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I RAVER NON SOGNANO PIÚ

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Category: Esperienze

In questi post parlaremo delle nostre esperienze alle TAZ e ai free party.

15 Anni MKN – Modal Nodes, Circus Bandits, Ganjikacid, Sound One, ANTI B.D.H., Malafemme

Posted on 2022/11/21 - 2022/11/22 by bananatek

Prologo

Volontario per Neutravel al Kappa Future Festival ho finalmente conosciuto Selene, la più giovane tirocinante di Neutravel. Nelle pause fra un turno e l’altro Selene ha esaurito tutte le mie domande sul ruolo dell’assistente sociale, figura professionale oggetto del suo corso di studi. Selene è all’ultimo anno e la sua passione per il suo futuro lavoro è dimostrato dall’audacia ad aver scelto di compiere nel percorso di tirocinio in una delle poche associazioni che si occupa di Riduzione del Danno. Sono passati sei anni da quando la riduzione del danno è stata inserita tra le prestazioni che devono essere garantite dal Servizio Sanitario Nazionale ma ancora non si hanno indicazioni precise rispetto alle attività, ai servizi ed alle prestazioni specifiche di questo servizio. Non mi stupisce, la questione sanitaria del consumo di stupefacenti, sia in contesti ricreativi che in situazioni di dipendenza, è ancora ignorata dallo Stato. D’altronde questi temi sono nascosti all’attenzione pubblica dai media che quando si interessano di questi temi è spesso con l’intenzione di creare un mostro sul quale si può vincere solo fuggendo o punendo.

La Francia ha preceduto l’Italia legittimando fin dal 2004 l’intervento delle associazioni di riduzione del danno come Neutravel. C’è un supporto molto forte da parte delle istituzioni francese, che riconoscono nel dettaglio le pratiche di riduzione del danno nei contesti a rischio e protegge con l’impunità penale l’intervento di queste associazioni anche in contesti di illegalità come i free party. In ultimo il comune di Parigi da sostegno economico alla associazione di riduzione del danno più grande, Techno+.
È proprio nell’area chillout di Techno+ ad una delle recenti feste in Bretagna che ho conosciuto Doma. Doma è più giovane di me ma ho riconosciuto subito in lui lo spirito di avventura che lo ha spinto a raggiungere il nord della Francia partendo dal sud Italia. All’ombra della tenda della chillout ci siamo riparati dall’aggressivo sole estivo e per più di un’ora Doma mi ha permesso di registrare le sue parole veloci ed intense. Da quella registrazione ho voluto comporre una cornice alla intervista a cui ho sottoposto Selene, spremendola in ogni dettaglio sulla sua esperienza come operatrice di riduzione del danno al free party di Pasqua che si è tenuto quest’anno nel comune di Murlo. Il rave, in occasione dell’anniversario dei quindici anni dei Circus Bandits ha visto la partecipazione di circa quattromila persone. Nel flyer compaiono nomi storici della scena underground italiana e nomi più nuovi. È stata la seconda volta che collettivo di Gangik Acid ha compiuto un lungo viaggio dalla Spagna all’Italia. Prima di allora il loro inconfodibile sound system verde aveva riempito di musica le campagne italiane in occasione del tanto controverso rave party di Ferragosto a Viterbo, al quale anche Neutravel aveva partecipato.

In questo blog posso permettermi di raccontare l’esperienza di questi due ragazzi senza rispondere a nessuna autorità. Per questo ho lasciato che fosse proprio il racconto sincero ma anche crudo di Doma ad accompagnare la ricca e complessa esperienza di Selene.

Doma

Due e venti di notte, ultima strofa di Fabri Fibra in “Fuori Norma”, coincidenza perfetta. Pensavamo di essere quelli che avevano fatto fin troppa strada, partiti dalla bassa Campania di primo pomeriggio, ma quando abbiamo parcheggiato accanto a tre auto targate Francia ci siamo ricreduti immediatamente. Quattro chilometri dal sound system, ci incamminiamo.

Avremmo preferito parcheggiare il più possibile vicino all’area della festa ma c’erano fin troppe pattuglie in giro. È prassi, a piedi non si viene fermati ma tocca mollare molta della roba in auto. Nei prossimi giorni il cibo, l’acqua e per i meno organizzati anche i sacchi a pelo e le tende ci mancheranno; per ora, mentre facciamo i primi passi nella festa, è solo un pensiero lontano.

Una ragazza toscana ci guarda quasi sghiggnazzante e ci sfotticchia per gli zaini arrabbati che io e il mio amico Vincenzo ci portiamo dietro. “Da dove venite?”, ci chiede; mi sfugge una risposta mentre mi accorgo del suo viso gioioso, interrotto solo da un piercing ad “U” rovesciata sul naso, di forma opposta rispetto al sorriso calmo ed enorme.

Non è passata neanche un’ora e già ci ritroviamo in quattro: si sono aggiunte Teresa e Giuditta, le nostre due nuove compagne. So già che lunedì i giornali parleranno degli zombie, dei tossici, delle sporche e dei violenti che hanno occupato un terreno per mascherare la ricerca dell’ennesima busta. Un mondo parallelo, una storia che questa sera non mi tocca perchè ovunque mi giri all’interno della festa sono circondato da persone che mi accolgono con i loro racconti, la loro multiculturalità e mi affascinano con la loro sessualità che non si nasconde da nulla se non dalle norme.

Non è la mia prima festa e non voglio certo mentirmi, alcuni degli individui catturano in pieno la descrizione dei giornali, cercano l’euforia di una nuova linea. Ma non sono io, non siamo noi, piccola comunità itinerante che celebra la propria unicità danzando intere notti su terreni in disuso o all’interno di capannoni abbandonati. Costruiamo palchi e improvvisiamo arte e musica in luoghi ancora ignorati dalla gentrificazione, restituendo temporaneamente vita a questi posti altrimenti sempre grigi.

Selene

Il poliziotto alza la visiera del caschetto e percepisce un clima diverso da quello che il manganello voleva. Qualche poliziotto alza la visiera e nei volti dei partecipanti alla festa capisce che quello a cui sta assistendo non è un momento di abbandono rispetto alla società, un momento di violenza nei confronti delle istituzioni. Nei volti di molti partecipanti si legge la volontà positiva di trovare un’alternativa all’ennesimo aperitivo nei bar e a tutte le mani morte che turbano la danza nelle discoteche. Sono molte le persone che si fanno strada fra i poliziotti, quasi una gara di slalom. Questi sono i giovani che sperimentano delle forme nuove di socialità, non mediate dalla logica del profitto. Non si venera nessuna celebrità, nessun divo che dalla cima di un palco ci dice che drink bere e che tag usare sui social.

Non stupisce allora che molti dei poliziotti quella sera abbiano capito che noi operatori della riduzione del danno rappresentiamo lo Stato meglio di quanto la divisa possa fare nel contesto di un free party.
I nostri volantini pieni di spiegoni informano meglio di qualunque manganello sulla pericolosità, spesso fatale, di mischiare ketamina ed alcool. I nostri servizi di supporto psicologico, considerato uno dei quattro pilastri fondamentali dalla politica europea relativa al consumo di stupefacenti, non discriminano quanto i verbali consegnati a molti partecipanti alla fine della festa.
C’è stata consapevolezza da parte delle forze dell’ordine sul fatto che Neutravel rappresenti un altro punto di vista delle istituzioni, quello volto alla consapevolezza dei comportamenti a rischio, alla prevenzione delle dipendenze e all’informazione sull’uso degli stupefacenti.

Per questo motivo c’è stata mediazione e collaborazione con gli agenti di polizia che ci hanno permesso di entrare nell’area adibita alla festa in cui ci siamo presi uno spazio da dedicare ai nostri servizi: l’area chillout, il banchetto informativo e di prevenzione sugli stupefacenti e su tutto lo spettro dei comportamenti a rischio legati ai luoghi del divertimnto. Pezzo finale, la tenda del drug checking.
L’area chillout è la zona di tranquillità che accoglie chiunque voglia allontanarsi dalla frenesia del muro di casse, dalla pesantezza del volume alto. È il posto dove non si possono usare sostanze, fumare o bere. Per tutta la notte nell’area chillout abbiamo accolto molti giovani che sono arrivati impreparati ai tre giorni di festa. Diamo le coperte termiche, il cibo e soprattutto l’acqua. Disinfettiamo le ferite e, in una zona più appartata della chillout, teniamo sotto controllo le persone che hanno fatto un uso pesante di droghe e sono a riposare sulle nostre barelle. Da questa descrizione, se si da retta ai giornali, l’area chillout sembrerebbe una sorta di “antifesta” ma non lo è affatto: è qui che molti si mettono alla prova con la socialità della festa. Mille lingue, nuovi incontri, la musica diventa un sottofondo rispetto alla necessità primaria dell’uomo.

Un po’ lontana dall’area chillout c’è il tendone adibito al drug checking. Alla fine dei tre giorni segneremo che 78 persone avranno testato le loro sostanze e fatto uso del counseling che segue ogni test. Per ognuna delle persone che dentro quella tenda hanno compilato il questionario fornito dai volontari di Neutravel potevo contare sempre altre 4 o 5 persone a far gruppo al di fuori della tenda, aspettando incuriositi il risultato del test. Per i più interessati c’è la spiegazione scientifica: la “busta” viene sottoposta ad un’analisi spettrometrica tramite un piccolo ma costoso apparecchio chiamato “Raman“. L’entità dell’assorbimento della radiazione luminosa da parte del campione sottoposto viene confrontato con un database contenente la “traccia” spettrometrica di centinaia di sostanze. Il Raman permette di capire quali sono le sostanze contenute in una busta, droghe e tagli: un’analisi, detta qualitativa, che permette di capire di cosa si sta facendo uso, ma non in che quantità.

La parte fondamentale del drug checking avviene dopo che una sostanza viene analizzata. Senza sollecitare l’uso della sostanza i volontari di Neutravel chiedono in che modo è avvenuto l’acquisto, quale sia l’esperienza che si cerca nella sostanza e quale sia il livello di consapevolezza dell’utente una volta che è più chiaro che sostanza ha acquistato. Il volontario innanzitutto informa sui comportamenti a rischio relativi agli effetti della sostanza, quali siano le interazioni pericolose e fatali, i primi sintomi che avvisano di un possibile abuso. Oltre a questo il volontario di Neutravel si accerta che in ogni busta non siano presenti sostanze di taglio pericolose, come il NBOME, il mefedrone o i cannabinoidi sintetici, spesso presenti nel mercato degli stupefacenti nonostante la loro pericolosità. Se una di queste sostanze spesso fatali viene rilevata durante la fase di test tutti i volontari di Neutravel si preoccuperanno di informare ogni partecipante, distribuendo volantini all’interno festa e lanciando messaggi di allarme sui social network.

Data la paura di essere aggrediti dall’opinione pubblica gli organizzatori di eventi legali del mondo della musica elettronica come Movement, Club2Club e Kappa Future Festival a Torino, non permettono agli operatori di Neutravel di eseguire il drug checking. Il drug checking è tabù, tabù legato all’idea che una polvere bianca, senza provenienza e senza nome, non verrà ingerita. Per chi usa droghe non è così perchè l’esperienza personale, seppur fallace, e le dinamiche di gruppo hanno la meglio. Qui si inserisce l’operatore della riduzione del danno, che con la sua autorità preceduta dalla sua esperienza restituisce consapevolezza sul valore di ciò che è stato appena acquistato da uno dei tanti spacciatori.
Il lavoro degli operatori di Neutravel per il drug checking non finisce qui. Una volta finita la festa i dati vengono raccolti e analizzati dall’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), permettendo di capire come evolve il mercato nero degli stupefacenti ed il consumo di droga in Italia e in tutta Europa.
“L’ho presa nel club, mi ha fatto viaggiare sei ore. Mi sembra buona”. È così che ho conosciuto Giuditta al banchetto informativo. Mi dice che Torino è la citta della musica techno, puoi andare nei club oppure ti sbatti con la bici e vai ad una delle tante feste illegali, si chiamano le TAZ, nella periferia. Barriera, la Colletta o Parco Dora sono gli spot più utilizzati. A Murlo, lei e Teresa sono arrivate usando una delle tante app di ridesharing.

