YAYA.

YAYA ha viaggiato in tutta Europa organizzando teknival. Cosa c’è per lui all’intersezione fra il viaggio e la musica?
In che modo il suo stile di vita nomade gli ha aperto la porta per un mondo nuovo?

 

Intervista: esplorare la musica attraverso durante il viaggio, cosa apre questo stile di vita.

Puoi dirmi come hai iniziato a suonare e come hai fondato un sound system?
Negli anni ’90, anzi a metà degli anni 90, era in mezzo a varie sottoculture musicali: dallo skatepunk alla jungle, dal trip hop al big beats. Ero impegnato a fare il DJ nei club in Germania già allora. Resident a serate punk e indy rock, a volte mi buttavo sul primo trip hop, la jungle e la drum’n bass. Chiamavano queste serate in cui mescolavo beat di musica dance elettronica ai set più tradizionali le “refoundation night”. Era l’inizio della mia connessione con la musica elettronica come performer. All’epoca ancora usavo i CD, i minidischi, quella roba lì. Attorno al 1995 ho iniziato a comprare vinili. Big beats, trip hop, drum’n bass, jungle e molto altre. Quella roba non era dritta. Ritmi spezzati e passi veloci sulla pista… quasi come l’acid house dei primi tempi… bpm fino ai 170!

Avevo già un mio van all’epoca e mi allettava l’idea di spostarmi con esso. Parcheggiarlo da qualche parte, dormire lì. Quando lo parcheggi di fronte al club, te ne esci e casa è lì che ti aspetta. Nella seconda metà degli anni ’90 ho preso una borsa di studio come studente di scambio per lo studio dell’agricoltura subtropicale a Bologna. Ho messo i giradischi e i miei dischi nel van e mi sono diretto in Italia dove mi sono imbattuto ad un enorme festa in un capannone circondato da gente che come me viaggiava, era innamorata dei 160, 170, 180 bpm e dei sound system giganti. Gli altoparlanti nei camion, spostarsi con esso: che bella situazione! Quando suonavo ai free party allora mixavo drum’n bass e jungle ma mi piacevano anche i ritmi più spezzati così come la bass music in 4/4.
La combinazione dello step improvviso e veloce della dnb con l’elemento più meditativo del beat in 4/4 e il basso ripetitivo e monotono… un risultato eccellente per le mie orecchie. Col tempo ho iniziato a far suonare sempre più techno mixata con la jungle, per arrivare alla più veloce freetekno. Tekno con linee di basso in 4/4 e sopra di questo un groove energetico che ti prende sempre. Questo è come, a metà dei ’90, ho iniziato a suonare con i vinili nei free party nei capannoni in Italia. Questa era una nuova forma di techno, mischiava azione, movimento e musica.
Momenti divisi fra guida e musica: non fermarti e trasforma questo viaggio in libertà.

Quindi cosa stavi pensando e facendo quando hai messo insieme il viaggio col tuo sound system?

Nel profondo speravo che la musica soddisfacesse la mia fame di libertà e grazie ad essa sono riuscito a viverla, perlomeno in forma spirituale.

Considero la musica un impulso prima che gli umani hanno, almeno nel mio caso è così. Per me, il desiderio di suonare era come il bisogno di libertà. Penso di vivere una forma molto forte di libertà, la libertà spirituale, attraverso la musica. Penso che guidi o mi permetta di immaginare qualcosa oltre la vita quotidiana, qualcosa che scavalca i confini della società in cui sono nato. Quindi la musica per me ha sempre avuto questa dimensione spirituale e penso che sia un’espressione molto forte della libertà stessa. Si può dire che è un veicolo dello
spirito. Lo stesso desiderio di libertà si può riscontrare nel movimento fisico. Non intendo spostarsi da un punto A ad un punto B, ma agitarsi senza freni. Intendo vivere al di fuori degli spazi imposti da qualcun altro, come ad esempio delle case recintate. La libertà si manifesta saltando oltre queste barriere e muovendosi costantemente.

Muoviti sempre dove ti porta il tuo cuore. Quella voglia di libertà, la libertà spirituale, può essere conquistata attraverso la musica. È un’autoespressione ritmica che passa attraverso la musica. E la libertà attraverso il movimento fisico quotidiano. Ad esempio, puoi andare in un posto diverso, dormire in un posto diverso, cerca solo di
essere te stesso e se senti che non ti va bene, puoi andare ovunque senza essere limitato a dove vuoi andare. Penso che la combinazione di libertà spirituale e libertà di movimento fisico ottenuta da tale musica sia stata un impulso importante degli esseri umani sin dai tempi antichi. Il movimento fisico vero e proprio passa attraverso la musica e si muove con essa, credo sia una combinazione di immaginazione e divertimento che non è vincolata da nulla. L’output creato da esso è incommensurabile. Penso che sia molto naturale, utopico e allo stesso tempo molto reale.
È meraviglioso combinare questi due impulsi per cavalcare il battito della Terra e orbitare insieme al pianeta.
Questa combinazione, movimento e musica, è stata vincente.

In Italia, nelle persone che incontrai, con i loro camion e la loro musica, riconobbi i miei stessi desideri e per questo rimasi con loro sulla strada. Per un periodo tornai in Germania per concludere il mio master in Ingegneria Agricola ma di fatto rimasi sempre sulla strada. Tutte le persone di CYBERRISE si sono incontrate sulla strada e hanno costruito lì il sound system: non puoi dire che i membri di questo collettivo abbiano origine nella stesso posto e nella stessa nazione. Da qualche parte, in qualche momento, da nessuna parte in particolare. Questa è la nostra è una rivendicazione di libertà.

Sì, per i primi anni abbiamo avuto uno studio in Italia. Era sulle montagne, a circa mille metri di altitudine sugli Appennini, fra Bologna e Firenze. Era una buona location e così abbiamo costruito e montato altri altoparlanti. Poi, poco alla volta, abbiamo comprato un camion più grande e costruito più altoparlanti. Era la casa-base dove fermarci ogni tanto mentre attraversavamo l’Europa.

 

Che ne pensi della musica che si sente nei free party, nei teknivale dal modo in cui viene diffusa?

Allora, lo stile più distintivo che puoi trovare ai teknival ed ai free è lo stile che chiamo freetekno. È una variazione uptempo sulla techno che si è evoluta indipendetemente dalla scena dei club. Evolve, quando viaggia sulla strada. Puoi immaginarla come una combinazione di cassa in 4/4, jungle e broken beat. Ha più strati diciamo. Non solo la monotonia della base 4/4, ma si notano anche i ritmi spezzati e il secondo passo è sempre enfatizzato. Personalmente, la freetekno mi fa sentire come se stessi cavalcando su di un cavallo nella savana o nella giungla. È techno molto energica e tribale. Mi ricorda il tambureggiare delle cerimonie sciamaniche, come le conosciamo dagli indiani della amazzoni e dai rituali ayahuascici. Ad esempio, penso che sia come il rituale dell’Ayahuasca.
E ora abbiamo bpm a 180, 190, 200 tamburi ritmici “DoohooDoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!”
C’è un tamburo ripetitivo che crea l’elevazione emotiva necessaria per questi rituali. E penso che la velocità e lo stile della freetekno, i suoi suoni, mi fanno pensare proprio a quello. Abbiamo senza dubbio sperimentato l’effetto ipnotico collettivo attraverso l’immaginazione, attraverso questa mescolanza di ritmi e emozioni, lo stato estatico sulla pista da ballo, un luogo dove le persone si riuniscono per ballare. Non ho dubbi che ci sia sicuramente una connessione fra gli antichi tamburi cerimoniali e la freetekno…

Oggi però si uniscono alla freetekno tanti stili diversi in un teknival. Quest’anno ho trovato break beat, electro, hardcore, tanti tanti generi diversi. Una cosa certa è che quello che si sente nei free party è disconnesso dai club. Di sicuro qualche pezzo è stato suonato anche nelle piste da ballo delle discoteche, non può essere negato. Ma l’insieme dei suoni che nascono dagli artisti durante la loro performance, la musica che viene da quell’atmosfera di libertà, avrà sempre un tocco diverso dai suoni proposti dalle persone che questa esperienza non l’hanno vissuta.

Il modo di promuovere i pezzi nuovi e gli orizzonti di questi artisti sono molto vasti, lo capisci. Il mezzo principale rimane il vinile, soprattutto nei ’90. Per esempio quelli di Spiral Tribe hanno realizzato uno studio su ruote con strumenti di stampa (per i vinili). Registrano un liveset, premono un bottone e stampano al momento. Poi lo distribuiscono in festa. Nell’era pre-internet dovevi essere alla festa, queste release sono ormai rare e difficilissime da trovare

È meraviglioso, capisci? Penso che sia fantastico avere una release che può essere ottenuta solo in nei free e nelle TAZ, può essere trovata spostandosi e non può essere trovata da nessun’altra parte. Penso che sarà per sempre importante per la persona che l’ha ottenuta. Ma sfortunatamente, questo tipo di dinamiche si perde con internet e con tecnologie come l’e-commerce che ti permettono di ottenere qualsiasi cosa sempre e ovunque. Certamente, internet ha permesso di fare un passo avanti nella musica, nel senso che ha reso possibile la diffusione nelle parti più remote del mondo. Ma d’altra parte, ha introdotto dei monopoli e la globalizzazione e penso che l’utilizzo a fini commerciali di internet sia più prominente rispetto alla diffusione libera.

Ancora oggi, nel 2016, per molti DJ, diciamo in generale per quello che si sente nei teknival, c’è ancora una forte cultura del live set. Per altro niente mp3, una grande vittoria nel campo della qualità sonora. Spesso mi imbatto in sound system fantastici a TAZ e free party. Dopotutto, tutti sono appassionati del proprio sound. Progettalo, costruiscilo, fai un muro con gli altri. Collega, dividi, costruisci e migliora enormi linee di delay per far suonare all’unisono tutto il muro. Non solo c’è una grande arte nel montare i suound system che mi stupisce ogni volta e porta risultati sorprendenti sul terreno dove si balla. Linee di basso enormi e dense. Ci sono buoni lavori in vari posti su vasta scala. Ottimi lavori dai ragazzi cechi, dai francesi, dagli italiani e dai britannici. Il suono è buono e tutti stanno bene!!! Big up!

Eppure tutto ciò sembra davvero pericoloso. Un suono che può essere ascoltato solo ad un free party (senza neanche pagare l’ingresso) e che non puoi sentire in nessun club. È pericoloso. È un gran lavoro per la nostra evoluzione sulle  frequenze e sui ritmica.

 

動きが自由をつくり出す

Interview with YAYA23

DJ、レーベルオーガナイザーのYAYA23。旅をしながら音を追求する、
そのライフスタイルが切り開くもの。

ノーオーガナイズ、ノーマネーシステム、ノーコマーシャリズムを掲げる自由参加型のレイブ、「テクニバル」。その非商業的な文化の可能性を追いかけ、ベルリンにまで移住してしまったdestr∞y。彼についての記事を書いたのは、MASSAGE 9の記事でのことだから、もう数年前のことになる。311以降の日本は随分と変わってしまって、エクストリームな遊びを追求することも今の気分ではなくなってしまった。そうこうしているうちにここの文化は、コマーシャリズムに覆われ、なんだか平板なものになってしまった気がする。

そんなふうに停滞している間にも、外の世界ではあたりまえに、毎日新しいものが生まれ、そして進化していく。そういうものに共鳴するなら、飛び込んで行って、その創造の現場の一員になってしまえばいい。守るものが多い生活をしていたらなかなか簡単なことではないけれど、そうした冒険からしか次の世界は切り開かれない。そんな世界に行きっぱなしでなかなか帰ってこないdestr∞yが、どういう人たちと、どんな生活をしているかに興味があった。

その日常については以前に触れたので、今回は彼が出会った人物に焦点を当てたいと思う。そんな彼が選んだ人物は、ベルリン近郊最大規模のサウンドシステム・コレクティブ “CYBERRISE” のオーガナイザー、YAYA23だった。これはdestr∞yがYAYA23に話を聞いたインタビューである。西ヨーロッパを旅しながらテクニバルのオーガナイズに携わり続けてきたその彼の、旅と音楽の共通点、そしてそのライフスタイルが切り開いたものとは。

※テクニバルについての解説記事はこちら

 

どのように音楽をプレイし始めて、どのようにサウンドシステムを始めたんですか?