Teresa e Giuditta mi stanno ascoltando, spiego ad entrambe che serotonina e dopamina vengono rilasciate dalla MDMA in circolo e creano un’interazione neurotossica e che quindi i recettori vanno lasciati “riposare”. In testa ho l’immagine di me che scrivo nei miei appunti la stessa frase durante il training a cui Neutravel ci ha sottoposto. I loro occhi seguono la mia mano che apre il pieghevole giusto: il grande smiley sotto al titolo “Ecstasy” scompare e sulla seconda pagina il mio dito punta alcune delle parole chiave: “Battito”, “Idratazione”, “Colpo di calore”, “Mix pericolosi”, “Attacchi d’ansia”. Giuditta non ha ancora chiuso il marsupio nel quale ha conservato il pieghevole che Teresa già mi chiede se può prenderne un altro. Certo. Al banchetto informativo abbiamo centinaia di copie di pieghevoli informativi su ogni sostanza e per ognuno di queste ci sono gli operatori e i volontari del progetto Neutravel pronti a rispondare ad ogni domanda sul consumo, le interazioni, i rischi e le dipendenze del consumo di stupefacenti. Nel training mi hanno insegnato che non basta rispondere alle domande che la persona dall’altra parte del tavolo mi pone. Devo capire quali sono le sue paure, i suoi disagi rispetto alla situazione che sta vivendo. Tramite domande dirette ma non inopportune devo capire se oltre la curiosità sul nostro intervento c’è una richiesta di aiuto. Neutravel, dall’altra parte del tavolo, offre di tutto: acqua e cibo, pieghevoli informativi, supporto psicologico e interventi di primo soccorso.

Doma

Serotonina, dopamina, GABA. Queste erano alcune delle parole di Selene di Neutravel che poi dovrò cercare su Google. Una cosa di sicuro me l’ha trasmessa: con le droghe spesso 2 + 2 = 5. Ci ha spiegato che MDMA e LSD sono droghe sinergetiche e che l’effetto di entrambe viene amplificato. È meglio evitare, e se non si può evitare bisogna mantenersi su dosi minime per entrambe le droghe. Io ho sempre misurato gli acidi in termini di quartini: ne compri uno, lo dividi in quattro parti. Nel pieghevole che Selene ci ha dato parla di altre misure. Microgrammi. Poi come affrontare il “viaggio”. Cos’è uno stato alterato, come questo è influenzato da set e settings e da cosa deriva la “nausea” da acido. Ho il pieghevole in tasca, insieme a quello della ketamina. Ketch, mai provata, ma ne sono curioso, praticamente tutti i miei amici la usano.

Son passate le quattro del mattino, il buio fa spazio al crepuscolo. Giuditta e Teresa si son fidati, la MDMA può aspettare. Vincenzo ed io siamo ancora svegli, le nostre visioni cadono forti dai nuvoloni nel cielo che ci sovrastava allo spazio adibito agli artisti. Con le mani intrecciate fra i cavi di almeno dieci sintetizzatori riconosco Hesed. Arrivato a Murlo dalla Germania, come non si può riconosce l’equivalente techno di Jean Micheal Jarrè.

Alle feste i DJ o i musicisti si nascondono. Non c’è nessun palco ma solo un gazebo o qualche tavolo ben nascosto fra la folla danzante. Si fa così da sempre: niente idolatria, siamo tutti i partecipanti e non ci deve essere nulla che ponga distanza fra una persona e le altre.
L’unicità di Hesed e del suo collettivo però non può che essere riconosciuta. Un vero e proprio concerto, fatto di sintetizzatori, drum machine, apparecchiature homemade che riempiono il tavolo dal quale il segnale elettrico della sua musica raggiunge il muro di casse. Qualche beat e lo spazio davanti al muro si riempie. L’orologio ha superato le sette del mattino e si balla tenendo lontane le camionette della Digos che tagliano l’alba. Il sole rende finalmente riconoscibili tanti dei volti, tante delle persone che avevano accompagnato la mia danza per gran parte della notte.

Il bel tempo della prima giornata di festa è stata la giusta cornice per tanti dei sorrisi che mi hanno circondato. La famosa “presa bene”. Qualche pausa e mi son lasciato travolgere dalla musica fino al tramonto. Una ragazza mi ha regalato delle birre che accompagnano con un po’ di euforia le ondate di energia lisergica che al tramonto stavano oramai sfumando.

Durante la seconda notte abbiamo rimpianto i sacchi a pelo lasciati in auto. La stanchezza e il freddo sono stati alleviati dalle coperte isotermiche che i volontari di Neutravel hanno distribuito nell’area chillout. Non le abbiamo abbandonate finchè non abbiamo notato i primi falò. Mi sono confortato con il tepore del fuoco per tutta la mattina, per poi raccogliere le mie cose solo quando la musica si è abbassata ed ho intuito che la festa era arrivata al suo termine. Alle quattro di pomeriggio la musica scompare ed un fiume di persone volta le spalle al sound system: è il momento di andare. Mi ero riposato abbastanza per alternarmi alla guida. Io e Vincenzo eravamo saturi, saturi, saturi di divertimento. Il sole accompagnato dalla musica e dalla tribù danzante ha ucciso il lungo inverno.

Selene

In tre giorni di intervento penso di non aver dovuto svelare nessuna bugia. Nei festival e nei club i nasi aspirano le polveri nei bagni; gli “scambiamano” avvengono dietro le porte dei gabinetti. L’uso di sostanze collegato agli ambienti del divertimento, segreto di Pulcinella, nei Free Party è tollerato e questo, unito agli ideali di autogestione collegati a questo movimento, portano ad un maggior controllo nell’uso di stupefacenti e ad un intervento tempestivo nel caso di emergenze. L’informazione di cui Neutravel si fa portavoce in questi contesti non è ostacolata da tabù e stigmi e per questo molti dei partecipanti all’evento illegale acquisiscono una consapevolezza relativa all’uso di droghe che loro stessi ammettono esser nuova.

Oltre a tutto ciò che riguarda le droghe Neutravel si occupa di fornire un tipo di assistenza primaria (acqua, cibo, coperte, etc…) che fa sì che molte situazioni rischiose per chi arriva impreparato a tre giorni di festa non diventino un pericolo inevitabile.

L’esperienza di volontaria per Neutravel mi ha permesso di integrare nel mio percorso da assistente sociale comportamenti efficaci e pragmatici relativamente ai contesti legati al consumo di stupefacenti, allontanando le pratiche repressive e punitive completamente estranee ad ogni beneficio per la collettività.

Posted in Esperienze

Parlare di Viterbo 3 mesi dopo

Posted on 2021/10/22 - 2021/10/24 by bananatek

Nell’ultima settimana è girato su qualche gruppo telegram questo podcast: https://www.spreaker.com/user/nientedimeno/puntata-rave

Come prevedibile i commenti si dividono fra chi ritiene che si sia parlato abbastanza di Viterbo (tradotto: non si debba parlare di Viterbo) e chi pensa che invece si deve riflettere su quello che è successo allo Space Travel 2. Con questo post vorrei approfondire alcune delle tematiche messe in luce da “Jeff’ l’intervistato e in alcuni punti cercare di correggere delle imprecisioni che sono state fatte.

L’informativa della Lamorgese

Nell’intervista Jeff cita il bollettino della Lamorgese. Per esser più precisi si tratta di un’informativa presentata alla Camera, di cui carico l’estratto qui.

https://iravernonsognanopiu.noblogs.org/files/2021/10/uno.mp4
https://iravernonsognanopiu.noblogs.org/files/2021/10/due.mp4
https://iravernonsognanopiu.noblogs.org/files/2021/10/tre.mp4

Dinamo Press ha riassunto l’intervento della Lamorgese nei seguenti punti: 

  • un giovane qualificatosi come “ex partecipante ai rave” ha comunicato nella sera del 13 agosto ai carabinieri della compagnia Tuscania che si sarebbe svolto un party ma che la posizione esatta sarebbe stata comunicata dagli organizzatori solo dopo aver montato i soundsystem. Poi all’1 di notte del 14 agosto ha riferito la posizione;
  • all’1.55 la pattuglia dei carabinieri ha trovato, dopo 45 minuti di ricerca, un’area con impianti musicali già accesi e già occupata da migliaia di persone;
  • le caratteristiche dell’area – lontana dai centri abitati, buia e raggiungibile da diverse strade – hanno ritardato la sua localizzazione da parte delle forze dell’ordine;
  • 900 agenti di polizia si sono concentrati nell’area della festa durante i giorni di svolgimento;
  • alle prime luci del 14 agosto sono state stimate 4mila presenze, comprese famiglie con bambini;
  • non è stato possibile impedire l’arrivo di altre persone a causa delle difficoltà di controllo dell’area legate al tipo di territorio e alla sua conformazione;
  • nella punta massima la partecipazione è stata di 7-8mila persone;
  • l’alto numero di soggetti coinvolti, la presenza di minori e automezzi pesanti hanno spinto a realizzare un’operazione di dissuasione dei partecipanti invece di un’azione di forza;
  • lo sgombero dell’area, con il prevedibile ricorso a idranti e lacrimogeni, anche vista la conformazione rurale e le stoppie facilmente incendiabili, avrebbe determinato rischi di ordine
    pubblico, per la sicurezza pubblica e di incendi;
  • i vigili del fuoco sono stati sempre presenti nelle vicinanze dell’iniziativa;
  • è stata svolta una continua e costante pressione per rompere il fronte degli organizzatori e isolare quelli che volevano andare avanti fino al 23 agosto;
  • nel corso del rave si è registrata la morte di un giovane partecipante allontanatosi dall’evento per immergersi nelle acque di Mezzano;
  • sono state identificate 4.235 persone, di cui 784 stranieri, e segnalate all’autorità giudiziaria;
  • i principali reati ipotizzati: manifestazione non autorizzata e invasione di terreni;
  • sono stati controllati 1.441 autoveicoli, di cui 1.351 all’uscita e 90 nel tentativo di ingresso nell’area;
  • sono state sequestrate casse acustiche e materiali per l’allestimento di concerti, poi dissequestrati da autorità giudiziaria;
  • l’evento ha fatto registrare una denuncia per violenza sessuale;
  • dopo la conclusione del rave: i controlli non hanno riscontrato danni alla fauna, non avendo rinvenuto carcasse né animali abbandonati; il terreno è stato bonificato da una ditta specializzata; la società proprietaria della tenuta agricola ha chiesto un risarcimento danni;
  • l’utilizzo di chat private non accessibili pubblicamente ha permesso di far arrivare contemporaneamente e da più direttrici (non solo da nord, via Aurelia) migliaia di persone sul sito dell’evento;
  • la confluenza verso il sito del rave avvenuta da più direzioni ha potuto mimetizzarsi con l’aumento del traffico per Ferragosto;
  • sono arrivati partecipanti anche dall’estero, ma nessuna polizia europea aveva fornito informazioni sull’evento;
  • «gli organizzatori del rave hanno messo in atto un metodo capace di approfittare di tutte le circostanze favorevoli per aggirare i meccanismi di prevenzione che avrebbero potuto intercettare ed evitare l’evento» (letterale);
  • il temuto effetto focolaio che avrebbe potuto produrre il rave non si è visto. È questo il risultato di una specifica indagine epidemiologica condotta dalla Asl di Viterbo a 20 giorni dalla conclusione del rave. Non si sono registrati casi di positività nelle persone testate gratuitamente, tra cui figurano oltre a residenti della zona anche partecipanti al rave;
  • il fenomeno del rave non è affatto inedito, né soltanto italiano come dimostra quello svoltosi in Francia la scorsa settimana, nonostante i divieti, con 2mila presenze e conclusosi senza azioni repressive dopo alcuni giorni;
  • in Italia ci sono stati rave anche con molte migliaia di partecipanti anche negli anni precedenti, a eccezione del 2020 a causa della pandemia. Anche nel 2018 e 2019 [quando al Viminale c’era Salvini, ndr] si sono tenuti rave raffrontabili a quello di Viterbo per l’afflusso di migliaia di persone: Macerata, 17-23 agosto 2018, 1.500 partecipanti; ex centrale Enel di Montalto di Castro, settembre 2018; fabbrica abbandonata in provincia di Torino, 5mila persone, ottobre 2019; terreno agricolo in provincia di Alessandria, 2mila persone, giugno 2019. In nessuno di questi eventi si è intervenuto con la forza, se non quando è stato permesso da circostanze tempo, luogo e numero partecipanti. Come avvenuto anche recentemente a: Brindisi, Cagliari, Lecce, Massa Carra, Messina, Padova, Sassari e Torino;
  • questi casi segnalano una certa ripresa del fenomeno anche a livello europeo «evidentemente come reazione anche alle restrizioni legatealla pandemia».

Oltre ai dati oggettivi personalmente ho trovato interessante il fatto che la Lamorgese nei trenta abbondanti minuti in cui ha parlato non ha neanche lontanamente accennato alle origini  dell’evento sui cui l’informativa si è concentrata.

Non nutro minimamente dubbi che ci siano agenti di Polizia che abbiano una perfetta conoscenza di come nasce e si svolge un free party, perfino quali siano le motivazioni dietro questo fenomeno. Nell’informativa invece sono presenti errori grossolani, come ad esempio il fatto che la notizia del rave fosse circolata nei pochi giorni precedenti alla festa, e grandi mancanze, tra cui non aver dato nessuna forma ai collettivi che organizzano i free party e quali sono gli strumenti che rendono possibili tali eventi. È impensabile che dopo trent’anni di feste il rave party rimanga anche in questi contesti un’entità astratta e lontana, che come tale può essere solo ostracizzate dalle forze più conservatrici che governano il Paese.

La questione della comunicazione

La sottocultura rave in Italia e nel resto d’Europa, ha subito dei fortissimi cambiamenti nel periodo che va dal 2008 al 2015. I free party a cui assistiamo ora sono organizzati e costruiti esattamente partendo dagli schemi che sono stati sperimentati in quei sette anni. Di fronte ad una forte tecnologizzazione delle forze dell’ordine, il tempestivo e inarrestabile monopolio di pochissime aziende nella comunicazione di massa e l’assenza di una consapevolezza del digitale hanno reso gli strumenti che abbiamo ereditato ormai obsoleti. Mentre prima vari siti tra cui il più famoso quello di shockraver facevano da catalizzatore per i grandi teknival europei, ora i silos dei social media rendono insicure le feste, i gruppi pieni di ostilità ed infiltrati, fanno circolare speculazioni e informazioni false.

Questa debolezza nella comunicazione è stata una delle debolezze principali dello Space Travel. Mentre il flyer era disponibile già da settembre sulle storie di instagram, è mancata la coordinazione con gli altri ambienti antagonisti italiani, CSA e progetti di informazione indipendente in primis.

Va precisato che le due problematiche delineate, quella della comunicazione e l’altra della poca consapevolezza tecnologica, è un problema che viene affrontato dai collettivi di tutta Europa. In Italia però, rispetto ad esempio che in Francia e Repubblica Ceca, mancano esperimente in questo senso e le feste ne soffrono.

Autogestione e individualismo

Una grandissima problematica del tutto italiana invece è la fortissima atomizzazione che il movimento sta subendo. L’idea che in festa ognuno è per sè, che l’unico momento di azione collettiva è la carovana ad inizio o fine festa, e la totale mancanza di giudizio e cura nei confronti delle azioni dei raver che ci stanno attorno, potrebbe essere la pietra tombale del movimento.

La soluzione proposta dall’intervistato è tanto banale quanto difficile da mettere in atto perchè richiede un cambiamento culturale. Non ero presente alla festa dei Krashminuz ma ho visto varie volte le crew interrompere la festa o spegnere la musica per far fronte ad un problema di degrado o pericolosità.

La mancanza di azione collettiva invece, il fatto che nella testa di moltissime persone una delle idee fondamentali del free party, l’autogestione, si sia persa e abbia lasciato spazio al più totale
individualismo, dove ogni incidente non è tale finchè non coinvolge se stessi o la cerchia intimi di amici con cui si va in festa.

Conseguenza naturale di questo pensiero (o atteggiamento) è che il degrado e gli incidenti siano inevitabili alle feste di queste dimensioni. Non è assolutamente vero, e ne abbiamo una
prova (quasi) ogni volta che vengono organizzate feste da cinque mila, dieci mila, ventimila persone in Francia, Spagna e Repubblica Ceca. Niente morti, niente stupri, nessuna disgrazia e molte volte tanto supporto dalle attività commerciali locali e dai cittadini nelle vicinanze.

Il Teknival come prima esperienza

Nel podcast è stata detta una cosa che spesso si ignora in tante discussioni: lo Space Travel, come tutti i grandi teknival, è stato molto più accessibile rispetto alle taz che si svolgono ogni settimana e per questo è stata la porta di entrata in questa sottocultura per tantissimi giovani. Sono d’accordo con il pensiero che abbiamo fallito quando da questa festa se ne tornano ragazzi demoralizzati e a volte traumatizzati dalla quantità di degrado a cui hanno assistito.

Non va tralasciato che molte volte è invece la polizia a creare degrado e disordine nella festa. Quest’anno la taz a Redon ci ha  ricordato che anche una festa ben organizzata nulla può contro la violenza ingiustificata delle divise. È da chiedersi se dopo tutti gli sgomberi e la repressione a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni l’Italia sia stato il posto più adatto dove organizzare un ambizioso teknival di tre giorni. Con più attenzione infatti, il più grande benefit per i fatti di Redon è stato organizzato in Repubblica Ceca. Non ci spaventano certo i chilometri, l’intera sottocultura si basa sull’idea di viaggiare.

Criminalità organizzata

Non mi stupisco che il tema della criminalità organizzata sia stato affrontato solo brevemente nel podcast. Questo è un problema grande che affligge in maniera maggiore le crew italiane
rispetto alle altre nel resto d’Europa. Come ho visto fare in Spagna, Francia, Germania e Repubblica Ceca, i pusher, così come chi ha occhi solo per la droga, spesso vengono allontanati dalle feste. Lo spaccio in festa in Italia non è affrontato con la stessa serietà ma anzi ci sono dei collettivi che fanno della festa una grande copertura per organizzare due giorni di piazza di spaccio.

GABA Hop

Jeff nel podcast corregge l’intervistatore affermando che l’uso delle sostanze non è il motivo principale per cui le feste vengono demonizzate. Si fa l’esempio della cultura della goa e psytrance.

Si sarebbe potuto nominare la più mainstream cultura dell’hip hop che fin dalle sue origini newyorkesi è un movimento artistico estremamente legato al consumo delle sostanze. Negli anni ’70 il crack era l’epicentro di questa cultura, lo spaccio l’unica speranza per fuggire dai ghetti e dalle periferie. Nei ’90 nacque il weed rap, Dr Dre e Snoop Dogg fra i principali esponenti. Dal 2000 in poi, inquinando anche la cultura della trap, l’intera cultura si è spostata verso i “downers”, oppiacei e benzodiazepine: Lil Peep, Future, Lil Pump, J. Cole, Travis Scott, Juice WRLD fra i principali.

Nella scena trap italiana i downers accompagnano spesso la cocaina, che però rimane prima di tutto un simbolo di successo, privilegio e arroganza. I riferimenti alle droghe sono sempre importati: “Nike più prometazina” (FSK Satellite), “Mens sana in corpore sana 200 gocce in corpo Xanax” (Ketama126), “La bottiglia è sempre purple, il mio umore sale e scende” (Sfera Ebbasta), “Bevo lean, vado down, down” (Drefgold).

Violenze sessuali

Su questo tema voglio solo fare delle precisazioni su quello che è stato detto durante l’intervista.

Jeff ha ricordato che in Italia alla fine degli anni novanta c’era molta sensibilità relativamente al problema della parità di genere: oltre ad Anna Bolena e al “suono di Roma”, approfondito in questo articolo mi viene da nominare Ixindamix, una dei membri di Spiral Tribe che di recente ha pubblicato un vinile con Maskk di Kernel Panik, anche lei presente allo Space Travel. Una bella intervista è disponibile qui.

Nell’intervista vengono anche citati i collettivi “sessfem”. Ad esser precisi “sessfem” si riferisce ad una pratica, in inglese “femsex” praticata da alcuni collettivi femministi.

La mia esperienza in tutta Europa mi ha sempre fatto vivere la festa come uno spazio di liberazione sessuale, uno spazio sicuro dove la questione delle tematiche di parità, genere e sessualità viene affrontata non solo con le parole e gli striscioni, ma anche col proprio corpo. Io personalmente non ho mai percepito una grossa disparità di genere. Il free party deve rimanere “il luogo fisico e di immaginario scandaloso”, ma non certo per le violenze sessuali. 

Posted in Esperienze, Media

Freedom Day

Posted on 2021/07/24 - 2021/07/24 by bananatek

Il mio marsupio stava prendendo la polvere ormai da troppo tempo. Ho passato tutto il triste inverno londinese a saltare di bar in bar: Camden, Hackney Wick, Dalston, perfino i locali posh di Soho. Una sera ero finito a cercare le info in un rooftop bar di Shoreditch, e la situazione non poteva essere più triste di così.

Sono un italiano emigrato per lavoro ed i miei unici amici qua sono i miei due coinquilini. Questo significa che come la stragrande maggioranza dei londinesi ho passato i primi weekend dalla riapertura dei locali a bere nei bar del centro. Non deve meravigliare che lo scorso sabato si preannunciasse come il solito pomeriggio al Rocksteady di Dalston. Mi dirigo lì quando non so più dove andare a parare, che coincidentalmente è proprio quando chiamano l’ultimo giro dell’happy hour.

Per fortuna ho la parlantina facile e ho attaccato subito bottone con questa coppia di francesi che mi ha chiesto un paio di cartine. Incuriosito dal fatto che avevano guidato per due ore da Leicester li ho interrogati sul motivo del loro viaggio: non potete immaginare la mia faccia quando mi hanno rivelato che erano venuti per una festa. Lui un raver old school: Kernel Panik, Heretik, Crystal Distortion, lei che per una festa era arrivata fino al CSA Auro, in Catania. Non ho neanche dovuto chiedere che ero già in auto con loro.

Abbiamo guidato per più di quaranta minuti. Sembra molto ma eravamo ancora in periferia di Londra quando abbiamo parcheggiato: le indicazioni che erano arrivate alla coppia francese per messaggio ci avevano portato ad un ponte dove un ragazzo, fermo su un muretto, ci ha dato un’occhiata e poi chiesto se eravamo lì per la festa. La sentinella.

Il ragazzo ci dice di prendere una stradina sterrata, impercorribile in auto. Non facciamo neanche cento metri che una massa di ragazzi in jeans, profumo e camicia ci viene incontro e ci annuncia che la festa è finita: “Police… shutdown”.

Ci fermiamo a parlare con il ragazzo del muretto. Anche lui stupito da tutte quelle persone che se ne stavano andando, tira fuori il telefono: surprise surprise la polizia aveva sì sgomberato una festa, ma non la nostra!

Ci incamminiamo, avevamo davanti a noi qualche chilometro di strada buia e sterrata.

Melting Pot

Siamo arrivati e abbiamo trovato un’altra sorpresa: la musica era spenta e la crew ci ha chiesto venti sterline per stare lì. Non c’era neanche un sound system ma due casse attive montate sul treppiedi.

Andiamo al bar dove una ragazza russa ci spiega che la crew era impegnata a parlare con la polizia che stava portando a passeggio i cani. Era preoccupata, erano alla quarta festa ed era la prima volta che gli amici in blu davano problemi.

Quel silenzio è durato poco meno di mezz’ora; si sono accese le spie degli speaker e abbiamo capito che ci aspettavano dieci ore di psytrance. In realtà dieci ore di psytrance non è proprio che siano la mia idea di serata ideale. Non è un caso che io non sia mai stato ad uno dei tanti festival che vengono organizzati in Italia, Spagna ed Est Europa.

Fortunatamente a tutta quella forest si è alternata tantissima goa, qualche pezzo psytrance più mainstream e a momenti anche della breakbeat. Nelle settimane che hanno seguito quella taz abbiamo capito che la scena qui è musicalmente molto eterogenea rispetto al resto d’Europa: nei flyer si trova di tutto, dalla gabber alla dnb, dalla psytrance alla techno, a volte perfino l’house di qualche dj indie che appare su soundcloud.

Nonostante ci sia musica per tutte le orecchie non c’è la cultura del sound system che si trova nei free party più a sud nel mondo. Le crew montano semplicemente due speaker attivi, una console e un generatore. Questa è una decisione molto pratica: appena arriva la polizia delle persone caricano l’attrezzatura e in un batter d’occhio spostano la festa in un’altra zona di Londra.