90年代はじめ、スケートパンクから、ジャングルや、トリップホップ、ビッグビートなどのいろいろなサブカルチャーに興味があって、既にその頃から西ドイツのクラブでレジデントDJとして、インディーロックや、パンクのパーティなんかでプレイしていたんだ。そして初期トリップホップや、初期のジャングルと、ドラムンベースなんかも入ってき始めて、その頃やっていたレジデントパーティー “refoundation night” でエレクトリックビーツを、DJセットに入れたりしていた。その辺が自分にとって演奏者としてのエレクトリックミュージックとの最初の繋がりだったと思う。

その頃はまだCDや、ミニディスクとかで、プレイしていた。で、95年頃からレコードを買い始めて、その頃はビッグビート、トリップホップ、ドラムンベース、ジャングル、その辺の音はちょっと変わった音だった。それでブロークンビーツや、速めの音なんかをダンスフロアーでかけてたんだ。ほかでよくやってるような初期アシッドハウスとかじゃなくて、ブロークンビーツのBPM 170くらいの音とか、そういうのをかけてた。

で、その頃、既に小さなバンを持ってて、バンと共に動くっていうアイデアが好きだったんだ。どっかにバンを停めて、そのままそこで寝たりしてたんだよね。クラブの前に停めてたときとか、クラブから出て来たら、その目の前に家があるっていう。森に停めて、そこで音楽を聴いたり、すでにそういう風に生活をしていた。そして90年代後半、交換留学プログラムの奨学金が取れたので亜熱帯農業の勉強をしにイタリアのボローニャに行くことになって、ターンテーブルとレコードをバンに乗っけてイタリアへ。

そこで、はじめてほかにも自分みたいに、音楽をバンに乗っけて旅している連中に出会ったんだ。その頃、最終的にメチャクチャデカいウェアハウスパーティにたどり着いて、他にもBPM 160〜180の音が好きで、でっかいサウンドシステムをバンに積んで旅してる連中に会ったんだ。スピーカーをトラックに積んで、旅を続けながら、そんな感じで音と付き合っていくっていう、ヤバくない?それはメチャクチャダイナミックで面白かった!

その頃は、フリーパーティで、ドラムンベースとジャングルをミックスしたりしてて、でも4/4の低いベースがブロークンビーツの下で鳴ってるやつも好きだった。それはドラムンベースと、速いステップと、グルーブのあるやつの組み合わせだったり、または4/4キックの瞑想的で反復するモノトーンベースだったり、そういう音がオレの耳に素晴らしい結果をもたらしてくれた。それで、ジャングルや、テクノをミックスし始めるんだ、速いヤツ、フリーテクノに続いていくようなやつ。フリーテクノは、テクノの4/4キックのベースライン、それにエナジェティックで、ノレるグルーブが乗っかっている音。そういうのが本当に好きになった。この辺が90年代中盤にイタリアのウェアハウス パーティでレコードでDJし始めた頃の話。瞬間と音楽を乗っけて、移動し続けて、それを旅の中で自由へと昇華していく。これはテクノムーブメントとは違うカタチだったんだ。

それで、サウンドシステムと旅をミックスし始めた頃は、どんなことを考え、どんなことをしていたの?

音楽をプレイするっていうのは人間が持っている衝動の一つだと思う、少なくともオレの場合は衝動という形だった。なんていうか自分にとっては、音楽をプレイしたいっていう感覚は、自由への衝動のようなものだったんだ。自分は、とても強固な自由という感覚に対するフォーム、つまり精神的自由を、音楽を通じて経験しているって思っていた。それは自分が直面している日々の生活や、自分が生まれたこの社会の中の境界を飛び超える何かへ駆りたたせたり、想像させてくれたりするものだと思う。だから音楽は、いつでも精神的な旅の一つのカタチだったし、自由ということ自体に対するとても強度の高い表現だと思うんだ。それは精神の乗り物とも言える。

同じ類いの自由への衝動の表現は、実際に動き続けることにも見つけることができると思う。ただ毎日、A地点から、B地点へと移動するんじゃなく、そういうものに囚われず動き続けること。それは社会から与えられたパターン、例えばフェンス付きの家だったり、Aから、Bへと、ただひたすらと走り回ることだったり、そういうことではなく。この障壁を飛び超えるために、常に枠にはハマらないで、色々な動き方で、動き続ける瞬間を続けていくこと。そうすることで自由がハッキリし始める。

いつでも、自分のハートが連れていってくれるところへと動き続ける。そういう自由への衝動。精神的自由は音楽を通して勝ち取ることが出来る。音楽を通過したリズムのある自己表現なんだよ。それに日々の物理的移動を通した自由。例えば、違う場所に行って、違う場所で寝て、自分が居たいと思うだけいてみて、自分で合わないなと感じてきたら、自分の行きたいところへとらわれずに何処へでも行くことが出来る。そういう音楽から得られる精神的自由と、物理的移動の自由の組み合わせは、古代から人間が持つ重要な衝動だと思う。実際の物理的移動が音楽を通過して、音楽と一緒に移動していく、それはどんなものにも縛られない想像力と楽しみの組み合わせだと思う。そこから創られるアウトプットは計り知れない。とても自然でユートピア的、かつ同時にとてもリアルなことだと思う。

この二つの自由へ衝動を組み合せるのは素晴らしいと思う。この地球のビートに乗って地球を周っている間に、それはオレたちを音楽にノセていく。なんていうか、音の瞬間にいる間に自然に勝ちとられる組み合わせなんだと思う。

そう、これが90年代。同じような衝動を持って、トラックで音楽と共に旅する連中に出会った。その間一度ドイツに戻って、サクッと農業工学のマスターを取って、それからは自分も基本的に路上に居続けたんだよね。CYBERRISEに関わる全ての人は、みんな道の上で出会った。で、スピーカーを作り始めたんだ。CYBERRISEサウンドシステムは、一つの場所や、一つの国から始まってるとはいうことが出来ない。全てのスタイルや、やり方、そしてその構造は、全て道の中での出会いで生まれた、そしてそこにはサウンドシステムのクルーもいたんだ。どんな時、どんな場所でも、そして特にどこかでもない。路上の動きを通過した自由の為の主張なんだ。

それで最初の数年間、オレらはイタリアのボローニャと、フィレンツェの間の標高1000mのアペニン山脈の、すごいいいロケーションにスタジオを持ってて、そこでさらにスピーカーを作って、サウンドシステムをやり始めたんだ。そのあと大きいトラックを手に入れたり、ゆっくり準備しつつ、もっとスピーカーを作っていったんだよね。そこはヨーロッパを旅している間の家兼基地というか、中間地点だった。

フリーパーティ、テクニバルから生まれて来た音楽や、そのリリースのスタイルについてどう思いますか?

そうだね、テクニバルやフリーパーティで見つけられる最も個性的な音楽のスタイル、そのスタイルをフリーテクノって呼びたいって思う。それはクラブシーンから独自に進化したアップテンポなテクノのバリエーションの一つで、旅や、道の経験の中で進化し、実際の動きを通過してきたもの。ブロークンビーツや、ジャングルと、4/4キックベースを組み合わせたもの、もっとレイヤーがあるものとも言える。4/4キックベースの単調さだけでなく、ブロークンビーツが乗っかって、常に二つ目のステップが強調されている。個人的には、フリーテクノは馬に乗ってサバンナか、ジャングルをかけているような気分にさせてくれる。とてもエナジェティックでノレるトライバルなテクノなんだ。それは、今オレらにとっては、アマゾンのインディアン達がやっていたこととして知られている、シャーマン達の儀式的なドラムの様な感覚をオレ達に思い出させてくれる。

例えば、アヤワスカの儀式に見られるような感覚なんだと思う。そして今オレ達にはBPM 180、190、200のリズミックドラム「ドゥフッ ドゥフッ ドゥフッ ドゥフッ」がある。これらの儀式に必要な精神的高揚感を作り出す反復されるドラムがあるんだ。そしてフリーテクノの速さや、そのスタイル、そしてフリーテクノで使われるサウンドには、シャーマン達の儀式みたいな感覚がたくさん残っていると思う。本当にそんなふうに思うんだよね。オレたちは、集合的催眠効果を、想像力を通過して、精神的リズム表現を通って、ダンスフロアーという人々が踊るために集まった場所で、恍惚状態で体験している。そこには確実に太古の儀式のドラムとの繋がりが、フリーテクノにはあると思う。

でも今日では、いろいろな違うスタイルもプレイされている。テクニバルで改良されたさまざまなスタイル、ブレイクビーツや、エレクトロ、ハードコア、どんなスタイルでもプレイされる。そして勿論、そのスタイルは基本的に普通のクラブシーンの流れや発展とは、つながらないことが多い。もちろんいくつかのチューンは、クラブのメインフロアーでもプレイされて来たし、それは否定出来ない。

でもプロデューサーやアーティスト、彼ら自身がライブセットを創り上げプレイしているし、その自由なバックグラウンドから音楽を作っている。彼らはいつも普通とは違う感覚の最終的リリースを持っていて、その後、その類いの自由の経験を持たない人々からリリースされる。そしてリリースは、とても多様で幅が広いし、アーティストはもっと広い視野を持っている。リリース自体からもそれを感じることが出来るし、リリースされたものからその感覚を追体験するようなことが可能だと思うんだ。そして幸運で嬉しいことに、いろんな種類があって、おもしろいものもある。自由の影響が詰め込まれた音楽が世にリリースされているんだ。

そして、メインの伝達方法はレコードだってこと。特に90年代はレコードだった。例えばSpiral Tribeは、移動型スタジオを移動型レコードプレススタジオとして使っていて、ライブセットを録音したあと、その場でレコードをプレスして、リリースするようなことをしていた。それは非常にユニークな限定のプレスで、そう簡単には手に入らない。勿論それをゲットする為にはパーティにたどり着いてないと話にならなかったし、もしそこにいなかったらほかのどこでも見つけることは出来なかった。これは言ってしまえば、インターネットが普及する前のすごくいい時代の話。

素晴らしいでしょ、わかるかな?フリーゾーン、フリーエリア、T.A.Zの中のみで見つけることが出来る、動くことで見つけることが出来る、それ以外では全く見つけることが出来ないリリースなんて、素晴らしいと思うんだよね。それはそれを見つけた人にとって、永遠に大切なものになると思う。でも残念なことに、この手のダイナミクスはインターネットや、eコマースなんかの、いつでもどこでも、どんなものにでもアクセスすることが出来るテクノロジーによって失われてきている。確かに、そのおかげで音楽を世界中の離れたところまで届けれるようになったという意味で、音楽を一歩前進させるといういい部分もある。でも一方で音楽に独占主義を持ち込んだし、インターネットを使った国際貿易の部分がもっと目立っていると思う。オレたちからしてみると、いわゆるeコマースがここ十数年で乗っ取った影響が運んできたものって好きじゃないんだよね。

でも、今日、2016年、基本的にテクニバル、フリーパーティでプレイされる音楽には、ライブセットの大きな影響がある。根強いライブセットのカルチャーがあるし、それを抜きにしても、幸運なかつ嬉しいことに、2016年もいまだにほとんどのDJは主にレコードをプレイしている。MP3をプレイするのは避けよう。まぁこれはオレの意見だけど。だからデカい勝利を少なくとも音自体に関しては。

フリーパーティや、テクニバルでは、凄い音によく出くわすんだ。なんでかっていうと、みんな自分のサウンドシステムに情熱を捧げている。それ組み上げ、計算し、ほかのサウンドシステムと組み合わせ、つないだり、分裂させたり、すべての種類のスピーカーシステムを組み込むために、巨大なディレイラインを作り上げ、改良する。しかもそれで全部じゃない。それは大きなサウンドシステムのアートだと思う。何度も驚かされる、その音の再現性は、ダンスフロアーにスゴい結果をもたらしている。

でっかく太いベースライン。幅広いスケールで、いろんな場所からのいい仕事がある。チェコの連中からのや、フランス人や、イタリア人、イギリス人達のいい仕事。素晴らしい音の再現性、みんな、よくやってる!!本当にヤバいよ。どこのクラブでも聴けない、フリーエントランスベースの、フリーパーティでしか聴けない音。ヤバイよね。フリークエンシーとリズムに関するオレたちの進化のための、めちゃくちゃいい仕事だよ。

Posted in Interviste, Memorie

Teknival Pinerolo 2007 – Memorie

Posted on 2020/08/25 - 2020/08/25 by lasagnatek

Nel 2007 ero ancora un bambino e non ero certo venuto in contatto con il mondo che cerco di dipingere in questo blog. In questi piatti mesi estivi mi è tornata in mente la rassegna stampa di pinerolo::molesta che avevo letto quando avevo solo 15 o 16 anni, quando sognavo di far parte anch’io del popolo che balla.

Questo post è diviso in tre parti. Iniziamo riproponendo la rassegna stampa insieme a tutte le note sull teknival che comparivano originariamente su pinerolo::molesta. Nella seconda parte si trovano alcune memorie dell’esperienza raccolte da diverse mailing list. Il post si conclude con il reportage fotografico di Rav’est, un blog di alcuni raver del Grand Est della Francia.

Questo per noi è anche un lavoro di preservazione culturale. Molti degli articoli che compaiono non sono più disponibili in rete. Inoltre molte delle immagini compaiono in forma ridotta e non sono visualizzabili per intero. Qualora qualcuno dei nostri lettori fosse in possesso degli originali, vi chiediamo di scriverci per completare insieme questo sforzo.

Parte I | pinerolo::molesta

Pinerolo Teknival 2007

Da venerdì scorso Pinerolo (o meglio, Baudenasca) è attraversata dal Teknival (non disponibile) di Ferragosto. Al di là di ogni commento o giudizio, riportiamo un po’ di rassegna stampa sulla cosa, anche perchè vengono riportate alcune interessanti proposte bipartisan sul controllo degli eventi non atorizzati, con Merlo e Ghiglia che si trovano stranamente (sic!) d’accordo. Già nel 2005 il teknival estivo aveva fatto tappa qui, con interessanti polemiche estive. Questo un video dell’evento.

Queste le foto. (Non più disponibili)

Teknival 2007 – Baudenasca.