L’aspetto più bello e d’impatto di questa taz è stata tutta il multiculturalismo che ci ha circondato. Abbiamo ballato con dei portoghesi, greci, polacchi ed ucraini, francesi e tedeschi, spagnoli
ed i russi della crew. Una ragazza canadese, Aria, che ha notato la mia maglia del XM24 mi ha chiesto se fossi nuovo. Mi ha spiegato che la scena inglese è piuttosto viva, specialmente in Scozia e nel sud del paese.

(video rilasciato col consenso degli organizzatori)

https://iravernonsognanopiu.noblogs.org/files/2021/07/alter_native_waves_10000000_1312063516279318_8870254754373721402_n.mp4

Pochi kilowatt, ma buoni

Una parte di me è stata dispiaciuta di non essersi trovata alla teuf di 40kw su cui ci si poteva imbattere in molte delle feste in Francia, d’altro canto il motivo per cui questa festa mi rimarra impressa è sicuramente il calore con cui le persone mi hanno accolto che è permasto per tutte le settimane a venire. La situazione delle restrizioni ha reso molto difficile socializzare a Londra ed è proprio grazie a questa festa che la situazione è cambiata. Aria, appena mi ha visto che stavo girovagando da solo si è preoccupata di chiedermi come mi stavo trovando a Londra, presentarmi i suoi amici con cui era venuta, condividere il contatto di due ragazze che squattano nel mio quartiere.

Dal momento in cui si è presentata non mi ha lasciato dieci minuti solo e con lei mi sono circondato di mille facce nuove, mille pronuncie differenti. Nonostante la musica non abbia disturbato minimamente le anatre del fiume che scorreva lì vicino è stata sufficiente per scacciare la solitudine dalla mia nuova vita in Inghilterra.

 

K. D.

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Reborn Tribe – quella volta che non ho ballato

Posted on 2020/09/27 - 2021/12/03 by bananatek

Prima di quel giorno l’unica volta che ero uscito di casa alle 11 di mattina per andare ad un TAZ era stato per il Tek Steve All, quasi nello stesso periodo dello scorso anno. Bruce si era offerto di guidare e saremmo dovuti arrivare a Massa Carrara per Joe. Rendevouz alle sette di sera su uno delle uscite dell’autostrada Parma-Spezia. Bruce odia guidare, si è capito fin da subito, per fortuna la compagnia ha alleggerito il viaggio.

Il motivo principale per cui eravamo riusciti a convincere Bruce era il luogo della festa, si era deciso di fare tutto in montagna. Quella sera in quella zona stava piovendo e non abbiamo neanche fatto in tempo ad arrivare a Parma che spostarono il rendevouz in una piccola città verso Siena. Avevo già iniziato a imprecare, si iniziava a presagire che avremmo percorso più di mille chilometri in quel weekend. Verso le 11.30 sono iniziate a girare le info. A quel punto noi avevamo dapoco parcheggiato all’uscita dell’autostrada.  Sicuramente dovevamo dirigerci verso uno dei capannoni che si potevano intravedere già dall’autostrada.

Non riuscimmo a fare neanche cinquanta metri che trovammo già delle volanti e l’ambulanza: non capivamo, era troppo presto. A quanto pare in quello stesso momento un locale improvissato aveva organizzato una festa poco lontano dal posto scelto dalle crew e ambulanza e polizia erano dovute intervenire per un incidente. Nello stesso istante una carovana di veicoli si stava muovendo oltre. Pessima coincidenza.

Non mi piace parcheggiare la macchina dentro la festa ma non avevamo neanche voglia di fare avanti e indietro. Abbiamo fermato dei ragazzi che ci hanno aiutato a trasportare tutto. Se mi fosse data la possibilità di scegliere la nazionalità del gendarme con cui fermarmi a parlare sceglierei tedesco. Poi un francese, per ultimi gli italiani. Stavolta però era un’occasione troppo ghiotta per non fermarmi a fissarli ed ascoltare le loro parolea agitate. Quattro uomini, una donna, ho ben chiaro in testa il volto del poliziotto con la FFP2 che incredulo domanda agli altri che cosa avrebbero dovuto fare. Potevo respirare quella nube di agitazione e rabbia che li circondava, io di mio ero sì tranquillo ma anche fremante per l’eccitazione: in festa si è tutti protagonisti e questa volta mi aspettava un ruolo che avevo scelto.

 

Ci siamo palesati prima con i Karma, poi con i Blackdrop e Carrakas. Abbiamo riconosciuto i Metal Slug dalla scorsa stupenda festa in Puglia e infine i Soundlab Corp.

L’inizio della festa è sempre un momento magico. Decine di persone senza nome che si muovono frenetiche come formiche e disordinate come api, tutte con l’obiettivo di mutare un luogo di abbandono in un luogo di festa e collettività per almeno una notte. Quando le persone sono ancora poche e c’è tutto il tempo per scrutare lo spazio in trasformazione.

Quella sera, questo primo momento, tutto in potenza, è durato pochissimo. Una volta che abbiamo trovato lo spazio per lo stand di RDD ho visto tutto con più chiarezza e mi sono spaventato. Pensai che ci eravamo messi in un cosa più grande di noi. Non io, Joe e Bruce, tutti, crew e raver, non dovevamo essere lì.

Non si potevano levare gli occhi da terra perché essendo un ex colorificio a terra c’erano tutti pozzetti e canaline, piuttosto profondi per rimanere imbarazzati con le nostre garze da primo soccorso. Inoltre non era possibile ricoprirli tutti con le macchine. Oltre a questo cadevano pezzi di vetro dai tetti dei tre capannoni: per il resto della notte fra le tante cose andammo in giro a spostare le persone che pisciavano ai bordi. Lo spot della festa era troppo vicino alla città e sono arrivati taxi a frotte. Posso dire di non avere una bella opinione sul tipo di persona che arriva in taxi alla festa.  A questo si sommava l’età dei ragazzi che scendevano dai taxi fatti fermare a due metri dal cancello che ci separava dalla strada. Non avevo dubbi, quelle persone non dovevano essere lì. Si stavano raccogliendo molte persone dalle città più vicine, gente interessata più al libero consumo della droga che alla musica e alla festa. Questo gruppo si concentrò principalmente nello spiazzale antecedente ai capannoni, a formare una sorta di barriera fra la polizia e i raver. Quello spiazzale ha raccolto le situazioni peggiori della festa dovute per altro al tipo di persone che crede che autogestione significhi che ognuno pensa a se stesso.

 

Prima di metter piede in quello spiazzale erano quasi cinque anni che non vedevo qualcuno consumare crack. Le molte bancarelle nel terzo dei capannoni, quello più grande, avrebbero dovuto aiutare ad allegerire  l’atmosfera ma un triste posizionamento dei generatori aveva invece reso l’aria troppo pesante. Non abbiamo passato troppo tempo in quello spot proprio per questo motivo. Giusto il tempo di posizionare i sacchetti della spazzatura più volte durante la serata e qualche saluto ai ragazzi della pizza. In questa scena a mancare era solo la chillout. Avevo preso accordi che del materiale e dello spazio per la chillout se ne sarebbe occupato un altro collettivo. Non me ne preoccupavo, avevo preso accordi con loro e mi avevano assicurato sia un tavolo (non avevamo spazio in macchina) e che avrebbero organizzato un baretto lì accanto. Una volta lì mi sono reso conto che non avevano ben presente la forma che volevano dare a tutto ciò. Sono finiti col montare un impianto attivo così la chillout si è trasformata nel terzo stage.

Mi stavo disperando. Almeno ci hanno rimediato altre panchine e altri tavolini che hanno svolto molto bene il loro ruolo per tutta la giornata.

Una mia amica dice sempre che ci sono feste come quella di Cirié a cui non aspetti altro che andartene. Questa volta la sensazione era che non volevo nemmeno trovarmi lì. Ero in forte conflitto con l’impegno che avevo preso e con il buono spirito che mi portavo dietro da tutta l’estate di feste con le stesse crew e le bellissime TAZ che avevano organizzato. Ho realizzato solo dopo che paradossalmente la collaborazione di tutte quelle crew, Carrakas, Metal Slug, Mystic Pharm, Karma, Black Drop, Hertz Tribe, Tortuga Sound System, Karma Sound System, Burned Brainz, Cerberus Mane, SoundLab Corp, Syntek Tribe, Vortikal, Psycosomatik, System Rebel e altri che sicuramente non ho riconosciuto, aveva contribuito all’entropia piuttosto che arginare il caos. A tutta la situazione si sarebbero aggiunte due variabili: le forze dell’ordine e i partecipanti. Solo uno di questi due elementi ha placato la babele.

Appena finito di montare lo stand ho notato un ragazzo che stava facendo una storia su instagram. Questa volta ho raccolto un po’ di coraggio, o meglio ho eclissato il mio imbarazzo, mi sono diretto verso di lui e gli ho chiesto di non pubblicare nulla. Si è fermato, mi ha lasciato spiegare quello che penso delle foto e delle storie pubblicate online della festa e senza alcuna forzatura ha cancellato le ultime cose pubblicate, poi le foto e ha messo il cellulare in tasca.

https://iravernonsognanopiu.noblogs.org/files/2020/10/mainvideo.mp4

Era la prima volta che avevamo preso la responsabilità di allestire uno stand di rdd autonomamente. Qualche giorno prima ero andato da Neutravel a prendere del materiale: tre rotoli di stagnola, due siringhe e quattro dosi di naloxone, centinaia di pieghevoli informativi, una ventina di pacchetti di chewingum, varie bottiglie di succo e due chili di caramelle, un centinaio di pacchetti sigillati singolarmente che racchiudevano pippotti o cannucce, preservativi, due caramelle e uno sticker di Neutravel. A questo abbiamo aggiunto liquido igienizzante a volontà, una trentina di litri d’acqua e scottex, qualcosina per il
primo soccorso. Per dovere di cronaca dirò che ci son stati sia i soliti che hanno scambiato lo stand per un bar – Ehyyyyyyyyy mi fai un gin tonic? – e chi ha provato in ogni modo a lasciare un offerta. Quello che mi ha stupito è stato che almeno un membro per ogni crew è venuto a parlarci, ringraziarci più volte e uno di questi si è pure offerto di pagare tutti i costi di cui ci eravamo fatti carico. Ognuno di questi, così come molte altre persone, ci hanno chiesto se avevamo la possibilità di fare test colorimetrici. Per tutta la sera c’è stato molto interesse per questo e benché abbiamo dato informazioni quanto possibile ci è dispiaciuto molto che non ci siano arrivati i reagenti in tempo.

Acqua e gel sono stati usati da tutti, abbiamo distribuito tantissimi pippotti e chewingum e tutti gli adesivi. Dare i pieghevoli in maniera efficiente è stato difficile. Il fattore limitante è stato il fatto che abbiamo lasciato pochissimo materiale sul tavolo e consegnato ogni singola cosa a mano una persona alla volta per evitare il più possibile i contatti.

Personalmente le conversazioni più interessanti sono state con i più giovani. Di tanto in tanto giravo fra gli stage e mi sedevo a parlare con chi si stava facendo una riga. Non c’è stata una persona che mi abbia risposto male o con freddezza ma disgraziatamente ogni volta ho dovuto spiegare perché non scambiarsi i pippotti. Con la gente attorno allo stand abbiamo discusso del solito: il lavoro di Neutravel e le realtà simili in Italia, le combinazioni da evitare, i siti da cui informarsi. Ho dedicato molto tempo ai ragazzi che provavano per la prima volta sostanze, tutti mdma o ketamina.

Ad un certo punto vari gruppi di ragazzi ci hanno portato varie buste di ketamina che avevano comprato chiedendoci di testarle o provarle. Chiaramente non abbiamo potuto fare nulla di tutto ciò ma la ketamina era visibilmente di scarsa qualità. Fra questi c’era una ragazza con cui ho passato una buona mezz’oretta a parlare di dissociativi e dipendenze. La mattina poco prima che ce ne andassimo la ragazza è tornata allo stand ringraziandoci e abbiamo ripreso a chiacchierare per un po’. Il numero di episodi spiacevoli non è stato minimamente comparabile alla quantità di interazioni positive con i vari gruppi intorno allo stand. Prima dell’alba un ragazzo mi ha chiamato per assistere una sua amica che stava vomitando per la ketch e l’alcool. L’abbiamo pulita, per quanto possibile, e sistemata stesa su un fianco in un punto in cui potevamo tenerla d’occhio.