Corriere dela Sera – Musica: gia’ in 12mila per rave party Baudenasca(non disponibile)

TORINO – E’ cresciuto notevolmente il numero dei giovani giunti a Baudenasca per il gigantesco rave party improvvisato nell’area demaniale alla periferia del paese. Dai 4.000 di stamani si e’ passati a quasi il triplo nel pomeriggio. I partecipanti sono accampati in una zona priva di servizi igienici, ma il sindaco di Baudenasca ha deciso l’invio di alcune autobotti per distribuire acqua alle migliaia di persone accampate sotto il sole. La folla di ravers dovrebbe crescere ancora nei prossimi giorni, raggiungendo il culmine a Ferragosto. (Agr)

Repubblica – Pinerolo invasa dai giovani per il rave. Il mega party durerà fino a Ferragosto

TORINO – Pinerolo in poche ore si è ritrovato il 50 per cento di abitanti in più, grazie ad un rave party non autorizzato che andrà avanti fino a Ferragosto. Le campagne di Baudenasca, una frazione del comune torinese, sono state invase da migliaia di ragazzi, 12-13 mila secondo le forze dell’ordine, accorse per l’evento.

I giovani, arrivati da molte regioni italiane e da Francia e Inghilterra, si sono accampati in un’area demaniale un tempo usata per manovre militari. Ascoltano musica a volume altissimo e consumano alcolici. Dai 4.000 della scorsa notte il numero è triplicato oggi e potrebbe crescere ancora nei prossimi giorni. Il raduno, infatti, dovrebbe durare fino a al 15 agosto.

Il sindaco di Pinerolo ha deciso l’invio di alcune autobotti per rifornire d’acqua le migliaia di giovani, accampati sotto il sole e senza servizi igienici. Le forze dell’ordine controllano il rave a distanza. Finora sono stati arrestati due giovani francesi, un uomo di 23 anni e una donna di 25, sorpresi in auto con 50 cd contraffatti e un coltello.

Intanto, sul raduno intervengono alcuni esponenti della politica. Giorgio Merlo, deputato e presidente torinese della Margherita, invoca una legge che regolamenti manifestazioni come il party di Baudenasca. “Non è più tollerabile – afferma – che siano disciplinate solo con un regio decreto. E’ venuto il momento di affrontare a livello legislativo un problema che non può essere rubricato a semplice manifestazione musicale e di pacifica aggregazione, oltretutto non autorizzata”.

Più drastico Agostino Ghiglia, presidente provinciale di An, chiede un intervento del prefetto di Torino per “bloccare immediatamente un raduno non autorizzato dove si sa benissimo ciò che accade e di fronte al quale non si può fare finta di non vedere e non sapere”.

La Stampa – L’orda dei 40 mila, incubo del rave

Pinerolo. Gli indiani hanno cominciato a montare l’accampamento che erano le tre di venerdì notte. Giuseppe Anselmo – che abita lì a cento metri – li ha sentiti arrivare. Si è affacciato alla finestra della stanza da letto, ed è stato assalito dallo sconforto. «Ci risiamo». La stradina sterrata che porta al galoppatoio militare di Baudenasca – minuta frazione a una manciata di chilometri da Pinerolo – era già assediata dalla tribù che balla. E si muove come uno sciame compatto: camioncini, camper, furgoncini Anni Settanta e auto stipate all’inverosimile, zeppe di giovanotti, punkabbestia sbucati da mezza Europa. Il popolo del Teknival, il rave party di Ferragosto, si è dato appuntamento in questa radura sulle sponde di quello che una volta era un fiume, il Chisone, e ora che l’acqua scarseggia appare una desolata distesa di sassi.

I timori
Ieri pomeriggio erano già quasi 20 mila. Ma la marea è destinata a montare. I carabinieri, che sorvegliano l’area, hanno chiesto rinforzi urgenti: temono che per Ferragosto il party più grande d’Europa potrebbe diventare anche il più affollato di sempre, 30-40 mila ragazzi da Francia, Spagna, Belgio, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia e persino Irlanda. L’Europa unita nel nome della musica techno: i sound system – una quindicina, sparsi qua e là nella radura – hanno cominciato a martellare il popolo del Teknival a mezzogiorno. Non smetteranno fino al mattino del 16 agosto.

Cinque giorni di musica a tutto volume, tribe, giocolieri e bivacchi. Ieri mattina, la macchina si è messa in moto. Perché il Teknival è a suo modo un capolavoro, un’organizzazione che fa spavento, degna di un grande festival musicale. Con i furgoni che scaricano a getto continuo decine e decine di casse che, nel giro di un paio d’ore, diventano muraglioni pronti a esplodere qualche migliaio di watt; con i mezzi che si dispongono in cerchio attorno a quei totem, alti tre metri e lunghi almeno venti, e scaricano tende e gazebo; con i furgoncini che si trasformano in bar: un euro la birra, due un panino. Il tam tam ha funzionato a meraviglia anche stavolta. Li aspettavano dalle parti di Pavia, dove lo scorso anno avevano messo a ferro e fuoco la vallata di Sommo. Invece sono sbucati qui, e non è la prima volta. Ci erano già stati nel 2005.

La camionetta rovesciata
L’altra notte, quando le prime avanguardie si sono piazzate in quest’area militare, non c’era nessuno a sbarrare loro la strada. Poco lontano, i carabinieri hanno intercettato due drappelli e li hanno bloccati. Hanno anche arrestato una coppia di giovani francesi: sulla loro vetusta Citroen avevano 50 cd contraffatti, un coltello e un paio di mazze. La fortezza, però, era perduta. E quando, alle 7 del mattino, i carabinieri hanno tentato di arginare la carovana, ci hanno rimesso un’auto. L’avevano piazzata di traverso, per ostruire il passaggio.

Deterrente da poco: qualcuno l’ha spinta giù nel fossato e il passaggio era di nuovo libero. Per tutta la notte, il richiamo del rave aveva solcato i siti internet e fatto capolino su migliaia di sms. E la tribù transfrontaliera – che già era sbarcata in Italia, e gravitava tra Piemonte e Lombardia in attesa di conoscere la giusta destinazione – si è mossa. E in poche ore si è riversata alle soglie di questo paesino. «Ci risiamo», racconta sconsolato il signor Anselmo. Ci risiamo significa rumore assordante, vetri che tremano e figuri di nero vestiti, borchiati e zeppi di piercing, alla ricerca di cibo, acqua o soltanto di un posto un po’ riparato dove dormire un paio d’ore. A Pinerolo hanno predisposto un allacciamento all’acquedotto comunale per garantire l’acqua. L’azienda che si occupa della raccolta rifiuti ha portato un paio di enormi cassoni per l’immondizia. Timide contromisure per scongiurare il pericolo saccheggi.

Ultimati i preparativi, l’accampamento si anima, la tribù comincia a darsi da fare: teste rasate, trecce rasta, chiome colorate, pantaloni con il cavallo al ginocchio. Da qualche Volkswagen vecchio stile spunta un banchetto. Mercanzia pregiata, per questo popolo: ecstasy, chetamina, Lsd, crack. Qualcuno vende anche cocaina. Hashish e marijuana, da queste parti, sono roba da sfigati.

Loro, gli indiani che hanno preso Baudenasca, ci si appoggiano davanti, si agitano come manichini disarticolati e vanno avanti così finché ce n’è. E quando la benzina finisce, c’è sempre il banchetto della merce pregiata. Dieci euro e l’energia – d’improvviso – torna a scorrere. Alla faccia di quel cartello che spunta in mezzo alle tende. «Questo campo ostacoli è proprietà dello Stato, realizzato con i soldi dei contribuenti ma soprattutto con i sogni di alcuni uomini. Se qualche volta hai sognato anche tu, rispettalo».

Pinerolo Teknival 2007 – seconda parte

Continuano i deliri degli organi di stampa sul Teknival 2007 a Pinerolo. Oggi paginone della Cronaca di Torino. E già si pensa alle contromisure per l’area di Baudenasca. Prima tra tutte la recinzione, che cosi’, tra l’altro non permetterebbe alle decine di feste autogestite che durante l’anno vengono fatte, di avere luogo. L’Onorevole Merlo è in prima linea. Lui. Intanto dopo i cinque arresti di ieri ed oggi, non si registrano per ora altre tensioni, anche se la gente del luogo è un poco incazzata. Piccola nota: i piu’ contenti sembrano essere i commercianti locali, che hanno visto duplicare la popolazione pinerolese e le fami chimiche. Non è che siamo di fronte all’ennesimo trucco del sindaco Covato, che ha messo in atto una particolare forma di attrattiva turistica, dopo le precedenti campagne pubblicitarie? (non disponibile)

Ai posteri la sentenza!

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La Stampa – Non si ferma l’orda del rave

TORINO
Sono 35-40 mila da tutta Europa i giovani per il rave party che, iniziato da tre giorni nel torinese, a Pinerolo, raggiungerà la punta massima a ferragosto. Sul posto sono già migliaia, con roulotte, camper, auto (oltre cinquemila mezzi), cani, in un’area, Baudenasca, non autorizzata. La stessa dove il popolo rave si incontrò nell’estate 2005 dopo essere stato allontanato dalla Francia.
Gli arrivi continuano e, nonostante le proteste, la situazione pare abbastanza tranquilla. Il raduno si sta però trasformando in un caso politico. Il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, si dice «molto preoccupato» e teme di non poter gestire la situazione. Il raduno sembra aver preso alla sprovvista la cittadina. Il popolo rave, tenuto lontano da Pavia, dove si riunì l’anno scorso, è tornato sulle sponde del torrente Chisone, a Pinerolo, quasi all’improvviso. Nella zona da tre giorni si balla al suono della musica techno senza sosta, si beve e si fuma. Intorno le forze dell’ordine, vigili urbani e vigili del fuoco, un centinaio di persone, cercano di tenere sotto controllo la situazione.

Cinque finora gli arresti
Dopo i due arresti della prima giornata, nelle ultime ore si sono registrati altri 3 fermi e un ferito, un ventenne di Ravenna che è rimasto coinvolto in un incendio causato da un fornelletto da campo e che è ora ricoverato all’ospedale Cto di Torino, con ustioni di secondo e terzo grado alle braccia e al torace. Per quel che riguarda gli arresti si tratta di due italiani che durante un controllo dei carabinieri sono stati trovati in possesso di una decina di grammi di hashish e marijuana e di alcune pasticche di anfetamina. In manette è finito anche un francese che è stato bloccato subito dopo aver forzato il cancello di una abitazione vicina all’area del raduno. I due arresti dei giorni precedenti erano quelli di una giovane coppia di francesi sorpresi con 50 cd contraffatti e un coltello.

Il rave porta disagi civili e politici
Sono parecchi però i disagi che questo rave non-autorizzato sta creando nel pinerolese.
Da una parte, il comandante provinciale dei Carabinieri, Antonio De Vita, che dopo il vertice di ieri con l’amministrazione della Città, oggi ha nuovamente incontrato il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, assicurando il massimo impegno nella prevenzione, in tema di ordine pubblico. Si conta su uno spiegamento di oltre 80 unità, ma le forze dell’ordine non possono intervenire se non a fronte di un reato o illecito, difficilmente perseguibile all’interno della zona in di cui si sono appropriati i giovani. Se qualcuno raggiungesse Pinerolo mettendo in atto atteggiamenti illegali, le forze dell’ordine (si sono aggiunti oggi anche i Vigili Urbani) sono pronte a intervenire.
Il sindaco ha spiegato: «Quando si riversa una massa così grande di persone, è troppo tardi per trovare un rimedio efficace, si può solo essere vigili e sperare che non succeda nulla. È a monte di queste situazioni che si dovrebbe prevenire. Un intervento di repressione oggi farebbe rischiare la guerra civile». La pensa allo stesso modo il deputato dell’Ulivo Giorgio Merlo, che, in una polemica nota diffusa oggi, pur elogiando «l’encomiabile lavoro delle forze dell’ordine e delle Prefettura di Torino», sostiene che «non ci si può limitare ad assistere passivamente a questi raduni pseudo musicali, molto spesso illegali e ovviamente non autorizzati, che creano forte inquietudine e preoccupazione nelle popolazioni locali e non possono essere semplicemente tollerate o banalmente delegate ad un problema di solo ordine pubblico».
Secondo Merlo, «è indispensabile intervenire politicamente, come del resto ha già previsto, ad esempio, la legislazione francese che recentemente ha vietato l’organizzazione di questi mega raduni senza una preventiva autorizzazione dei prefetti locali e con un numero delimitato di partecipanti. Nel rispetto, com’è ovvio, di tutte le manifestazioni e della libertà di espressione, è necessario che il Governo italiano intervenga al più presto». A tale proposito, il deputato ha già predisposto un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno «affinchè provveda a farsi carico di una proposta capace di prevenire e disciplinare queste avvenimenti a tutela della incolumità delle popolazioni e nel rispetto della libertà di tutti cittadini».

Pinerolo Teknival 2007 -terza parte

Ancora notizie dal rave party di Baudenasca. Il Sindaco Covato e l’Onorevole Merlo (entrambi della Margherita) sono da giorni prodighi a definirsi i paladini della legalità e si stanno adoperando per una legge sui rave. Sono su tutti i media, locali e nazionali. Cavalcano anche loro i 5 minuti di notorietà. Il conto arresti è salito a 9: 7 francesi e 2 italiani. Intanto viene segnalato un video di TrafficKills, direttamente da Baudenasca.