La situazione dello spaccio era particolarmente brutta ed ha contribuito al degrado. Nell’ultimo anno mi ero abituato ai camper francesi che sì, preparano sostanze in loco ma vendono generalmente quantitativi di poco conto e si uniscono alla festa. Al reborn un intera parte del capannone fu occupata da camper i cui proprietari non sono scesi un istante per prender parte alla festa. Spacciavano e sussurravano i soliti nomi di strada quando ti avvicinavi. Ad un certo punto abbiamo fatto largo a degli operatori della croce verde arrivati per recuperare un ragazzo che si è rotto la caviglia in una canalina proprio fra due di questi camper. Per un momento mi sono sentito in imbarazzo, gli operatori tutti imbardati per proteggersi dal covid, il ragazzo in mezzo a due file che partivano dalle finestre dei camper e il solito che urlava”ketamina, pasticche, coca” ad un metro dalla barella. Esattamente l’immagine che alcuni di noi protestano.

Il ritorno in macchina è stato molto tranquillo e ci siamo svagati fra soste, passeggiata in un paesino e gelato. Tutto questo chiaramente dopo aver dormito.
Il terrore iniziale dovuto al posto scelto e alla disorganizzazione dei collettivi è stato alleviato dal calore e dalla buonissima predisposizione di tutti i partecipanti. Siamo stati aiutati nel distribuire i sacchetti, pulire a terra e tutti gli scambi sono stati positivi e ben accolti.

C’erano anche molti banchetti, tra cui dei copycat dei Mutoid Waste Company, una pizzeria, paninari, bigiotteria, tutti che davano una prova migliore dei camper al bordo. Mi son preso molto tempo prima di scrivere questo report perché il Reborn è stata una festa a cui non avrei voluto partecipare.

Senza dubbio posso dire che una parte dell’esperienza è stata positiva, la cura dello stand di rdd ed ogni singola interazione con le persone intorno a noi tre mi ha reso felice e fiero di dare così tanto a questo movimento e mi ha ricordato in ogni istante cosa significhi autogestione. Allo stesso tempo l’ostilità del posto, la freddezza e l’estraneità di chi aveva abbandonato la festa per riversarsi a pochi metri dalla strada concedendosi solo alla droga e il numero di persone sicuramente eccessivo mi fa pensare che per un giorno abbiamo preferito ritirarci ad occhi chiusi dalla realtà così come dai principi con i quali ci opponiamo ad essa.

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TAZ Mad Family Crew & Vortikal & 03 Unit

Posted on 2020/09/19 - 2020/09/20 by bananatek

Quello che segue è il racconto di Eccchestorta che si è offerta di raccontarci la sua esperienza alla recente TAZ organizzata da Mad Family, Vortikal e 03 Unit con il supporto di Torpedo.

Ciao Eccchestorta, grazie per questa intervista. Ci vuoi dire brevemente chi sei?
Ciao, sono una ragazza di 18 anni e vado in festa da circa un anno. La prima volta è stata per il mio ultimo compleanno. Pensavo fosse una festa tranquilla organizzata esclusivamente per e invece mi sono ritrovata al mio primo rave.

Beh, la sorpresa di compleanno che tutti vorremmo. Questa intervista si concentra sulla tua ultima esperienza, alla TAZ di Mad Family e Vortikal, in nord Italia. Cosa ci racconti di questa TAZ?
Allora, partiamo dal principio. Sono partita con il mio gruppo da Milano. Il viaggio è stato piuttosto tranquillo, non abbiamo incrociato neanche uno sbirro. L’infoline era attiva dalle nove e neanche l’una che eravamo già lì.
In pochissimo tempo ho perso di vista i miei amici. Io di mio non ho perso tempo e mi son tuffata subito sotto cassa. Avevo con me una felpa che purtroppo ho perso il giorno seguente. Si vedeva qualche tenda piantata qua e là.
Non eravamo tanti, più o meno lo stesso numero di persone che alla mia ultima TAZ (Bouncing Mountain) ma eravamo tutti ben predisposti.
Si respirava una buonissima atmosfera. Ogni tanto ho rischiato di cadere ma erano tutti subito lì ad aiutarmi. Per il caldo opprimente al secondo giorno mi son tolta le scarpe senza pensarci ma pochi minuti dopo me le hanno fatte rimettere. Non ho capito bene perché, ma sicuramente è stato un bel gesto. Nessuno vedeva solo per se stesso ed erano tutti pronti ad aiutare il prossimo.

Sicuramente ti hanno fatto rimettere le scarpe perché ti saresti potuta tagliare i piedi sul terreno non curato. Quella che ci descrivi è una bellissima situazione: è sempre così in festa?
Guarda, alla mia prima festa la cosa che mi aveva subito colpito erano le persone vestite in maniera così stravagante. Io di mio ero un po’ allucinata ma non avevo mai visto gente vestita in tal modo. Mi incuriosivano, ma poi ho iniziato a notare che tutti mi sorridevano, alcuni benché sconosciuti mi salutavano, si rivolgevano a me senza farsi alcun problema.
Fa molto piacere. Nonostante la prima volta questo mio amico mi teneva quasi come sotto la sua ala, soprattutto per evitare le persone che ballano in maniera più brusca. Ti può sembrare di essere in pericolo ma poco alla volta ci si adagia su questo ritmo e tranquilla inizi anche te a ballare così. Sono piccolina e bassa ma non mi importa, in festa mi sento più tranquilla e rilassata, anche come donna mi sento come tutti gli altri. Quello che mi piace delle feste è che nessuno ha pregiudizi.

Torniamo alla TAZ ora.
Il muro di casse era formato da tre colonne. Intorno a me c’era gente che giocava col fuoco e faceva giocoleria. Hanno fatto un lightshow spettacolare e mi ha intrippato tantissimo una spirale di luci proiettata su un albero. Se ti allontanavi dal muro c’era un bar e un altro tendone dove si cucinava la pasta mi sembra. Per altro se portavi dei sacchi della spazzatura ti davano da bere in cambio. Infine c’era uno stand in cui vendevano vestiti.

C’è un dettaglio che non può essere tralasciato: la meticolosa cura del posto. Il giorno dopo, non solo quelli della crew ma tutti ci siamo messi a pulire. Io stessa ho aiutato sia a pulire a terra che a smontare.

Il vero spirito dell’autogestione. Molti dicono che una differenza marcatissima fra le TAZ rispetto alle “localate” sia proprio che ognuno non è solo spettatore ma è partecipe nella gestione della festa. Tu sei la festa, no?
Direi proprio di sì. Sono complice anch’io del rave e di ciò che succede. Almeno io mi sento così.

Ultima domanda: cosa ti rimane da questa festa?
Sono molto soddisfatta, come dire? Tutta la settimana combattiamo con il resto delle persone che ci guardano male anche soloper il semplice modo di vestirci; è abbastanza pesante se ci pensi. Ora invece mi sento sollevata, senza pensieri almeno per un po’.

Grazie Eccchestorta, Sei stata super gentile a rispondere a tutte queste domande. In conclusione all’intervista vorrei lasciarti dello spazio. Usalo come vuoi, parole libere.
Spaccarti a merda è figo si ma se poi non ti ricordi nulla della festa non ha molto senso. Penso di aver finito ahahah.

https://iravernonsognanopiu.noblogs.org/files/2020/09/light_show.mp4

Un commento dagli editori

Lunedì abbiamo saputo attraverso i giornali che uno dei tassisti che
ha accompagnato dei ragazzi alla festa è stato aggredito.
L’articolo dal quale siamo venuti a sapere del fattaccio è il
seguente:

Circondato dai ragazzi del rave che hanno tentato di derubarlo
scappando senza pagare la corsa. E’ la disavventura capitata a un
tassista torinese di 45 anni che, nella notte tra sabato e domenica,
ha accompagnato un gruppo di ragazzi a Reano, a due passi da una zona
boschiva dove era in corso un rave party. La comitiva è partita da
Porta Susa intorno alle 23. Alla centrale dei taxi è arrivata una
chiamata da una ragazza che ha prenotato quattro taxi per portare 28
persone a Reano.
Le auto sono partite a scaglioni dalla stazione e il tassista
aggredito è stato l’ultimo ad accettare la corsa. Ha caricato in auto
6 ragazzi, tutti giovanissimi, in arrivo dalla Liguria che gli hanno
dato indicazioni sulla destinazione: Reano, nei boschi della collina
Morenica, uno dei posti preferiti dai frequentatori dei rave party.
Arrivato a destinazione, circa mezz’ora dopo, il tassista si è visto
circondare la macchina da un gruppo di ragazzi che hanno aperto
dall’esterno le portiere, neutralizzando i blocchi di sicurezza alle
porte. I ragazzi sono scesi senza pagare e, mentre l’autista tentava
di farsi consegnare il dovuto per il trasporto, un altro ragazzo ha
rubato dal cruscotto il cellulare che serviva al tassista per gestire
e accettare le corse.
L’uomo è riuscito a raggiungere il ladro e bloccarlo recuperando il
cellulare ma subito dopo il gruppo di ragazzi si è dileguato nei
boschi senza pagare, e con loro anche il gruppo di amici che li ha
aiutati ad allontanarsi. L’uomo ha avvertito i carabinieri anche se al
momento non ha ancora sporto denuncia per l’accaduto.

https://archive.is/2hnWJ

È incommentabile l’ immaturità e la banalità con cui un gesto del
genere è stato compiuto. Oltre all’infamia e alla codardia di un’azione compiuta in branco da dei ragazzetti nei confronti di una
persona che non ha fatto altro che aiutarli, hanno rischiato di
compromettere decine di ore di preparazione e la ben riuscita di tutta
la festa. Chiaramente se si fosse venuto a sapere della violenza
commessa durante la festa i ragazzi sarebbero stati cacciati.

Il sistema di segretezza delle info dovrebbe servire proprio ad
evitare queste situazioni. Evitate di regalare le info alla gente
conosciuta in treno.

Posted in Esperienze

Teknival Pinerolo 2007 – Memorie

Posted on 2020/08/25 - 2020/08/25 by lasagnatek

Nel 2007 ero ancora un bambino e non ero certo venuto in contatto con il mondo che cerco di dipingere in questo blog. In questi piatti mesi estivi mi è tornata in mente la rassegna stampa di pinerolo::molesta che avevo letto quando avevo solo 15 o 16 anni, quando sognavo di far parte anch’io del popolo che balla.

Questo post è diviso in tre parti. Iniziamo riproponendo la rassegna stampa insieme a tutte le note sull teknival che comparivano originariamente su pinerolo::molesta. Nella seconda parte si trovano alcune memorie dell’esperienza raccolte da diverse mailing list. Il post si conclude con il reportage fotografico di Rav’est, un blog di alcuni raver del Grand Est della Francia.

Questo per noi è anche un lavoro di preservazione culturale. Molti degli articoli che compaiono non sono più disponibili in rete. Inoltre molte delle immagini compaiono in forma ridotta e non sono visualizzabili per intero. Qualora qualcuno dei nostri lettori fosse in possesso degli originali, vi chiediamo di scriverci per completare insieme questo sforzo.

Parte I | pinerolo::molesta

Pinerolo Teknival 2007

Da venerdì scorso Pinerolo (o meglio, Baudenasca) è attraversata dal Teknival (non disponibile) di Ferragosto. Al di là di ogni commento o giudizio, riportiamo un po’ di rassegna stampa sulla cosa, anche perchè vengono riportate alcune interessanti proposte bipartisan sul controllo degli eventi non atorizzati, con Merlo e Ghiglia che si trovano stranamente (sic!) d’accordo. Già nel 2005 il teknival estivo aveva fatto tappa qui, con interessanti polemiche estive. Questo un video dell’evento.

Queste le foto. (Non più disponibili)

Teknival 2007 – Baudenasca.