Su fronte dei media sono da registrare due articoli, uno interessante del Corriere, uno della solita Stampa. Eccoli:

Corriere – Rave party, Pinerolo sotto assedio 30 mila tra musica techno e sballo

PINEROLO (Torino) — C’è tanto da imparare per uno che non è mai stato ad un rave party. E cominciare con il grande festival della musica tecno a Pinerolo, il «Tecnival» di Ferragosto, è come buttarsi dal trampolino senza saper nuotare. Per gli adoratori del punf-punf sparato a 120 decibel da casse alte cinque metri è lameglio delle feste dell’anno. La più grande, dove la tribù conquista un territorio e per 5 giorni tiene fuori il resto del mondo, quello che non balla, non si riempie di piercing e sostanze varie. In breve, non si sa divertire. Lo scopo di un rave party è sfogarsi, far baldoria. Il modo per raggiungere lo scopo dipende dalla generazione in cui hanno avuto la ventura di nascere. C’è stato a chi è toccato il minuetto e a chi i Beatles. Oggi l’offerta è più varia, il popolo dei rave party, si è scelto il rimbombo di batterie elettroniche amplificato a palla.

–> –>Che Guevara è morto, ma qui anche Briatore non si sente tanto bene. Sono una minoranza e sanno di esserlo, anzi ne fanno un punto d’orgoglio contro la massificazione dalla tv. Telecamere e giornalisti sono nemici, non complici nel tentativo di apparire. Come tutti, vogliono essere «diversi». Se il Financial Times fosse venuto ieri nel vecchio galoppatoio militare di Baudenasca, appena fuori Pinerolo, avrebbe visto un’Italia diversa da quella delle «veline». Neppure un seno nudo. Splendide ventenni con le treccine rasta sporche dal campeggio improvvisato, con pantaloni larghi tre volte loro e scarpe da ginnastica sformate ai piedi. Tutto possibilmente nero. Indiani metropolitani con i cani al seguito, post punk, vagabondi di un’estate e spostati di una vita. Molti sono precari, alcuni invece con il posto fisso e la laurea. Un popolo vagamente pacifista, anti-istituzionale, soprattutto chiuso in se stesso, comunque una frazione dei «giovani d’oggi »: a Pinerolo stanno facendo il loro record annuale con forse 30mila persone, anche se il colonnello Crescenzio Nardone dei Carabinieri di Torino parla di 12mila. «Altri conti saranno viziati da quel che si respira attraversando il campo» assicura lui che ha già arrestato 9 ragazzi per droga.
«Roba da drogati». Il rock and roll era la musica ribelle, «roba da drogati». Oggi che i «drogati» di allora hanno fatto carriera, il rock è materia di convegni e saggi in quadricromia. Sul futuro di critica della tecno e della sua ripetitiva monotonia (punf-punf-punf-punf) sono in tanti ad avere dei dubbi.Ma a chiederlo agli adoratori di Pinerolo, in quel ritmo che cresce con il battito cardiaco c’è tutt’un’arte. Una generazione non può giudicare i gusti di un’altra. Loro si divertono ballando appiccicati alle casse, come fossero totem da adorare, senza guardarsi in faccia in un dialogo privato con l’amplificatore. L’impatto delle onde sonore sul petto, la scatola cranica, basterebbe a stordire un bisonte sano. Eppure a molti non basta. Per uno che beve succo di frutta, dieci mischiano alcol e tabacco a tutto quanto c’è d’illegale. Il risultato sono camminate oscillanti, discorsi incoerenti, occhi persi, mani che tremano, saliva che non c’è più. Difficile immaginare che saranno la classe dirigente di domani. Eppure c’è chi spiega che «oggi faccio l’albero di Natale, con tutti i piercing in faccia, ma quando lavoro li tolgo così non spavento i vecchietti».
Per «divertirsi» ai rave party devi saper che fare. Non ci si può stordire così, a caso. Lo spiega Pamela, appollaiata sul camper comprato con i soldi della borsa di studio per l’università. Lei che peserà sì e no 40 chili, ha 23 anni e ne dimostra 30 per ciò che sembra essersi fatta «in gioventù ». «L’eroina sta tornando alla grande, però non è la droga giusta per un rave party. Meglio i vari tipi di ecstasy, la vecchia lsd e la nuova ketamina, la coca no che è da fighetti».
No rave, no party. «Non siamo criminali – spiega Pamela -, la verità è che si drogano tutti, anche in Parlamento e nelle discoteche alla moda. Solo che qui è meglio, nessuno si schianta con l’Audi alle 5 del mattino. Ai rave party puoi smaltire quello che prendi, senza far male a nessuno». Sul vetro di un’auto poco lontana una mano caritatevole ha scritto: «Attenzione alla ragazza che dorme sotto le ruote posteriori». Accasciata.
L’invasione abusiva dei festaioli è scattata venerdì notte, 400 tra auto, camper e furgoni da Italia, Francia, Belgio, Germania, Olanda hanno preso d’assalto il bosco di Baudenasca. I cartelli di «zona militare, divieto d’accesso» sono serviti come base per la grigliata. Nella caserma Nizza Cavalleria, lì a due passi, hanno solo raddoppiato la guardia. La massa iniziale ha aperto la strada per gli altri. «E’ vero, ci hanno preso di sorpresa – spiega il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, Margherita -.Eora? Mica possiamo scatenare una guerra civile per cacciarli. Abbiamo scelto di dimostrare civiltà dando loro gabinetti chimici, acqua e assistenza medica con un’ambulanza e un ambulatorio mobile dell’associazione alpini. Ma quando se ne andranno, il 16 o il 17 agosto prendo la penna e scrivo al ministro. Con il massimo rispetto istituzionale, sommessamente, ma devo proprio dirlo: queste cose non devono più succedere».
Andrea Nicastro
La Stampa – Rave-party, tra divertimento e arresti
TORINO
Sono 35-40 mila da tutta Europa i giovani per il rave party che, iniziato da quattro giorni nel torinese, a Pinerolo, raggiungerà la punta massima domani, in occasione del ferragosto. Sul posto sono già migliaia, con roulotte, camper, auto (oltre cinquemila mezzi), cani, in un’area, Baudenasca, non autorizzata. La stessa dove il popolo rave si incontrò nell’estate 2005 dopo essere stato allontanato dalla Francia.
Gli arrivi continuano e, nonostante le proteste, la situazione pare abbastanza tranquilla. Il raduno si sta però trasformando in un caso politico. Il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, si dice «molto preoccupato» e teme di non poter gestire la situazione. Il raduno sembra aver preso alla sprovvista la cittadina. Il popolo rave, tenuto lontano da Pavia, dove si riunì l’anno scorso, è tornato sulle sponde del torrente Chisone, a Pinerolo, quasi all’improvviso. Nella zona da giorni si balla al suono della musica techno senza sosta, si beve e si fuma. Intorno le forze dell’ordine, vigili urbani e vigili del fuoco, un centinaio di persone, cercano di tenere sotto controllo la situazione.

Sale il numero degli arresti
Nove giovani partecipanti al «Rave Party» in corso nel torinese, a Pinerolo, sono stati arrestati dai carabinieri per detenzione di stupefacenti. Il gruppo, sette francesi e due italiani, sono ora chiusi nel carcere di Pinerolo. Cinque sono finiti in manette nella mattina di lunedì, quattro, due donne e due uomini, nel pomeriggio. Nella prima giornata tre sono stati i fermi: due italiani che durante un controllo dei carabinieri sono stati trovati in possesso di una decina di grammi di hashish e marijuana e di alcune pasticche di anfetamina e un francese che è stato bloccato subito dopo aver forzato il cancello di una abitazione vicina all’area del raduno. I due arresti dei giorni precedenti erano quelli di una giovane coppia di francesi sorpresi con 50 cd contraffatti e un coltello. Il rave porta disagi civili e politici
Sono parecchi però i disagi che questo rave non-autorizzato sta creando nel pinerolese.
Da una parte, il comandante provinciale dei Carabinieri, Antonio De Vita, che dopo il vertice di ieri con l’amministrazione della Città, oggi ha nuovamente incontrato il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, assicurando il massimo impegno nella prevenzione, in tema di ordine pubblico. Si conta su uno spiegamento di oltre 80 unità, ma le forze dell’ordine non possono intervenire se non a fronte di un reato o illecito, difficilmente perseguibile all’interno della zona in di cui si sono appropriati i giovani. Se qualcuno raggiungesse Pinerolo mettendo in atto atteggiamenti illegali, le forze dell’ordine (si sono aggiunti oggi anche i Vigili Urbani) sono pronte a intervenire.
Il sindaco ha spiegato: «Quando si riversa una massa così grande di persone, è troppo tardi per trovare un rimedio efficace, si può solo essere vigili e sperare che non succeda nulla. È a monte di queste situazioni che si dovrebbe prevenire. Un intervento di repressione oggi farebbe rischiare la guerra civile». La pensa allo stesso modo il deputato dell’Ulivo Giorgio Merlo, che, in una polemica nota, pur elogiando «l’encomiabile lavoro delle forze dell’ordine e delle Prefettura di Torino», sostiene che «non ci si può limitare ad assistere passivamente a questi raduni pseudo musicali, molto spesso illegali e ovviamente non autorizzati, che creano forte inquietudine e preoccupazione nelle popolazioni locali e non possono essere semplicemente tollerate o banalmente delegate ad un problema di solo ordine pubblico».
Secondo Merlo, «è indispensabile intervenire politicamente, come del resto ha già previsto, ad esempio, la legislazione francese che recentemente ha vietato l’organizzazione di questi mega raduni senza una preventiva autorizzazione dei prefetti locali e con un numero delimitato di partecipanti. Nel rispetto, com’è ovvio, di tutte le manifestazioni e della libertà di espressione, è necessario che il Governo italiano intervenga al più presto». A tale proposito, il deputato ha già predisposto un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno «affinchè provveda a farsi carico di una proposta capace di prevenire e disciplinare queste avvenimenti a tutela della incolumità delle popolazioni e nel rispetto della libertà di tutti cittadini».

Alcune note a margine del Teknival

Volevo scrivere qulcosa sull’evento che sta catalizzando attenzioni e pettegolezzi nel posto in cui vivo: il Teknival 2007. Al di la’ dell’evento in se’, su cui ognuno puo’ avere l’opinione che vuole, mi sembrano interessanti due questioni.

1- Il livello del discorso che la classe politica locale sta mettendo in campo. Si sono espressi in tre sulla questione: Agostino Ghiglia (presidente provinciale di AN), Giorgio Merlo (Parlamentare locale della Margherita) e Paolo Covato (Sindaco di Pinerolo, Margherita). Il primo, da buon fascistello, va giu’ drastico, ma oltre quello non fa molto. Lui dice che si dovrebbe “bloccare immediatamente un raduno non autorizzato dove si sa benissimo ciò che accade e di fronte al quale non si può fare finta di non vedere e non sapere”. Sterile ed inutile polemica politica per continuare la battaglia contro la droga e per la restaurazione della Civiltà. Piu’ interessanti sono invece le esternazioni dei due margheritini. Giorgio Merlo, che fin’ora in Parlamento è vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi, nonché membro della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, è quello che ci va giu’ piu’ duro: “Non è più tollerabile – afferma – che siano disciplinate solo con un regio decreto. E’ venuto il momento di affrontare a livello legislativo un problema che non può essere rubricato a semplice manifestazione musicale e di pacifica aggregazione, oltretutto non autorizzata“. Il giorno dopo, continua elogiando «l’encomiabile lavoro delle forze dell’ordine e delle Prefettura di Torino», e sostenendo che «non ci si può limitare ad assistere passivamente a questi raduni pseudo musicali, molto spesso illegali e ovviamente non autorizzati, che creano forte inquietudine e preoccupazione nelle popolazioni locali e non possono essere semplicemente tollerate o banalmente delegate ad un problema di solo ordine pubblico». Secondo Merlo, «è indispensabile intervenire politicamente, come del resto ha già previsto, ad esempio, la legislazione francese che recentemente ha vietato l’organizzazione di questi mega raduni senza una preventiva autorizzazione dei prefetti locali e con un numero delimitato di partecipanti. (…) E’ necessario che il Governo italiano intervenga al più presto». Il Merlo quindi ha predisposto un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno «affinchè provveda a farsi carico di una proposta capace di prevenire e disciplinare queste avvenimenti a tutela della incolumità delle popolazioni e nel rispetto della libertà di tutti cittadini». Ora, a parte il tono allarmistico, mi sembra che questo rave abbia portato acqua buona ad un parlamentare di provincia che si è visto toccare i suoi 10-20 elettori di Baudenasca, e che addirittura adesso vuole le leggi speciali sui rave. Da notare è che l’area in questione, che lo stesso Merlo e il sindaco Covato vorrebbero ora recintare, è spesso usata da decine di gruppetti di amici, per feste e concertini. Illegali ovviamente.
Ora, visto il giro di vite che il Comune vorrebbe dare, ci si dovrà trovare un altro posto. Ma è il sindaco ad andare giu’ con l’accetta. Secondo Covato, (che intervistato alla radio non sapeva il significato della parola “monitorare” e quindi l’ha mutato in “monitorizzare”), «quando se ne andranno, il 16 o il 17 agosto prendo la penna e scrivo al ministro. Con il massimo rispetto istituzionale, sommessamente, ma devo proprio dirlo: queste cose non devono più succedere». Cosa non deve succedere? Che si organizzino rave? Mi dovrebbe spiegare il Sindaco Covato la differenza tra il rave in questione e le numerose notti bianche che la sua amministrazione organizza, con l’invito preciso: “Nessun dorma“. Vorrei capire se il rumore della notte bianca per le Universiadi (fatto in centro, con sfilate allegoriche e dj-set ad ogni ancgolo esu cui avevo scritto anche un breve racconto) è diverso dal rumore di un rave fatto in periferia. Qual’e’ la differenza tra il rumore autorizzato e quello non autorizzato? Fa piu’ male ai timpani? O, visto che il sindaco ha dichiarato di non capire “questi giovani”, è semplicemente in fatto che non potendolo controllare se non con le forze di polizia, la percezione del sindaco Covato è come quella della Sora Pina, ovvero: “il brutto sporco che balla e si droga e che magari è anche delinquente e quindi non mi sento sicuro”. Cosa non deve piu’ succedere, Covato? Che si organizzino rave illegali? Illegali si, ma in questi giorni quelli piu’ contenti sembrano essere i commercianti. Migliaia di giovani in perenne “chimica” che vagano per la città cercando cibo. Sono un bel gruzzolo, un bel pacchetto turistico, piu’ di quanti Pinerolo ne abbia mai visti di turisti. Non volevamo diventare terirtorio turistico? Adesso vogliamo pure scegliere quali turisti? Le famigliole sono piu’ rassicuranti del punkabbestia, è vero. Ma a me pare che i commercianti non badino a questo quando vendono. A loro va bene. Vorrete mica strozzare il turismo proprio adesso che è nato? A pensarci bene, la faccenda di Spinellopoli (non disponibile) potrebbe essere un’interessante politica di promozione del territorio ed aver attirato i mega eventi anche qui. Del tipo: noi siamo la terra dei “viaggi”, venite qui voi e i vostri teknival. Grazie Covato!

2- Alcuni aspetti tristi dell’evento. A margine del tutto ci sono alcuni aspetti tristi. Sono stati arrestati 9 giovani e nessuno tra i partecipanti al rave, ha mosso un dito. Ok, è una festa. Ma a me non piacciono le feste che esaltano l’individuo e fanno perdere di vista comunque un orizzonte che il movimento raver ha avuto: la riappropriazione collettiva degli spazi. L’anno scorso avevo letto delle interessanti analisi sul teknival. Purtroppo concordo anche io: il MEZZO è diventato il FINE. C’e’ una confusione tra le due dimensioni che porta alla partecipazione individuale e quindi al menefreghismo verso chi “rimane indietro”. Un aspetto molto triste di un qualcosa che sotto questo punto di vista assomiglia a qualsiasi mega-evento, lasciando completamente fuori l’auto responsabilizzazione dalla logica della costruzione del rave. Solo i migliori ce la faranno. E questo non è bello. Altra cosa che a me non piace è che di nuovo l’autorganizzazione dell’evento porta al fatto che nessun pulisce, e che quindi rimangono kili di merda sul luogo, assecondando i luoghi comuni dei vicini sospettosi e impedendo a chi vuole fare una festa dopo, di usare l’area. Due anni faè accaduto cosi’. Questa volta dovremo di nuovo andare a nuotare nella merda? Due esempi di come molti pensino ai cazzi propri, alla faccia delle apparenze.

A dispetto di questo (e di quel che dicono i politici) c’è da registrare la solidarietà di molte persone del luogo verso i partecipanti al rave. Si racconta di persone (anziani contadini) che hanno aperto i cortili delle loro cascine e rifocillato gruppi di ragazzi. C’e’ chi esprime il proprio punto di vista sul web, e c’e’ chi semplicemente non si è accorto di nulla.

Pinerolo Teknival 2007 – quarta parte

Gli arresti al rave di Baudenasca sono arrivati a 26. Si parla di mini retate fuori dai supermercati ed in giro per la città. Brutte scene con la città, negli ultimi giorni, completamente militarizzata. Continuano intanto le esternazioni di Ghiglia, che probabilmente farebbe meglio a stare zitto. Ecco l’ultimo articolo de La Stampa (in attesa di scannerizzare la stampa locale e di faci supra due risate). Per ora segnaliamo queste chicche: [1] – [2].

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La Stampa – La festa è finita, si torna a casa (non disponibile)

TORINO
Si è concluso senza particolari incidenti, anche se con qualche polemica e lamentela da parte degli abitanti della zona, il rave party che per 5 giorni si è svolto in un’area di Baudenasca, nel pinerolese, a una trentina di chilometri da Torino. Complessivamente sono stati 26 gli arresti compiuti dai carabinieri, gli ultimi 5 proprio ieri, sempre per detenzione di droga ai fini di spaccio.

Questa mattina sono ancora circa 6 mila le persone che si trovano nell’area in cui si è svolto il rave ma, l’esodo è già iniziato da diverse ore in modo tranquillo, sempre sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine.

Già ieri sono partiti circa ventimila giovani radunatisi in questi giorni vicino a Pinerolo (Torino) per il rave party non autorizzato.Al momento, circa il 60% ha imboccato la strada del ritorno verso Francia, Olanda, Germania e varie parti d’Italia.

Pinerolo Teknival 2007 – quinta parte

Il Teknival visto dalle agenzie, con alcuni interessanti spunti verso il finale, offerti dal SAP.

Adnkronos (nessuno degli articoli seguenti è disponibile)

11 agosto: TORINO: RAVE NON AUTORIZZATO NEL PINEROLESE, 2 ARRESTI

11 agosto: TORINO: RAVE PARTY ABUSIVO, GIA’ ARRIVATE QUASI 11 MILA PERSONE

13 agosto: TORINO: ALTRI 3 ARRESTI AL RAVE PARTY NEL PINEROLESE

13 agosto: TORINO: SALITI A 9 GLI ARRESTI AL RAVE PARTY

14 agosto: TORINO: ANCORA 7 ARRESTI AL RAVE PARTY, IN TOTALE SONO 16

14 agosto: TORINO: RAVE PARTY NEL PINEROLESE, ALTRI 5 ARRESTI PER DROGA

16 agosto: TORINO: TERMINATO RAVE PARTY, 26 ARRESTI

16 agosto: TORINO: SAP, AMATO CONTRASTI ORGANIZZAZIONE RAVE

Roma, 16 ago. – (Adnkronos) – “Soltanto l’ottimo lavoro delle Forze dell’Ordine ha impedito che  l’orda barbarica calata su Pinerolo per un rave party non voluto e non autorizzato da nessuno, eppure svoltosi regolarmente perche’ in Italia ognuno fa come gli pare, potesse mettere a ferro e fuoco questa pacifica realta’ alle porte di Torino”. Lo afferma la segreteria provinciale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia) di Torino.
“Abbiamo chiesto al ministro Amato -prosegue il Sap- stranamente silenzioso sulla vicenda, di contrastare in futuro l’organizzazione di eventi cosi’ devastanti in realta’ come Pinerolo con oltre 30.000 abitanti. La cittadina nei cinque giorni scorsi e’ stata letteralmente ‘violentata’ in nome di una liberta’, quella concessa a questi 4.000 ragazzi molti dei quali dediti liberamente all’uso di alcol e droghe neanche fossimo ad Amsterdam, che non e’ prevista nella nostra Costituzione, che non e’ di alcuna pubblica utilita’ e che, soprattutto, crea disagi e problemi ad una popolazione pacifica, laboriosa che ogni mattina si alza presto per andare a lavorare”.
“Appoggiamo pertanto -conclude il Sap- la richiesta di chiarimenti al ministro dell’Interno fatta dal sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, che abbiamo gia’ fatto nostra con un intervento urgente inoltrato dal Sap proprio stamani al Viminale”. (Mpi/Ct/Adnkronos)

 

Il rave meglio delle olimpiadi: il teknival sulla stampa locale

Rassegna Stampa — Inviato da pm @ 14:22

Ed ecco a voi le chicche che riguardano il Teknival: ovvero la stampa locale. Purtroppo non tutti i giornali sono in edicola e quindi le risate non sono complete. Ma direi che bastano e avanzano. L’unico giornale stakanovista è il Monviso, che impianta la sua linea editoriale su tre pilasti: al Teknival c’era piu’ gente che alle olimpiadi, quindi piu’ soldi; è stata una festa come non se ne vedevano da un po’; c’erano pero’ i drogati.

Incominciamo con i paralleli eccellenti: olimpiadi/teknival.

Continuamo con gli elogi all’evento (in barba al SAP e a La Stampa che parlavano di città assediata):

Poi, siccome bisogna pur fare le divisioni tra buoni e cattivi, tra giovani che portano i soldi e drogati, il giornale pubblica due interventi, uno di Ghiglia (AN) e una di Malan (FI)

Ultima chicca, dopo aver pubblicato in modo abbastanza infame, a tutta pagina le foto degli arrestati (ma non i nomi, che “tanto son francesi”) ecco che gli appioppa un titolo capolavoro. (PS noi le facce le abbiamo OVVIAMENTE tagliate).

OTTIMO. davvero OTTIMO.

E mentre accade tutto questo sui gornali locali, ieri il Sindaco Covato dalle colonne del La Stampa di Torino, prevedeva di allagare l’area dell’ex Galoppatoio di Baudenasca in previsione di prossimi rave. Mettendo insieme un misto tra pietismo cristiano e tolleranza zero, ecco che cosa diceva (scusate se non è proprio un’ottima scansione, ma si fa quel che si puo’).

Rave me tender – il Teknival in dieci discipline

Rassegna Stampa — Inviato da pm @ 18:42

Articolo apparso su Slipperypond, che ci cita :) e che, essendo sotto licenza Cretive Commons, riportiamo volentieri. Cogliamo l’occasione anche di ringraziare quelli che ci han fatto i complimenti per come abbiam coperto l’evento. Prove tecniche da Pinerolo, aspettando la nascita ufficiale di Indymedia Piemonte ;)

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Disclaimer: i free party esistono da una quindicina d’anni, oggi è solo che se ne sono accorti anche i mass-media (come ad esempio Slipperypond). Va da sé che finora sui free party sono state dette molte cose, quasi sempre sbagliate. E’ quindi facile scadere nel luogo comune o nell’apologia: per questo mi immedesimerò in qualcuno che non è mai stato a un teknival e cercherò di analizzare l’evento andando con ordine, per discipline.

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I-Cronaca
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Nei_giorni compresi tra venerdi 10 agosto e giovedi 16 agosto si è svolto a Baudenasca, nei pressi di Pinerolo, il Téknival 2007. Il luogo scelto dai raver è stato l’ex ballatoio della caserma Nizza Cavalleria.
Per Téknival si intende un rave party di enormi dimensioni, al quale prendono parte molte delle “tribe” più importanti del panorama musicale underground.
Come da prassi, il luogo della kermesse è stato reso noto solo all’ultimo momento. I primi giovani sono arrivati sul posto nella notte di venerdì. Sabato sera le presenze erano già dodicimila circa, per toccare una punta stimata di trentamila nella notte di ferragosto. Tra i partecipanti la festa, la metà circa erano italiani; tra gli stranieri, netta predominanza francese e una discreta presenza di tedeschi, spagnoli, olandesi e cechi.
La festa, nonostante l’assenza di servizi e regole, e l’afflusso senza precedenti, si è svolta nella massima armonia: non si è segnalato alcun incidente, nessun episodio violento e nessuna emergenza sanitaria. Solo una ventina gli arrestati, per lo più per possesso di stupefacenti.
Nonostante l’isteria mediatica che ha accompagnato l’evento, la popolazione del luogo ha accettato la cosa alternando curiosità e fastidio, stupore e tolleranza; qualche politico di destra ha gridato all’allarme ma è stato smentito dai fatti, mentre il sindaco di Pinerolo, pur mostrando di non gradire la cosa, si è mostrato persona responsabile fornendo autobotti e bagni chimici.

II-Storia
Non è questa la sede per discutere la storia dei free party (ci vorrebbe un articolo intero, e molte questioni rimarrebbero comunque aperte): basti sapere che la faccenda comincia una decina di anni fa, che le soundsystem le inventarono i giamaicani, mentre la tekno moderna nasce a Detroit, che il movimento rave era stato dato per morto già da quattro-cinque anni e che il teknival dello scorso agosto aveva avuto luogo nel pavese. Per approfondimenti vi rimandiamo ai seguenti link.

http://en.wikipedia.org/wiki/Teknival

http://en.wikipedia.org/wiki/Free_tekno
http://shockraver.free.fr/home.htm

http://en.wikipedia.org/wiki/Spiral_Tribe

III-Geografia
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La location scelta non è certo un paradiso: si tratta della zona attigua alla caserma Nizza Cavalleria, una spianata da esercitazioni che alterna prati brulli, boschetti ad acacie e l’argine di un fiume. Da un lato cade subito l’immagine di violatori della natura incontaminata affibbiata ai raver da parte di alcuni organi di stampa, dall’altro appare innegabile che il costo della ripulitura non sarà irrisorio, e sarà sostenuto dalla collettività.
Il luogo era già stato teatro di un teknival, seppur di dimensioni minori, nel 2005. Pinerolo città dista qualche chilometro. La popolazione si mostra molto meno incattivita di quanto la dipingano i giornali. Notiamo anzi una certa curiosità: non solo i negozianti e i passanti chiedono, si interessano, esprimono dubbi e perplessità, ma molti vanno a constatare di persona cosa stia accadendo. Un paio di baristi spiccano per la loro attitudine “pro-rave,” sicuramente c’entra il volume di affari moltiplicato, ma un ruolo ce l’ha anche lo scoprire che il teknuso non è il vandalo assetato di sangue di cui parlano i giornali ma (solitamente) una persona piuttosto allegra e gentile. Carabinieri, polizia e finanza controllano a distanza, dedicandosi per lo più alla perquisizione delle auto.