Corriere dela Sera – Musica: gia’ in 12mila per rave party Baudenasca(non disponibile)

TORINO – E’ cresciuto notevolmente il numero dei giovani giunti a Baudenasca per il gigantesco rave party improvvisato nell’area demaniale alla periferia del paese. Dai 4.000 di stamani si e’ passati a quasi il triplo nel pomeriggio. I partecipanti sono accampati in una zona priva di servizi igienici, ma il sindaco di Baudenasca ha deciso l’invio di alcune autobotti per distribuire acqua alle migliaia di persone accampate sotto il sole. La folla di ravers dovrebbe crescere ancora nei prossimi giorni, raggiungendo il culmine a Ferragosto. (Agr)

Repubblica – Pinerolo invasa dai giovani per il rave. Il mega party durerà fino a Ferragosto

TORINO – Pinerolo in poche ore si è ritrovato il 50 per cento di abitanti in più, grazie ad un rave party non autorizzato che andrà avanti fino a Ferragosto. Le campagne di Baudenasca, una frazione del comune torinese, sono state invase da migliaia di ragazzi, 12-13 mila secondo le forze dell’ordine, accorse per l’evento.

I giovani, arrivati da molte regioni italiane e da Francia e Inghilterra, si sono accampati in un’area demaniale un tempo usata per manovre militari. Ascoltano musica a volume altissimo e consumano alcolici. Dai 4.000 della scorsa notte il numero è triplicato oggi e potrebbe crescere ancora nei prossimi giorni. Il raduno, infatti, dovrebbe durare fino a al 15 agosto.

Il sindaco di Pinerolo ha deciso l’invio di alcune autobotti per rifornire d’acqua le migliaia di giovani, accampati sotto il sole e senza servizi igienici. Le forze dell’ordine controllano il rave a distanza. Finora sono stati arrestati due giovani francesi, un uomo di 23 anni e una donna di 25, sorpresi in auto con 50 cd contraffatti e un coltello.

Intanto, sul raduno intervengono alcuni esponenti della politica. Giorgio Merlo, deputato e presidente torinese della Margherita, invoca una legge che regolamenti manifestazioni come il party di Baudenasca. “Non è più tollerabile – afferma – che siano disciplinate solo con un regio decreto. E’ venuto il momento di affrontare a livello legislativo un problema che non può essere rubricato a semplice manifestazione musicale e di pacifica aggregazione, oltretutto non autorizzata”.

Più drastico Agostino Ghiglia, presidente provinciale di An, chiede un intervento del prefetto di Torino per “bloccare immediatamente un raduno non autorizzato dove si sa benissimo ciò che accade e di fronte al quale non si può fare finta di non vedere e non sapere”.

La Stampa – L’orda dei 40 mila, incubo del rave

Pinerolo. Gli indiani hanno cominciato a montare l’accampamento che erano le tre di venerdì notte. Giuseppe Anselmo – che abita lì a cento metri – li ha sentiti arrivare. Si è affacciato alla finestra della stanza da letto, ed è stato assalito dallo sconforto. «Ci risiamo». La stradina sterrata che porta al galoppatoio militare di Baudenasca – minuta frazione a una manciata di chilometri da Pinerolo – era già assediata dalla tribù che balla. E si muove come uno sciame compatto: camioncini, camper, furgoncini Anni Settanta e auto stipate all’inverosimile, zeppe di giovanotti, punkabbestia sbucati da mezza Europa. Il popolo del Teknival, il rave party di Ferragosto, si è dato appuntamento in questa radura sulle sponde di quello che una volta era un fiume, il Chisone, e ora che l’acqua scarseggia appare una desolata distesa di sassi.

I timori
Ieri pomeriggio erano già quasi 20 mila. Ma la marea è destinata a montare. I carabinieri, che sorvegliano l’area, hanno chiesto rinforzi urgenti: temono che per Ferragosto il party più grande d’Europa potrebbe diventare anche il più affollato di sempre, 30-40 mila ragazzi da Francia, Spagna, Belgio, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia e persino Irlanda. L’Europa unita nel nome della musica techno: i sound system – una quindicina, sparsi qua e là nella radura – hanno cominciato a martellare il popolo del Teknival a mezzogiorno. Non smetteranno fino al mattino del 16 agosto.

Cinque giorni di musica a tutto volume, tribe, giocolieri e bivacchi. Ieri mattina, la macchina si è messa in moto. Perché il Teknival è a suo modo un capolavoro, un’organizzazione che fa spavento, degna di un grande festival musicale. Con i furgoni che scaricano a getto continuo decine e decine di casse che, nel giro di un paio d’ore, diventano muraglioni pronti a esplodere qualche migliaio di watt; con i mezzi che si dispongono in cerchio attorno a quei totem, alti tre metri e lunghi almeno venti, e scaricano tende e gazebo; con i furgoncini che si trasformano in bar: un euro la birra, due un panino. Il tam tam ha funzionato a meraviglia anche stavolta. Li aspettavano dalle parti di Pavia, dove lo scorso anno avevano messo a ferro e fuoco la vallata di Sommo. Invece sono sbucati qui, e non è la prima volta. Ci erano già stati nel 2005.

La camionetta rovesciata
L’altra notte, quando le prime avanguardie si sono piazzate in quest’area militare, non c’era nessuno a sbarrare loro la strada. Poco lontano, i carabinieri hanno intercettato due drappelli e li hanno bloccati. Hanno anche arrestato una coppia di giovani francesi: sulla loro vetusta Citroen avevano 50 cd contraffatti, un coltello e un paio di mazze. La fortezza, però, era perduta. E quando, alle 7 del mattino, i carabinieri hanno tentato di arginare la carovana, ci hanno rimesso un’auto. L’avevano piazzata di traverso, per ostruire il passaggio.

Deterrente da poco: qualcuno l’ha spinta giù nel fossato e il passaggio era di nuovo libero. Per tutta la notte, il richiamo del rave aveva solcato i siti internet e fatto capolino su migliaia di sms. E la tribù transfrontaliera – che già era sbarcata in Italia, e gravitava tra Piemonte e Lombardia in attesa di conoscere la giusta destinazione – si è mossa. E in poche ore si è riversata alle soglie di questo paesino. «Ci risiamo», racconta sconsolato il signor Anselmo. Ci risiamo significa rumore assordante, vetri che tremano e figuri di nero vestiti, borchiati e zeppi di piercing, alla ricerca di cibo, acqua o soltanto di un posto un po’ riparato dove dormire un paio d’ore. A Pinerolo hanno predisposto un allacciamento all’acquedotto comunale per garantire l’acqua. L’azienda che si occupa della raccolta rifiuti ha portato un paio di enormi cassoni per l’immondizia. Timide contromisure per scongiurare il pericolo saccheggi.

Ultimati i preparativi, l’accampamento si anima, la tribù comincia a darsi da fare: teste rasate, trecce rasta, chiome colorate, pantaloni con il cavallo al ginocchio. Da qualche Volkswagen vecchio stile spunta un banchetto. Mercanzia pregiata, per questo popolo: ecstasy, chetamina, Lsd, crack. Qualcuno vende anche cocaina. Hashish e marijuana, da queste parti, sono roba da sfigati.

Loro, gli indiani che hanno preso Baudenasca, ci si appoggiano davanti, si agitano come manichini disarticolati e vanno avanti così finché ce n’è. E quando la benzina finisce, c’è sempre il banchetto della merce pregiata. Dieci euro e l’energia – d’improvviso – torna a scorrere. Alla faccia di quel cartello che spunta in mezzo alle tende. «Questo campo ostacoli è proprietà dello Stato, realizzato con i soldi dei contribuenti ma soprattutto con i sogni di alcuni uomini. Se qualche volta hai sognato anche tu, rispettalo».

Pinerolo Teknival 2007 – seconda parte

Continuano i deliri degli organi di stampa sul Teknival 2007 a Pinerolo. Oggi paginone della Cronaca di Torino. E già si pensa alle contromisure per l’area di Baudenasca. Prima tra tutte la recinzione, che cosi’, tra l’altro non permetterebbe alle decine di feste autogestite che durante l’anno vengono fatte, di avere luogo. L’Onorevole Merlo è in prima linea. Lui. Intanto dopo i cinque arresti di ieri ed oggi, non si registrano per ora altre tensioni, anche se la gente del luogo è un poco incazzata. Piccola nota: i piu’ contenti sembrano essere i commercianti locali, che hanno visto duplicare la popolazione pinerolese e le fami chimiche. Non è che siamo di fronte all’ennesimo trucco del sindaco Covato, che ha messo in atto una particolare forma di attrattiva turistica, dopo le precedenti campagne pubblicitarie? (non disponibile)

Ai posteri la sentenza!

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La Stampa – Non si ferma l’orda del rave

TORINO
Sono 35-40 mila da tutta Europa i giovani per il rave party che, iniziato da tre giorni nel torinese, a Pinerolo, raggiungerà la punta massima a ferragosto. Sul posto sono già migliaia, con roulotte, camper, auto (oltre cinquemila mezzi), cani, in un’area, Baudenasca, non autorizzata. La stessa dove il popolo rave si incontrò nell’estate 2005 dopo essere stato allontanato dalla Francia.
Gli arrivi continuano e, nonostante le proteste, la situazione pare abbastanza tranquilla. Il raduno si sta però trasformando in un caso politico. Il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, si dice «molto preoccupato» e teme di non poter gestire la situazione. Il raduno sembra aver preso alla sprovvista la cittadina. Il popolo rave, tenuto lontano da Pavia, dove si riunì l’anno scorso, è tornato sulle sponde del torrente Chisone, a Pinerolo, quasi all’improvviso. Nella zona da tre giorni si balla al suono della musica techno senza sosta, si beve e si fuma. Intorno le forze dell’ordine, vigili urbani e vigili del fuoco, un centinaio di persone, cercano di tenere sotto controllo la situazione.

Cinque finora gli arresti
Dopo i due arresti della prima giornata, nelle ultime ore si sono registrati altri 3 fermi e un ferito, un ventenne di Ravenna che è rimasto coinvolto in un incendio causato da un fornelletto da campo e che è ora ricoverato all’ospedale Cto di Torino, con ustioni di secondo e terzo grado alle braccia e al torace. Per quel che riguarda gli arresti si tratta di due italiani che durante un controllo dei carabinieri sono stati trovati in possesso di una decina di grammi di hashish e marijuana e di alcune pasticche di anfetamina. In manette è finito anche un francese che è stato bloccato subito dopo aver forzato il cancello di una abitazione vicina all’area del raduno. I due arresti dei giorni precedenti erano quelli di una giovane coppia di francesi sorpresi con 50 cd contraffatti e un coltello.

Il rave porta disagi civili e politici
Sono parecchi però i disagi che questo rave non-autorizzato sta creando nel pinerolese.
Da una parte, il comandante provinciale dei Carabinieri, Antonio De Vita, che dopo il vertice di ieri con l’amministrazione della Città, oggi ha nuovamente incontrato il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, assicurando il massimo impegno nella prevenzione, in tema di ordine pubblico. Si conta su uno spiegamento di oltre 80 unità, ma le forze dell’ordine non possono intervenire se non a fronte di un reato o illecito, difficilmente perseguibile all’interno della zona in di cui si sono appropriati i giovani. Se qualcuno raggiungesse Pinerolo mettendo in atto atteggiamenti illegali, le forze dell’ordine (si sono aggiunti oggi anche i Vigili Urbani) sono pronte a intervenire.
Il sindaco ha spiegato: «Quando si riversa una massa così grande di persone, è troppo tardi per trovare un rimedio efficace, si può solo essere vigili e sperare che non succeda nulla. È a monte di queste situazioni che si dovrebbe prevenire. Un intervento di repressione oggi farebbe rischiare la guerra civile». La pensa allo stesso modo il deputato dell’Ulivo Giorgio Merlo, che, in una polemica nota diffusa oggi, pur elogiando «l’encomiabile lavoro delle forze dell’ordine e delle Prefettura di Torino», sostiene che «non ci si può limitare ad assistere passivamente a questi raduni pseudo musicali, molto spesso illegali e ovviamente non autorizzati, che creano forte inquietudine e preoccupazione nelle popolazioni locali e non possono essere semplicemente tollerate o banalmente delegate ad un problema di solo ordine pubblico».
Secondo Merlo, «è indispensabile intervenire politicamente, come del resto ha già previsto, ad esempio, la legislazione francese che recentemente ha vietato l’organizzazione di questi mega raduni senza una preventiva autorizzazione dei prefetti locali e con un numero delimitato di partecipanti. Nel rispetto, com’è ovvio, di tutte le manifestazioni e della libertà di espressione, è necessario che il Governo italiano intervenga al più presto». A tale proposito, il deputato ha già predisposto un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno «affinchè provveda a farsi carico di una proposta capace di prevenire e disciplinare queste avvenimenti a tutela della incolumità delle popolazioni e nel rispetto della libertà di tutti cittadini».