IV-Urbanistica
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La prima cosa che colpisce del teknival 2007 sono le dimensioni (nella foto non se ne vede che una parte). Proprio mentre si discute da tempo della fine del movimento, il movimento dà vita alla sua festa più grande. Il baccanale si estende per qualche chilometro, con vari punti-chiave. Sostanzialmente si tratta di una vera e propria città artificiale: il progressivo piazzamento di bancarelle, furgoni e auto crea le strade; le soundsystem più grosse fungono da piazze, i boschi punteggiati di tende e furgoni sono i sobborghi. Alcune soundsystem, come quella degli Hazard Unitz, colpiscono per potenza e grandezza: a vedere questi muri di casse alti quattro o cinque metri e lunghi trenta, non possono non venire in mente le economie di scala, spostate dall’industria manifatturiera alla tekno.

V-Economia
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Ogni città ha una sua economia. Quella del teknival è una microeconomia, che ricorda da vicino i suq delle città nordafricane. Ovunque spuntano banchetti che vendono di tutto, dalla bottiglia d’acqua ai monili, dal cous-cous alle sostanze stupefacenti. Alcuni offrono un singolo prodotto, come il banchetto della frutta, altri cambiano businness con l’evolversi della festa: Marianna, trentadue anni, da Perugia, alle 19:30 vende hamburger; venderà speed alle 23:00 e caffè e buondì alle 8:00. C’è pure un tipo che vende una moto. Colpisce vedere banchetti che espongono cartelloni con listini del tipo “Speed: 10 EU – MDMA(capsule): 10 EU – Ketamina: 35 EU,” e non tanto perchè non siamo soliti vedere sostanze illegali vendute come zucchine al mercato, ma anche per i prezzi popolari a cui vengono vendute. Non c’è grande speculazione nello spaccio, al teknival: basta osservare la perizia con cui il tipo della ketamina prepara le buste, mostrando preciso ad ogni cliente il peso della tara, per capire che il suo atteggiamento è quello di chi sta svolgendo un servizio. Liz, ventiquattro anni, belga, vende cristalli di MDMA: mezzo grammo, 30 euro. “Quanto ci guadagni?” “Poco, mi rifaccio le spese del viaggio e qualche extra.”
C’è spazio per un po’ di imprenditoria, sia reale (Renée, francese, vende abiti di sua creazione; Sara e Teo, romani, stupendi braccialetti d’acciaio forgiati in casa) che ironica (un tipo ha inventato il “turbonose,” una specie di aspirapolvere in miniatura: “il regalo perfetto per chi pippa troppa speed,” ci spiega).

VI-Politica
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E’chiaro che una manifestazione sudicia e chiassosa in cui si consumano sostanze illegali e in cui sostanzialmente ognuno fa quel che gli pare (anche giocare impunemente a Street Fighter II, come documenta questa drammatica immagine) non sia troppo gradita dalle istituzioni. E’ anche vero, però, che il fatto che un motore a sostanze chimiche da decine di migliaia di persone giri per sei giorni senza alcun incidente, dovrebbe quantomeno portare a riconsiderare l’effettiva dannosità di alcune di tali sostanze (Lancet lo ha fatto, i giornali italiani pare di no). Quella delle droghe pare comunque una facile scappatoia per criticare: del resto un po’ tutti si sono ormai resi conto che nella società contemporanea le droghe sono ovunque, e qui è solo più visibile che allo stadio, in discoteca o in parlamento. Alcuni tra i critici della manifestazione se ne rendono conto e preferiscono puntare il dito sulla sporcizia (Innegabile. Ma indignarsi per qualche sacco di spazzatura in un campo quando tutte le città italiane sforano il limite di PM10 diventando di fatto conche cancerogene non appare quantomeno grottesco?) o sull’assenza di misure di sicurezza (questa, pure, è vera, ma una misura di sicurezza c’era: il rispetto. Al teknival se qualcuno anche solo ti sfiora, è subito tutto uno scusarsi, un darsi la mano, un offrire un sorso d’acqua o un tiro di sigaretta o di canna. Rispetto reciproco: ecco qualcosa di veramente sovversivo).
Se le critiche da destra non stupiscono, danno più da pensare quelle da sinistra. Il rave non è sgradito solo a quella sinistra che, per necessità di governo e logiche di potere, diventa molto simile alla destra (specie nel mostrarsi legalista coi deboli e garantista coi potenti): anche quella sinistra cosiddetta “radicale,” in teoria vicina a qualunque movimentismo, dura fatica a capire questa storia dei rave. A pensarci bene, però, è piuttosto ovvio: il marxista – o il postmarxista – non è in grado di spiegarsi un movimento che rifiuta aprioristicamente una logica di cambiamento: l’utopia tekno è “qui e ora” e non ha pretese di cambiamento del sistema che rifiuta. La festa è qui, e quando finisce, tutti a casa. La tekno crea la sua area di utopia, non cerca proseliti, non vuole la rivoluzione: la sua rivoluzione c’è già, e dura una notte (o sei). Aggiungiamoci che il movimento tekno rifiuta violentemente un’etica del lavoro ancora ben radicata nell’estrema sinistra, e la frittata è fatta: è evidente che dal punto di vista di chi ha una formazione marxista questo non può essere un movimento “politico.” Eppure lo è: il teknival pur non volendolo essere è una manifestazione antiproibizionista, e una dimostrazione di democrazia diretta (o di pirateria sociale, a seconda dei punti di vista), dal momento che grazie alla volontà di una massa di persone, vengono fissate temporaneamente nuove leggi alla faccia del “sistema.”
Volendo dare etichette, il movimento tekno è senz’altro collocabile nell’area dell’anarchismo, ma è un anarchismo per nulla incazzato, mistico senza essere misticheggiante, individualista e collettivo insieme, edonista e sensuale ma non sessuale (non si può non notare la generale monogamia del teknuso). I testi filosofici che più si avvicinano alla weltanschauung del movimento tekno sono Walden di Thoreau e T.A.Z. di Hakim Bey, ma voler trovare un collegamento diretto sarebbe una forzatura. Dice Marek, 24 anni, operaio, madre italiana e padre serbo: “Quello che ci interessa è fare baldoria, creare almeno per una sera un’alternativa alla pappa pronta e velenosa che ci vogliono imporre. Ho preso due giorni di ferie per venire qua da Vienna, dove lavoro. Le droghe? I bar di tutta Europa spacciano ogni giorno una droga pesante che da sola fa mille volte più morti di tutte le droghe chimiche messe insieme.”

VII-Chimica

Il teknival non esisterebbe senza droghe. Stimolanti e allucinogeni sono il nocciolo della questione almeno quanto la musica. Spiega Erik, da Grenoble: “Il legame tra sostanze e movimento tekno non è casuale. Non dico che non si possa apprezzare la nostra musica senza certe sostanze, ma è innegabile che tra MDMA, speed, e musica tekno c’è una sinergia profonda, che è fin troppo ovvia a chi ha provato e che rimarrà ignota a chi non lo ha fatto.”
Le droghe intorno a cui gira il teknival sono fondamentalmente quattro (anche se non mancano oppio e coca, sono meno definitorie): mdma, lsd, speed e ketamina. I ruoli di ciascuna sono piuttosto definiti: l’mdma è la droga per ballare per eccellenza: la sua diffusione che accompagna la nascita del movimento, e il suo effetto empatogeno contribuisce a creare il clima da fratellanza universale tipico del free party. L’lsd potenzia gli aspetti mistici (già il suo creatore, Albert Hofmann, spiegava che l’lsd riproduce le sensazioni ottenibili dopo un ventennio di pratica intensiva di meditazione trascendentale), la speed non è che carburante: metanfetamine per stare svegli, sopportare la fatica e ballare a oltranza, anche quando l’mdma, che dura solo cinque-sei ore, cala. La ketamina, un anestetico veterinario riscoperto dal popolo dei rave (dopo John Lily) dissocia e crea nuove significanze (per alcuni, come Margherita, ventisei anni, ricercatrice bolognese, “sostituisce l’lsd: mi dà quella profondità mistica che cerco nell’esperienza senza farmi star fuori per otto ore,” per altri, come Elena, diciannove anni, dalla Val di Pesa, “è il succo di tutta l’esperienza: trasforma il ballo in un’esperienza trascendente, spazializza la percezione del proprio corpo, e al tempo stesso fonde la mente con l’ambiente circostante”.) Tutti si mostrano piuttosto competenti e consapevoli riguardo milligrammi, controindicazioni, interazioni ed effetti.
Le canne non sono che un ovvio intercalare, neanche si notano. Si nota invece l’assenza di alcool (unica eccezione, l’assenzio che un anziano nomade molto poco tekno ci offre da un bottiglione d’argento), che si presenta solo sotto forma di birre fresche, di solito accompagnate da frutta e panini: “cerchiamo sensazioni,” spiega Rex, scozzese ventiquattrenne, “sarebbe assurdo assumere una sostanza come l’alcol, che le riduce e le ottunde”. Per ogni utente consapevole come Rex c’è anche un Pierre: “non sto troppo a calcolare cosa prendere, sono qui per sfasciarmi, haha.” La tendenza è il cocktail, ma ci sono anche i puristi: Matteo, ventotto anni, impiegato a Trento, assume solo LSD: “cerco un’esperienza innanzitutto estetica.”

VIII-Estetica
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L’esperienza estetica, va detto, c’è anche senza allucinogeni. Se si riesce a guardare oltre gli aspetti più superficiali (la polvere, i cani, i cumuli di sacchi di spazzatura, la gente addormentata per terra), il teknival ha una caratterizzazione estetica molto forte. A modo suo ha classe, pochi discorsi. Sta tra Mad Max e Ken il guerriero, tra il cyberpunk e l’hippy, tra il primitivo e l’iperurbano. Quello che esce dalle sound (a onor di cronaca si ricorda che a Pinerolo abbiamo sentito diversa robaccia ma anche molta musica elettronica di qualità eccezionale) è figlio tanto dei tamburi voodoo quanto dell’inesorabile filiera produttiva fordista. Anche la gente contribuisce all’effetto complessivo: se la direttiva principale è “fai come ti pare” (e infatti si va dallo splendore di una cybervenere al peggio tamarro in canotta), spicca una notevole personalizzazione individuale pur all’interno “direttive estetiche di movimento,” e complessivamente bisogna ammettere che, no, il popolo del teknival non è cattivo, sporco e brutto: è bello. Naike, ventitré anni, “studentessa in vacanza perenne,” parigina, ammette candidamente di “dedicare molto tempo alla cura del proprio aspetto fisico.” Oggi l’estetica rave stupisce meno che dieci anni fa, ma ha saputo rinnovarsi ed evolversi, rimanendo bella.
Ed ecco la questione chiave.
La questione chiave, quello che i giornalisti non vi hanno detto, probabilmente solo perché se ne erano andati prima, è che quello che alcuni hanno definito “mefitico catino” (e lo è), di notte, quando le decine di soundsystem iniziano a sparare al massimo e le luci stroboscopiche si fanno lame nel buio, quando ogni singolo DJ cerca di dare il meglio di sé e tutti i ragazzi escono dalle tende, dalle auto, dagli accampamenti raffazzonati e dal bosco per piazzarsi sottocassa, e tutto prende a battere all’unisono, il teknival diventa uno spettacolo di una bellezza straziante.

IX-Filosofia
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Non è affatto scontato provare a spiegare il perché e il percome di un evento del genere. C’è chi ha trovato un parallelo tra i battiti delle sound e quello del cuore di una madre, spiegando il rave come un ritorno al ventre/all’infanzia. C’è chi ha voluto vedere nell’uso puramente edonistico della tecnologia una critica al sistema industriale/capitalistico. C’è chi ci vede piuttosto un rifiuto del divertimento massificato e mercificato, e chi una ricerca del delirio ad ogni costo. C’è chi ha provato a stilare un manifesto (interessante, ma certo non esaustivo) e chi un decalogo (troppo funzionalista per essere chiarificatore: “5. parcheggia bene…”). Sicuramente ci sono tutti questi elementi, ma la questione mistico-rituale è (almeno inconsciamente) dominante. Consideriamo i seguenti elementi:
– l’impianto scenografico-rituale (cos’altro aspettarsi da francesi e italiani?), con officiante, fedeli in linee orizzontali, luce dall’abside e transubstanziazione (in questo caso psichedelica) al centro dell’arco temporale, ricalca pari pari quello di una messa (e il profilo di una soundsystem quello di una cattedrale gotica, o di un organo),
– l’idea del raduno notturno, che di fatto celebra il mistero della notte per arrivare al trionfo del mattino, è una costante in gran parte delle religioni pagane.
– i battiti ritmati (ce lo insegna il voodoo) e la trance da essi indotta sono da tempo immemore mezzi per avvicinarsi al divino.
– le sostanze psichedeliche (questo ce lo insegnano tanto i misteri eleusini greci quanto lo sciamanesimo messicano) sono la porta per comunicare col mondo della trascendenza.
– i grandi raduni amplificano la suggestione e aiutano a lasciare l’individualità terrena in favore di una collettività spiritualizzata.
– attraverso la condivisione di un momento rituale si cerca una purificazione interiore (in questo caso dalle imposizioni e dai valori della società dei consumi) e una ridefinizione del sé.
La differenza sostanziale è che il rito non è più un mezzo ma si sovrappone allo scopo: tutto è declinato al presente. L’era dell’acquario dei figli dei fiori si è accoppiata col “no future” dei punk, ed ecco il risultato.
Oppure la soluzione è più semplice, più alla portata. Dice Dino, settantadue anni, avventore di uno dei bar di Pinerolo più vicini alla curva per Baudenasca: “Se vengono a migliaia fino quassù – oh – vorrà dire che i divertimenti che hanno a casa loro non gli piacciono più.”