Pinerolo Teknival 2007 -terza parte

Ancora notizie dal rave party di Baudenasca. Il Sindaco Covato e l’Onorevole Merlo (entrambi della Margherita) sono da giorni prodighi a definirsi i paladini della legalità e si stanno adoperando per una legge sui rave. Sono su tutti i media, locali e nazionali. Cavalcano anche loro i 5 minuti di notorietà. Il conto arresti è salito a 9: 7 francesi e 2 italiani. Intanto viene segnalato un video di TrafficKills, direttamente da Baudenasca.

Su fronte dei media sono da registrare due articoli, uno interessante del Corriere, uno della solita Stampa. Eccoli:

Corriere – Rave party, Pinerolo sotto assedio 30 mila tra musica techno e sballo

PINEROLO (Torino) — C’è tanto da imparare per uno che non è mai stato ad un rave party. E cominciare con il grande festival della musica tecno a Pinerolo, il «Tecnival» di Ferragosto, è come buttarsi dal trampolino senza saper nuotare. Per gli adoratori del punf-punf sparato a 120 decibel da casse alte cinque metri è lameglio delle feste dell’anno. La più grande, dove la tribù conquista un territorio e per 5 giorni tiene fuori il resto del mondo, quello che non balla, non si riempie di piercing e sostanze varie. In breve, non si sa divertire. Lo scopo di un rave party è sfogarsi, far baldoria. Il modo per raggiungere lo scopo dipende dalla generazione in cui hanno avuto la ventura di nascere. C’è stato a chi è toccato il minuetto e a chi i Beatles. Oggi l’offerta è più varia, il popolo dei rave party, si è scelto il rimbombo di batterie elettroniche amplificato a palla.

–> –>Che Guevara è morto, ma qui anche Briatore non si sente tanto bene. Sono una minoranza e sanno di esserlo, anzi ne fanno un punto d’orgoglio contro la massificazione dalla tv. Telecamere e giornalisti sono nemici, non complici nel tentativo di apparire. Come tutti, vogliono essere «diversi». Se il Financial Times fosse venuto ieri nel vecchio galoppatoio militare di Baudenasca, appena fuori Pinerolo, avrebbe visto un’Italia diversa da quella delle «veline». Neppure un seno nudo. Splendide ventenni con le treccine rasta sporche dal campeggio improvvisato, con pantaloni larghi tre volte loro e scarpe da ginnastica sformate ai piedi. Tutto possibilmente nero. Indiani metropolitani con i cani al seguito, post punk, vagabondi di un’estate e spostati di una vita. Molti sono precari, alcuni invece con il posto fisso e la laurea. Un popolo vagamente pacifista, anti-istituzionale, soprattutto chiuso in se stesso, comunque una frazione dei «giovani d’oggi »: a Pinerolo stanno facendo il loro record annuale con forse 30mila persone, anche se il colonnello Crescenzio Nardone dei Carabinieri di Torino parla di 12mila. «Altri conti saranno viziati da quel che si respira attraversando il campo» assicura lui che ha già arrestato 9 ragazzi per droga.
«Roba da drogati». Il rock and roll era la musica ribelle, «roba da drogati». Oggi che i «drogati» di allora hanno fatto carriera, il rock è materia di convegni e saggi in quadricromia. Sul futuro di critica della tecno e della sua ripetitiva monotonia (punf-punf-punf-punf) sono in tanti ad avere dei dubbi.Ma a chiederlo agli adoratori di Pinerolo, in quel ritmo che cresce con il battito cardiaco c’è tutt’un’arte. Una generazione non può giudicare i gusti di un’altra. Loro si divertono ballando appiccicati alle casse, come fossero totem da adorare, senza guardarsi in faccia in un dialogo privato con l’amplificatore. L’impatto delle onde sonore sul petto, la scatola cranica, basterebbe a stordire un bisonte sano. Eppure a molti non basta. Per uno che beve succo di frutta, dieci mischiano alcol e tabacco a tutto quanto c’è d’illegale. Il risultato sono camminate oscillanti, discorsi incoerenti, occhi persi, mani che tremano, saliva che non c’è più. Difficile immaginare che saranno la classe dirigente di domani. Eppure c’è chi spiega che «oggi faccio l’albero di Natale, con tutti i piercing in faccia, ma quando lavoro li tolgo così non spavento i vecchietti».
Per «divertirsi» ai rave party devi saper che fare. Non ci si può stordire così, a caso. Lo spiega Pamela, appollaiata sul camper comprato con i soldi della borsa di studio per l’università. Lei che peserà sì e no 40 chili, ha 23 anni e ne dimostra 30 per ciò che sembra essersi fatta «in gioventù ». «L’eroina sta tornando alla grande, però non è la droga giusta per un rave party. Meglio i vari tipi di ecstasy, la vecchia lsd e la nuova ketamina, la coca no che è da fighetti».
No rave, no party. «Non siamo criminali – spiega Pamela -, la verità è che si drogano tutti, anche in Parlamento e nelle discoteche alla moda. Solo che qui è meglio, nessuno si schianta con l’Audi alle 5 del mattino. Ai rave party puoi smaltire quello che prendi, senza far male a nessuno». Sul vetro di un’auto poco lontana una mano caritatevole ha scritto: «Attenzione alla ragazza che dorme sotto le ruote posteriori». Accasciata.
L’invasione abusiva dei festaioli è scattata venerdì notte, 400 tra auto, camper e furgoni da Italia, Francia, Belgio, Germania, Olanda hanno preso d’assalto il bosco di Baudenasca. I cartelli di «zona militare, divieto d’accesso» sono serviti come base per la grigliata. Nella caserma Nizza Cavalleria, lì a due passi, hanno solo raddoppiato la guardia. La massa iniziale ha aperto la strada per gli altri. «E’ vero, ci hanno preso di sorpresa – spiega il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, Margherita -.Eora? Mica possiamo scatenare una guerra civile per cacciarli. Abbiamo scelto di dimostrare civiltà dando loro gabinetti chimici, acqua e assistenza medica con un’ambulanza e un ambulatorio mobile dell’associazione alpini. Ma quando se ne andranno, il 16 o il 17 agosto prendo la penna e scrivo al ministro. Con il massimo rispetto istituzionale, sommessamente, ma devo proprio dirlo: queste cose non devono più succedere».
Andrea Nicastro
La Stampa – Rave-party, tra divertimento e arresti
TORINO
Sono 35-40 mila da tutta Europa i giovani per il rave party che, iniziato da quattro giorni nel torinese, a Pinerolo, raggiungerà la punta massima domani, in occasione del ferragosto. Sul posto sono già migliaia, con roulotte, camper, auto (oltre cinquemila mezzi), cani, in un’area, Baudenasca, non autorizzata. La stessa dove il popolo rave si incontrò nell’estate 2005 dopo essere stato allontanato dalla Francia.
Gli arrivi continuano e, nonostante le proteste, la situazione pare abbastanza tranquilla. Il raduno si sta però trasformando in un caso politico. Il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, si dice «molto preoccupato» e teme di non poter gestire la situazione. Il raduno sembra aver preso alla sprovvista la cittadina. Il popolo rave, tenuto lontano da Pavia, dove si riunì l’anno scorso, è tornato sulle sponde del torrente Chisone, a Pinerolo, quasi all’improvviso. Nella zona da giorni si balla al suono della musica techno senza sosta, si beve e si fuma. Intorno le forze dell’ordine, vigili urbani e vigili del fuoco, un centinaio di persone, cercano di tenere sotto controllo la situazione.

Sale il numero degli arresti
Nove giovani partecipanti al «Rave Party» in corso nel torinese, a Pinerolo, sono stati arrestati dai carabinieri per detenzione di stupefacenti. Il gruppo, sette francesi e due italiani, sono ora chiusi nel carcere di Pinerolo. Cinque sono finiti in manette nella mattina di lunedì, quattro, due donne e due uomini, nel pomeriggio. Nella prima giornata tre sono stati i fermi: due italiani che durante un controllo dei carabinieri sono stati trovati in possesso di una decina di grammi di hashish e marijuana e di alcune pasticche di anfetamina e un francese che è stato bloccato subito dopo aver forzato il cancello di una abitazione vicina all’area del raduno. I due arresti dei giorni precedenti erano quelli di una giovane coppia di francesi sorpresi con 50 cd contraffatti e un coltello. Il rave porta disagi civili e politici
Sono parecchi però i disagi che questo rave non-autorizzato sta creando nel pinerolese.
Da una parte, il comandante provinciale dei Carabinieri, Antonio De Vita, che dopo il vertice di ieri con l’amministrazione della Città, oggi ha nuovamente incontrato il sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, assicurando il massimo impegno nella prevenzione, in tema di ordine pubblico. Si conta su uno spiegamento di oltre 80 unità, ma le forze dell’ordine non possono intervenire se non a fronte di un reato o illecito, difficilmente perseguibile all’interno della zona in di cui si sono appropriati i giovani. Se qualcuno raggiungesse Pinerolo mettendo in atto atteggiamenti illegali, le forze dell’ordine (si sono aggiunti oggi anche i Vigili Urbani) sono pronte a intervenire.
Il sindaco ha spiegato: «Quando si riversa una massa così grande di persone, è troppo tardi per trovare un rimedio efficace, si può solo essere vigili e sperare che non succeda nulla. È a monte di queste situazioni che si dovrebbe prevenire. Un intervento di repressione oggi farebbe rischiare la guerra civile». La pensa allo stesso modo il deputato dell’Ulivo Giorgio Merlo, che, in una polemica nota, pur elogiando «l’encomiabile lavoro delle forze dell’ordine e delle Prefettura di Torino», sostiene che «non ci si può limitare ad assistere passivamente a questi raduni pseudo musicali, molto spesso illegali e ovviamente non autorizzati, che creano forte inquietudine e preoccupazione nelle popolazioni locali e non possono essere semplicemente tollerate o banalmente delegate ad un problema di solo ordine pubblico».
Secondo Merlo, «è indispensabile intervenire politicamente, come del resto ha già previsto, ad esempio, la legislazione francese che recentemente ha vietato l’organizzazione di questi mega raduni senza una preventiva autorizzazione dei prefetti locali e con un numero delimitato di partecipanti. Nel rispetto, com’è ovvio, di tutte le manifestazioni e della libertà di espressione, è necessario che il Governo italiano intervenga al più presto». A tale proposito, il deputato ha già predisposto un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno «affinchè provveda a farsi carico di una proposta capace di prevenire e disciplinare queste avvenimenti a tutela della incolumità delle popolazioni e nel rispetto della libertà di tutti cittadini».

Alcune note a margine del Teknival

Volevo scrivere qulcosa sull’evento che sta catalizzando attenzioni e pettegolezzi nel posto in cui vivo: il Teknival 2007. Al di la’ dell’evento in se’, su cui ognuno puo’ avere l’opinione che vuole, mi sembrano interessanti due questioni.