X-Sociologia
Un dato oggettivo, infine, ci colpisce. Ce lo mostra Tania, ventotto anni, cagliaritana, dottoressa in storia da un anno, alle feste da dieci: “Dite quello che volete, ma questo qua è l’unico movimento giovanile genuino prodotto dagli anni ‘90 e 2000. Non siamo nostalgici di qualche decennio passato: siamo contemporanei.”

Nota a margine: se dalla stampa ufficiale abbiamo visto soprattutto ipocrisia e luoghi comuni, non possiamo non segnalare (grazie a PineroloMolesta) tre esempi di giornalismo non allineato (il modo moderno per dire “di buon senso.”)

Articolo 1 (non disponibile)

Articolo 2 (non disponibile)

Articolo 3 (non disponibile)

Intervista: uno dei 10.000 teknoraver (Pinerolo, Italia)

Rassegna Stampa — Inviato da pm @ 14:59

Continuamo a parlare di teknival, anche perche’ in questi luoghi da allora non è che sia successo molto altro. Oggi pubblichiamo un’intervista ad un raver, apparsa su Traffic Kills, uno dei siti che hanno maggiormente coperto l’evento. Buona lettura.

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Main dancefloor on 15 August morning


TK: Buongiorno Eric, vuoi presentarti e presentare le persone che partecipano ad un teknival?
ERIC: Certamente, vengo da Rouen nel Nord della Francia. Suono, amo la musica, stare all’aria aperta e vedere la gente che balla, che è felice. Questo è un teknival per me. Un campeggio con la nostra discoteca (con discoteca si riferisce agli impianti, muri di casse, che con qualche piccola interruzzione diffondo la musica, TK).
Il popolo di un teknival è costituito innanzitutto dai giovani del luogo che vengono a curiosare. Dicono che siamo solo francesi ma non è vero (confermo, TK). Le persone sono varie. Come con ogni grande pubblico. E’ come essere in una strada di una grande città. Può succedere di tutto.

TK: Queste feste si svolgo illegalmente anche in Francia?
Sicuro, sicuro. In tutt’Europa. E’ una necessità. E’ una voglia data dalle costrizioni che vengono imposte nella vita di ogni giorno. Non si può più fare festa liberamente. E in molti scelgono di aggregarsi e riprendersi questa libertà.

TK: I giornalisti italiani parlano di no global?
ERIC: Non penso si possa ridurre così tante persone che ballano sotto una corrente. No global? Perché mai… appena si decide di andare liberamente contro si è no global e impegnati politicamente. No qui c’è musica, festa, spensieratezza. E’ proprio il contrario. Almeno per me, è fuggire da tutto quello che mi comanda e su cui non posso influire se non così!

TK: C’è tanta droga?
ERIC: Si c’è, come non ammetterlo. Non siamo mica in una discoteca VIP, dove bisogna dire che non gira la cocaina. Però di cocaina non ne gira tanta. Non quella preferita. La droga c’è come in ogni altro luogo. Qui c’è libertà e la gente è tranquilla e più manifesta. Poi ci sono tante persone tutte insieme e sembra che ci sia più droga del solito. Sta al cervello delle persone decidere che cosa fare. Come vedi io sono qui a parlarvi e fare colazione.

TK: Cosa fa effettivamente la polizia?
ERIC: Ogni tanto passa qualche macchina. Non so. Io sto qui da qualche giorno. Quando esco a fare la spesa, non ci fermano. Sono gentili. Voi arrivate ora? Che avete visto?
TK:
Una volante che faceva il giro. Non ci sono autovetture ne all’ingresso, né autoambulanze. Effettivamente se la zona è monitorata non è previsto un intervento immediato. C’è la televisione… Magari vi chiamano a suonare in un club.
ERIC: Non vedo l’ora!

TK:
Precedentemente abbiamo sbagliato strada e siamo finiti in una discarica di cassonetti dell’immondizzia. Potrebbero portarne qui qualcuno così che sia più facile raccogliere i rifiuti. Ho visto molte persone pulire.
ERIC: Oh, ma certo per chi ha rispetto per la natura è il minimo tenere pulito. E vi sono molte persone che puliscono.

Il teknival di Baudenasca è stato un enorme campeggio, molto ben organizzato dove la musica è ancora davvero e non sulla carta, libertà!
Solo una trentina di arrestati fra le migliaia di persone che hanno partecipato. Nessuna emergenza sanitaria, nessuna rissa o sommossa civile, nessun incendio e un discreto rispetto della natura e delle persone.
Che poi molti si siano drogati pesantemente…beh! l’importante è che non compissero atti che potessero ledere gli altri e loro stessi, come mettersi alla guida. Ma perchè mai in un posto dove si può dormire su un qualsiasi prato?

Al prossimo anno!

Parte II | Testimonianze

Non posso dare un giudizio ben fndato sulla festa poichè purtroppo sono arrivato solo il 15 notte direttamente da Barcellona…comunque per quel poco che ho potuto vedere e sentire era tutto molto bello….ho parlato con diversi ragazzi e tutti hanno confermato la magia che si era venuta a creare grazie a questa festa.
Nel 2005 ero lì e ci sono stato per tutto il tempo…beh se l’atmosfera era la stessa allora consiglio a tutti coloro che sparano a zero sulle feste di farsi un giretto sottocassa…e accorgersi di come i “manichini” siano anche in grado di sorridere, di rispettarsi e di unirsi.
Il sindaco di Pinerolo dice che il prossimo anno questo party non si svolgerà più per nessun motivo…ahahaha…se non sarà più lì è perchè siamo già in un altra fantastica vallata a far sbattere i nostri piedi sulla polvere!

FUCK REPRESSION!

Inviato da keno — 17 Ago 2007, 19:32

Io sono appena tornato…e lo rifarei dieci cento mille volte…sporco…certo…non più di quello che lasciano tante famigliole nei picnic domenicali in giro per tutta Italia…certo più attenti alla natura di tanti abusivisti che deturpano aree protette (i sound inotlre mentre smontavano pulivano pure)…inutile la replica a “hashis e marijuana qui sono cose da sfigati” il giornalista si commenta da solo nell’ultima parola del suo messaggio…e che dire…a chi piace andare la domenica a messa lo faccia…nessuno di noi commenta…a chi piace andare alla giornata mondiale della gioventù dal papa…lo faccia che ce ne frega a noi…ma ricordiamoci che chi poi a questi eventi pulisce…chi controlla…chi organizza…lo fa anche coi soldi nostri (miei compresi)…allora pochi scazzi per qualche quintale di immondizia da pulire…perchè almeno noi abbiamo la decenza di non criticare…e l’energia è dentro la musica stessa…ma non mi predo a parlare di stati alterati di coscenza…commento semplicemente con un semplice…chi non conosce l’argomento farebbe meglio a non parlare nemmeno…chi vede le cose da fuori non capirà mai che cosa c’è dentro…fuck autority…e fate pure le vostre leggi…e arrestate la gente per i cd masterizzati…ma verrà il giorno in cui finirete tutti in un fosso…e quel giorno la libertà sarà reale e degna di tale nome…un sorriso

Inviato da MaD — 16 Ago 2007, 02:47

io sono stato lì 4 notti e 5 giorni non mi sono mai divertito tanto…. ho conosciuto tanta gente non abbiamo fatto niente di male alla cittadinanza e la mattina prima di andare via molte persone stavano pulendo…. se quel posto non è più di nessuno…perchè non farci una festa…

FREE PARTY IS NOT A CRIME…VOGLIAMO SOLO BALLARE E DIVERTIRCI!!!!!

FUCK POLICE AND REPRESSION!!!!

Inviato da francesco — 17 Ago 2007, 13:59

io ci sono stato sabato notte ed era bellissimo… si leggono un sacco di cazzate sui giornali (ad es. La Stampa) “Timide contromisure per scongiurare il pericolo saccheggi.” I ravers al massimo ti sgraffignano un paio di mele se sono in fame chimica e la zona pullula di alberi carichi…

L’unica cosa, nell’interesse generale, ma soprattutto della città di Pinerolo, 2 soli bidoni per l’immondizia NON bastano per un rave di queste dimensioni. La buona volontà di lasciare pulito da parte dei ravers c’è, dateci qualche mezzo in più.

Per il resto, splendido posto, splendida festa.

@marco: chi frequenta i rave NON si buca, le teste di cazzo che fanno uso di eroina sono le mele marce e gli organizzatori fanno da sempre campagna contro questo schifo di droga. Quest’anno posso dire di aver una sola persona armeggiare con un ago, e ancora ho dovuto scrutare bene bene nell’oscurità. FUCK HEROIN è il manifesto degli organizzatori, da sempre.

Per il resto, uscite in discoteca a Milano e la % di chi sniffa coca è uguale se non superiore a chi fa uso di mdma/speed/lsd nei rave.

Inviato da Hele — 15 Ago 2007, 22:25

salve a tutti..ho deciso di parlare del rave party a pinerolo..non so se ne avete sentito parlare..beh..tutti preoccupati per quest’orda di pancabbestia..e qualche gabberino..strano ma vero..cmq..stavo dicendo..tutti preoccupati..40 mila persone al galoppatoio di baudenasca! (dove le vede 40 mila??? O.o io vivo i vicino e ho dato un occhiata alla gente che gira..massimo massimo 12 -15 mila) gente che potrebbe saccheggiare supermercati da un momento all’altro..tutto ciò lo dice l’informazione italiana..e non quella locale..quella locale è peggio..qui sono tutti dei barotti che ti inseguono col forcone in mano..se li guardi male o se ti vesti un po skin o alternativo..mi spiace dirlo ma è così..il punto è che..io conosco alcune persone che sono a questo rave..ok ci girerà di tutto e di +..non è una palla inventata..anzi ci son bancarelle dove vendono ogni sorta di cosa..(io non ne uso..sia chiaro..) però..se non li guardi male..non ti attacchi briga..non fai il cretino..ovvio che ti lasciano in pace..e questo la gente dei paesi non l’ha capito e non lo vuole capire..forse xkè sentono hardcore notte e giorno..avete ragione..disturba..però se non gli rompete nessuno vi farà danno e vi lasceranno in pace..stamattina ero al supermercato..era pieno di gente del rave..e vedevi praticamente tutti che li guardavano malissimo..con disprezzo..mi stavo davvero arrabbiando..non è bello..non lo è x niente..è gente come voi e me..che ha un concetto del divertimento diverso dal nostro..e come in ogni gruppo ci sarà un testa calda..ma non sono gli altri che sono pacifici e ti lasciano in pace se tu non li stuzzichi e provochi che ti romponono le scatole..vorrei che queste poche righe siano di insegnamento a chi disprezza qualcuno solo se si veste un po più largo o stretto di loro..è gente come noi..e non va disprezzata..va rispettata per quel che è..e se trasgredisce va punita come ogni comune mortale..

https://web.archive.org/web/20200709141057/https://blog.libero.it/TECHNOFOLLIA/3117202.html

Parte III | Rav’Est

“Teknival” – Pinerolo – Italie

Teknitalie. On met les voiles vers Pinerolo, aux pieds des Alpes, pas si loin de Briançon.

Arrivée dimanche matin, sans aucun problème, l’info line est claire, le fléchage du lieu dit « Galapatoïo » évident. Pas âme qui vive, que des autruches et du maïs, des citronniers. On croise 2 voitures au plus. Il est 6h, mais tout de même. On tombe dessus presque étonné.

Teknitalie. Saliamo per Pinerolo, ai piedi delle Alpi, non così lontano da Briançon.

Arriviamo domenica mattina, senza problemi, la linfoline è chiara, la freccia dal cartello del luogo chiamato “Galoppatoio” evidente. Non un’anima viva, solo struzzi e mais, alberi di limoni. Incrociamo al massimo due auto. Sono le sei, ancora. Ci mettiamo a riposare quasi stupiti.

Le terrain militaire couvre plusieurs hectares. Les campeurs prennent leurs aises, s’installent ou l’humeur les portes. On opte pour les sous bois.

Il terreno militare copre diversi ettari. I campeggiatori si mettono a proprio agio, si sistemano o entrano con l’umore giusto. Optiamo per il sottobosco.

Dés 10h c’est le kanyar. Le soleil tape dur, on est un peu là pour ça ;)

Au réveil un camion vosgien est devenu notre voisin. La communauté tribe européenne est une toute petite famille.

Quando ci siamo svegliati un camion dei Vosgi (regione della Loira) è diventato il nostro vicino. La comunità tribale europea è una famiglia molto piccola.

Décor Mad Maxien, post apocalyptique. Le sol argileux tout sec se décompose en poussière grise, et se lève à la moindre brise, et là ça prend un coté tempête de sable … (Dimanche soir notamment, et les bâches mal fixées s’envolent…).

Le teknival passe d’une plaine herbeuse et ombragée à un désert aride argileux. Les sounds system sont regroupés dans l’« arène » caillouteuse. Avec le gris de la poussière, on ne peut s’empêcher de penser à la lune…

Scenario alla Mad Max, post apocalittico. Il terreno argilloso molto secco si decompone in polvere grigia, e si alza con la minima brezza, e lì assume un aspetto di tempesta di sabbia … (domenica sera in particolare, e i teloni sciolti volano via…).

Il teknival passa da una pianura erbosa e ombrosa ad un arido deserto di argilla. I sound system  sono raggruppati nella sassosa “arena”. Con il grigio della polvere non puoi fare a meno di pensare alla luna…

 

Un fleuve presque à sec laisse son lit vide en fond, ça ajoute une touche extraterrestre au paysage. Avec tout autour les Alpes. Un vrai décor de cinéma.

Un fiume quasi secco lascia il suo letto vuoto sullo sfondo, aggiunge un tocco extraterrestre al paesaggio. Con tutto intorno le Alpi. Un vero set cinematografico.

Aucune organisation, aucun poste de secours, pas de citerne, pas de benne à ordure. Certains sont là pour se défoncer, et il n’y a personne pour les secourir en cas de pépin. Le soleil italien cogne sur nos casquettes, et l’eau n’est dispo qu’en pack de petites bouteilles à 8 €. Aucune gestion des déchets. Lamentable.

Nessuna organizzazione, nessuna stazione di soccorso, nessuna cisterna, nessun cassonetto. Alcuni sono lì per sballarsi e non c’è nessuno che li aiuti se qualcosa va storto. Il sole italiano batte sui nostri tappi e l’acqua è disponibile solo in una confezione di bottigliette a 8€. Nessuna gestione dei rifiuti. Deplorevole.

Je pense au Larzac 2003, pour le bordel, le mélange sound system / campeur / traveller, mais en 3 ou 4 fois moins peuplé, seulement une vingtaine de sons efficaces de dimanche à lundi, encore moins de lundi à mardi.

Penso al Larzac 2003, per il casino, il mix fra sound system / camper / traveller, ma 3 o 4 volte meno persone, solo una ventina di sound system effettivi dalla domenica al lunedì, ancor meno dal lunedì al martedì.

Posted in Esperienze, Giornalismo, Memorie

The Mighty Beat Freak Strikes Back – Repressione

Posted on 2020/08/24 - 2020/08/25 by lasagnatek

Dans notre chouette pays, tu DOIS, pour t’amuser et faire la foire, aller dans une discothèque, ou tu paieras un prix d’entrée prohibitif, ou tu t’abreuvera à des prix plus que prohibitif, ou tu seras surveillé par des grosses merdes humaines que l’on nomme videur, d’ailleurs videur veut bien dire cela, ils sont là pour te vider, t’évacuer, parce que toi tu veux encore danser et bringuer . Ceci étant dit, je suppose que des videurs, c’est comme les flics et les chefs d’entreprise, il doit bien y’en avoir des biens!

Donc te voila dans une boite, un cube fermé qui pue la sueur, ou tu bois dans des verres degueus des bouteilles vendues 100€, tu croises quand même beaucoup de blaireaux ivre mort, les yeux rivés sur le cul de ta copine ou de ton copain, ou tout le monde se trémousse sur de la “dance “datée, ou un looser genre David Féta est considéré comme un artiste.
Le tout, sous réserve que l’on t’ai laissé rentré, en effet les videurs sont aussi des “entreurs”, ce sont eux qui decident qui peut et qui ne peut pas…
Mais tu es dans les clous, tu crames bêtement des thunes, tu participes à la “croissance” et tout son cortège de mafieux, le Fisc ( fucking ), la SACEM, l’URSAFF et Cie . Et en rentrant, si tu ne te fais pas tabasser, tu risques de tomber sur la moustafette qui ne va pas te rater et te piquer encore des ronds… Mais encore une fois, c’est bon, c’est français, c’est bien, c’est encouragé, c’est comme ca qu’on DOIT faire.
Il y a également les bâstons meurtrieres sur les parkings de nos glorieuses discothèques . Combien de morts en sortie de boites ? quasi tous les WE .

A contrario, si tu vas dans un coin reculé, avec tous tes potes et les potes de tes potes, que tu t’installe pour 2/3 jours, parfois plus, bien calé dans ton break, ton fourgon, ton PL, pour écouter de la zique faite maison, ou tu boiras ce que tu aimes puisque tu es venu avec, ou alors aux bars éphémères à prix réalistes, voire à prix libre, ou tout le monde est déguisé, avec beaucoup de sourires ( lysergique ou pas ! ),ou des gens circulent en offrant des fruits, des consos, ou ça partage grave….Ou des volontaires vont gérer les gens partis trop loin dans leurs têtes, gérer les enfants dans des Kids areas dédiées, ou tout peut arriver, le meilleur comme le très bon…
Ou tu verras tres peu de bagarres car elle sont gérées dans l’oeuf et pas agravées, ou même provoquées par les grosses merdes de la sécu. Ou effectivement l’on fait beaucoup de poussière en piétinant l’herbe, qui rappelons le à tout de même vocation de repousser, c’est dans sa nature…
Et puis tu te reposeras, peinard dans ton break, ton fourgon, ton PL, et tu feras la tchave quand TU voudras, reposé, dispos, quand le chantier de reconstruction de toi même sera fini , après toute cette danse et ces barres de rire .

Et bien si tu fais tout cela, tu ne participes pas à la croissance, à cette mascarade généralisée, tu es un sale batard qui ne mérite que d’être honni par BFM et toute cette bande de rat .Et on t’envoie ca (photo).

Allez tous vous faire enculer, on en veut pas de votre programme de soirée .

RAVE ON

 

Nel nostro grande paese per divertirti e far festa devi andare in discoteca.

Una volta li` o pagherai un biglietto d’ingresso proibitivo, o berrai a prezzi più che proibitivi, o sarai guardato da una grande merda umana che chiamiamo buttafuori. Inoltre buttafuori significa che beh, loro sono lì per svuotarti, per espellerti, perché vuoi ancora ballare e scherzare. Detto questo, credo che i buttafuori siano come i poliziotti e i dirigenti d’azienda, deve pur essercene qualcuno per bene!

Così ci si trova in una scatola, un cubo chiuso che puzza di sudore, e si beve in bicchiere da bottiglie venduti per 100€, si osservano ancora un sacco di facce di  gente morta ubriaca, tutti gli occhi che fissano il culo della tua ragazza o del tuo ragazzo, e tutti si muovono per la “danza” su di musica gia` sentita, e un perdente come David Feta è considerato un artista.

Il tutto, a condizione che vi lasciamo entrare, infatti i buttafuori sono anche “bouncer”, sono loro che decidono chi può e chi non può…

Ma non sarai qui domani, bruci stupidamente soldi, partecipi alla “crescita” e a tutta la sua processione mafiosa: il Fisc (fisco) (cazzo), il SACEM (SIAE francese), l’URSAFF (simile all’INPS) e simili.

Tornando a casa, se non ti picchiano, potresti imbatterti sulla moustafette (la polizia) che non si fara` scrupoli a provocarti di nuovo. Ma ancora una volta, è buono, è francese, è buono, è incoraggiato, è così che dobbiamo farlo. Ci sono anche i fasci nei parcheggi dei nostri gloriosi locali notturni. Quante morti dalle scatole? Quasi ogni fine settimana.

Al contrario, se si va in un angolo remoto, con tutti i tuoi amici e gli amici dei vostri amici, che vi accontentate di 2/3 giorni, a volte di più, ben comodi quando si vuol fare una pausa nel furgone o nel camper, per bere zique (liquore) fatto in casa, o bere pure quello che ti piace dato che puoi portare cio` che vuoi con te, o comprare qualcosa da bar improvvisati a prezzi realistici o a donazione, e sono tutti mascherati, con un sacco di sorrisi (lisergici o no!), e le persone circolano offrendo frutta, bevande, o condivide quant’altro…

Volontari gestiranno le persone che sono andate troppo oltre nella loro testa, gestiranno i bambini in aree dedicate a loro. Qualsiasi cosa può accadere, il migliore come il molto buono…

Vedrai pochissime risse perché sono fermate sul nascere e mai aggravate o addirittura causate dalla grande merda della sicurezza. In effetti facciamo molta polvere calpestando l’erba, e questo ci fa ricordare a noi tutti lo stesso istinto a rinascere, è nella nostra natura…

Infine riposerai nella tua station wagon, nel tuo furgone, nel tuo camper o nella tua tenda, soddisfatto dopo tutto questo ballo, tante chiacchiere e tante risate.

Beh, se fai tutto questo, non partecipi alla crescita, in questa buffonata diffusa, sei un bastardo sporco che merita solo di essere odiato dalle BFM (dai media) e da tutto questo gruppo di topi.
Per tutto questo vi inviamo questo (foto).
Andate tutti a farvi fottere, non vogliamo il vostro finto modo di far festa. RAVE ON

Cyril Lugan

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Panaro 2015 – Memorie

Posted on 2020/07/21 - 2020/08/01 by lasagnatek

Sabato sera io ero a suonare a Bologna e il giorno dopo Agnese mi dice di aver sentito musica tutta la notte, ma non ne era certa, forse l’aveva sognato (ok, questo non depone a suo favore).
Ieri sera ero a casa da solo, e ad un certo punto la musica riparte. Verso le 22.30 decido che voglio scoprire di cosa si tratta, se qualcuno metti mai stava organizzando una festa qua nel paesino, in una casa isolata, boh, ero curioso. Ho girato una mezz’ora in auto cercando di seguire la cassa dritta ma non c’è stato niente da fare, pareva sempre spostarsi più in là. Rientro a casa e chiedo ad un’amica di Zocca se ne sa qualcosa. Mi risponde verso le 2.00 dicendo che c’è un rave sulla fondovalle del Panaro, e mi gira un articolo. Questo:
http://archive.is/AzF5B (
Pavullo, rave party abusivo in migliaia occupano una cava sulla fondovalle Panaro – Gazzetta di Modena)


L’articolo è indecente. I fatti sono che hanno occupato una vecchia cava in riva al fiume Panaro e per circa 72 ore hanno messo in piedi il rave.


Ho seguito un po’ la polemica tra residenti, proprietario del terreno, cittadini inviperiti per le code sulla strada fondovalle, per la musica tutta la notte, lamentarsi per la droga, ma soprattutto perché “è assurdo che si possano fare cose del genere senza permessi e incuranti dei divieti. È un brutto messaggio, perché basta che si sappia che basta radunare migliaia di persone per fare quello che vuoi senza che nessuno intervenga … cioè, se imparano che lo strumento è questo si rischia molto di peggio”
E sarebbe davvero bello, aggiungo io.
Al di là del fatto che più o meno tutti facciamo cose illegali o fuori dai codici (che sia non rispettare i limiti di velocità o lavorare in nero o non chiedere una ricevuta, etc…), il fatto che OGNI TANTO ci sia qualcosa di più eclatante che scardini la prassi della legalità, della burocrazia, della proprietà (parliamo di una cava abbandonata eh), ecco, quello può davvero servire. Proprio per ribadire il concetto che tante persone possono generare impasse, possono ribaltare la fruizione dei luoghi e la prassi che li vincola.
Oggi sono andato a farci un giro, a prendermi una birretta e fare due passi, finirà tra poco, alle 18.00 mi hanno detto, ma oramai era agli sgoccioli con gli ultimi inossidabili. C’era un camper con un info point sull’uso di droghe, e campeggiava un cartello: “Questo è un luogo di socialità. Non danneggiare chi ti sta a fianco”
Se non capisci un rave, non significa che sia sbagliato.
Se non ti piace un rave (come nel mio caso – per la musica), non significa che sia sbagliato. È illegale, certo. Ed è giusto che sia così. Ma resta un luogo di socialità. Se allibisce che ci siano droghe è evidente che non si siano frequentate discoteche o altri luoghi di socialità negli ultimi 30 anni.


“Eh ma lasceranno il posto uno schifo”, non più di quanto già non lo facciano i turisti della domenica e le loro grigliata sul fiume.
Viviamo un periodo in cui nelle città vengono decimate le possibilità di aggregarsi, di sentire musica, di sentirla ad un volume decente, vengono date deroghe col contagocce, permessi che restringono più che permettere, e tutto perché pare che il primo imperativo categorico di una città sia NON DISTURBARE.
Starsene soli. Non incontrarsi. Degenerare.


Ieri notte fino alle 4.30 mi ha accompagnato il suono dei soundsystem che faceva eco nella valle, e arrivava fino a casa mia. Cassa dritta per ore. Mi dava noia. Ma ero felice che ci fossero, e che fossero venuti qua.

fonte: Gabriele Capra Malavasi

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