1- Il livello del discorso che la classe politica locale sta mettendo in campo. Si sono espressi in tre sulla questione: Agostino Ghiglia (presidente provinciale di AN), Giorgio Merlo (Parlamentare locale della Margherita) e Paolo Covato (Sindaco di Pinerolo, Margherita). Il primo, da buon fascistello, va giu’ drastico, ma oltre quello non fa molto. Lui dice che si dovrebbe “bloccare immediatamente un raduno non autorizzato dove si sa benissimo ciò che accade e di fronte al quale non si può fare finta di non vedere e non sapere”. Sterile ed inutile polemica politica per continuare la battaglia contro la droga e per la restaurazione della Civiltà. Piu’ interessanti sono invece le esternazioni dei due margheritini. Giorgio Merlo, che fin’ora in Parlamento è vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi, nonché membro della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, è quello che ci va giu’ piu’ duro: “Non è più tollerabile – afferma – che siano disciplinate solo con un regio decreto. E’ venuto il momento di affrontare a livello legislativo un problema che non può essere rubricato a semplice manifestazione musicale e di pacifica aggregazione, oltretutto non autorizzata“. Il giorno dopo, continua elogiando «l’encomiabile lavoro delle forze dell’ordine e delle Prefettura di Torino», e sostenendo che «non ci si può limitare ad assistere passivamente a questi raduni pseudo musicali, molto spesso illegali e ovviamente non autorizzati, che creano forte inquietudine e preoccupazione nelle popolazioni locali e non possono essere semplicemente tollerate o banalmente delegate ad un problema di solo ordine pubblico». Secondo Merlo, «è indispensabile intervenire politicamente, come del resto ha già previsto, ad esempio, la legislazione francese che recentemente ha vietato l’organizzazione di questi mega raduni senza una preventiva autorizzazione dei prefetti locali e con un numero delimitato di partecipanti. (…) E’ necessario che il Governo italiano intervenga al più presto». Il Merlo quindi ha predisposto un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno «affinchè provveda a farsi carico di una proposta capace di prevenire e disciplinare queste avvenimenti a tutela della incolumità delle popolazioni e nel rispetto della libertà di tutti cittadini». Ora, a parte il tono allarmistico, mi sembra che questo rave abbia portato acqua buona ad un parlamentare di provincia che si è visto toccare i suoi 10-20 elettori di Baudenasca, e che addirittura adesso vuole le leggi speciali sui rave. Da notare è che l’area in questione, che lo stesso Merlo e il sindaco Covato vorrebbero ora recintare, è spesso usata da decine di gruppetti di amici, per feste e concertini. Illegali ovviamente.
Ora, visto il giro di vite che il Comune vorrebbe dare, ci si dovrà trovare un altro posto. Ma è il sindaco ad andare giu’ con l’accetta. Secondo Covato, (che intervistato alla radio non sapeva il significato della parola “monitorare” e quindi l’ha mutato in “monitorizzare”), «quando se ne andranno, il 16 o il 17 agosto prendo la penna e scrivo al ministro. Con il massimo rispetto istituzionale, sommessamente, ma devo proprio dirlo: queste cose non devono più succedere». Cosa non deve succedere? Che si organizzino rave? Mi dovrebbe spiegare il Sindaco Covato la differenza tra il rave in questione e le numerose notti bianche che la sua amministrazione organizza, con l’invito preciso: “Nessun dorma“. Vorrei capire se il rumore della notte bianca per le Universiadi (fatto in centro, con sfilate allegoriche e dj-set ad ogni ancgolo esu cui avevo scritto anche un breve racconto) è diverso dal rumore di un rave fatto in periferia. Qual’e’ la differenza tra il rumore autorizzato e quello non autorizzato? Fa piu’ male ai timpani? O, visto che il sindaco ha dichiarato di non capire “questi giovani”, è semplicemente in fatto che non potendolo controllare se non con le forze di polizia, la percezione del sindaco Covato è come quella della Sora Pina, ovvero: “il brutto sporco che balla e si droga e che magari è anche delinquente e quindi non mi sento sicuro”. Cosa non deve piu’ succedere, Covato? Che si organizzino rave illegali? Illegali si, ma in questi giorni quelli piu’ contenti sembrano essere i commercianti. Migliaia di giovani in perenne “chimica” che vagano per la città cercando cibo. Sono un bel gruzzolo, un bel pacchetto turistico, piu’ di quanti Pinerolo ne abbia mai visti di turisti. Non volevamo diventare terirtorio turistico? Adesso vogliamo pure scegliere quali turisti? Le famigliole sono piu’ rassicuranti del punkabbestia, è vero. Ma a me pare che i commercianti non badino a questo quando vendono. A loro va bene. Vorrete mica strozzare il turismo proprio adesso che è nato? A pensarci bene, la faccenda di Spinellopoli (non disponibile) potrebbe essere un’interessante politica di promozione del territorio ed aver attirato i mega eventi anche qui. Del tipo: noi siamo la terra dei “viaggi”, venite qui voi e i vostri teknival. Grazie Covato!

2- Alcuni aspetti tristi dell’evento. A margine del tutto ci sono alcuni aspetti tristi. Sono stati arrestati 9 giovani e nessuno tra i partecipanti al rave, ha mosso un dito. Ok, è una festa. Ma a me non piacciono le feste che esaltano l’individuo e fanno perdere di vista comunque un orizzonte che il movimento raver ha avuto: la riappropriazione collettiva degli spazi. L’anno scorso avevo letto delle interessanti analisi sul teknival. Purtroppo concordo anche io: il MEZZO è diventato il FINE. C’e’ una confusione tra le due dimensioni che porta alla partecipazione individuale e quindi al menefreghismo verso chi “rimane indietro”. Un aspetto molto triste di un qualcosa che sotto questo punto di vista assomiglia a qualsiasi mega-evento, lasciando completamente fuori l’auto responsabilizzazione dalla logica della costruzione del rave. Solo i migliori ce la faranno. E questo non è bello. Altra cosa che a me non piace è che di nuovo l’autorganizzazione dell’evento porta al fatto che nessun pulisce, e che quindi rimangono kili di merda sul luogo, assecondando i luoghi comuni dei vicini sospettosi e impedendo a chi vuole fare una festa dopo, di usare l’area. Due anni faè accaduto cosi’. Questa volta dovremo di nuovo andare a nuotare nella merda? Due esempi di come molti pensino ai cazzi propri, alla faccia delle apparenze.

A dispetto di questo (e di quel che dicono i politici) c’è da registrare la solidarietà di molte persone del luogo verso i partecipanti al rave. Si racconta di persone (anziani contadini) che hanno aperto i cortili delle loro cascine e rifocillato gruppi di ragazzi. C’e’ chi esprime il proprio punto di vista sul web, e c’e’ chi semplicemente non si è accorto di nulla.

Pinerolo Teknival 2007 – quarta parte

Gli arresti al rave di Baudenasca sono arrivati a 26. Si parla di mini retate fuori dai supermercati ed in giro per la città. Brutte scene con la città, negli ultimi giorni, completamente militarizzata. Continuano intanto le esternazioni di Ghiglia, che probabilmente farebbe meglio a stare zitto. Ecco l’ultimo articolo de La Stampa (in attesa di scannerizzare la stampa locale e di faci supra due risate). Per ora segnaliamo queste chicche: [1] – [2].

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La Stampa – La festa è finita, si torna a casa (non disponibile)

TORINO
Si è concluso senza particolari incidenti, anche se con qualche polemica e lamentela da parte degli abitanti della zona, il rave party che per 5 giorni si è svolto in un’area di Baudenasca, nel pinerolese, a una trentina di chilometri da Torino. Complessivamente sono stati 26 gli arresti compiuti dai carabinieri, gli ultimi 5 proprio ieri, sempre per detenzione di droga ai fini di spaccio.

Questa mattina sono ancora circa 6 mila le persone che si trovano nell’area in cui si è svolto il rave ma, l’esodo è già iniziato da diverse ore in modo tranquillo, sempre sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine.

Già ieri sono partiti circa ventimila giovani radunatisi in questi giorni vicino a Pinerolo (Torino) per il rave party non autorizzato.Al momento, circa il 60% ha imboccato la strada del ritorno verso Francia, Olanda, Germania e varie parti d’Italia.

Pinerolo Teknival 2007 – quinta parte

Il Teknival visto dalle agenzie, con alcuni interessanti spunti verso il finale, offerti dal SAP.

Adnkronos (nessuno degli articoli seguenti è disponibile)

11 agosto: TORINO: RAVE NON AUTORIZZATO NEL PINEROLESE, 2 ARRESTI

11 agosto: TORINO: RAVE PARTY ABUSIVO, GIA’ ARRIVATE QUASI 11 MILA PERSONE

13 agosto: TORINO: ALTRI 3 ARRESTI AL RAVE PARTY NEL PINEROLESE

13 agosto: TORINO: SALITI A 9 GLI ARRESTI AL RAVE PARTY

14 agosto: TORINO: ANCORA 7 ARRESTI AL RAVE PARTY, IN TOTALE SONO 16

14 agosto: TORINO: RAVE PARTY NEL PINEROLESE, ALTRI 5 ARRESTI PER DROGA

16 agosto: TORINO: TERMINATO RAVE PARTY, 26 ARRESTI

16 agosto: TORINO: SAP, AMATO CONTRASTI ORGANIZZAZIONE RAVE

Roma, 16 ago. – (Adnkronos) – “Soltanto l’ottimo lavoro delle Forze dell’Ordine ha impedito che  l’orda barbarica calata su Pinerolo per un rave party non voluto e non autorizzato da nessuno, eppure svoltosi regolarmente perche’ in Italia ognuno fa come gli pare, potesse mettere a ferro e fuoco questa pacifica realta’ alle porte di Torino”. Lo afferma la segreteria provinciale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia) di Torino.
“Abbiamo chiesto al ministro Amato -prosegue il Sap- stranamente silenzioso sulla vicenda, di contrastare in futuro l’organizzazione di eventi cosi’ devastanti in realta’ come Pinerolo con oltre 30.000 abitanti. La cittadina nei cinque giorni scorsi e’ stata letteralmente ‘violentata’ in nome di una liberta’, quella concessa a questi 4.000 ragazzi molti dei quali dediti liberamente all’uso di alcol e droghe neanche fossimo ad Amsterdam, che non e’ prevista nella nostra Costituzione, che non e’ di alcuna pubblica utilita’ e che, soprattutto, crea disagi e problemi ad una popolazione pacifica, laboriosa che ogni mattina si alza presto per andare a lavorare”.
“Appoggiamo pertanto -conclude il Sap- la richiesta di chiarimenti al ministro dell’Interno fatta dal sindaco di Pinerolo, Paolo Covato, che abbiamo gia’ fatto nostra con un intervento urgente inoltrato dal Sap proprio stamani al Viminale”. (Mpi/Ct/Adnkronos)

 

Il rave meglio delle olimpiadi: il teknival sulla stampa locale

Rassegna Stampa — Inviato da pm @ 14:22

Ed ecco a voi le chicche che riguardano il Teknival: ovvero la stampa locale. Purtroppo non tutti i giornali sono in edicola e quindi le risate non sono complete. Ma direi che bastano e avanzano. L’unico giornale stakanovista è il Monviso, che impianta la sua linea editoriale su tre pilasti: al Teknival c’era piu’ gente che alle olimpiadi, quindi piu’ soldi; è stata una festa come non se ne vedevano da un po’; c’erano pero’ i drogati.

Incominciamo con i paralleli eccellenti: olimpiadi/teknival.

Continuamo con gli elogi all’evento (in barba al SAP e a La Stampa che parlavano di città assediata):

Poi, siccome bisogna pur fare le divisioni tra buoni e cattivi, tra giovani che portano i soldi e drogati, il giornale pubblica due interventi, uno di Ghiglia (AN) e una di Malan (FI)

Ultima chicca, dopo aver pubblicato in modo abbastanza infame, a tutta pagina le foto degli arrestati (ma non i nomi, che “tanto son francesi”) ecco che gli appioppa un titolo capolavoro. (PS noi le facce le abbiamo OVVIAMENTE tagliate).

OTTIMO. davvero OTTIMO.

E mentre accade tutto questo sui gornali locali, ieri il Sindaco Covato dalle colonne del La Stampa di Torino, prevedeva di allagare l’area dell’ex Galoppatoio di Baudenasca in previsione di prossimi rave. Mettendo insieme un misto tra pietismo cristiano e tolleranza zero, ecco che cosa diceva (scusate se non è proprio un’ottima scansione, ma si fa quel che si puo’).

Rave me tender – il Teknival in dieci discipline

Rassegna Stampa — Inviato da pm @ 18:42

Articolo apparso su Slipperypond, che ci cita :) e che, essendo sotto licenza Cretive Commons, riportiamo volentieri. Cogliamo l’occasione anche di ringraziare quelli che ci han fatto i complimenti per come abbiam coperto l’evento. Prove tecniche da Pinerolo, aspettando la nascita ufficiale di Indymedia Piemonte ;)

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Disclaimer: i free party esistono da una quindicina d’anni, oggi è solo che se ne sono accorti anche i mass-media (come ad esempio Slipperypond). Va da sé che finora sui free party sono state dette molte cose, quasi sempre sbagliate. E’ quindi facile scadere nel luogo comune o nell’apologia: per questo mi immedesimerò in qualcuno che non è mai stato a un teknival e cercherò di analizzare l’evento andando con ordine, per discipline.

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I-Cronaca
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Nei_giorni compresi tra venerdi 10 agosto e giovedi 16 agosto si è svolto a Baudenasca, nei pressi di Pinerolo, il Téknival 2007. Il luogo scelto dai raver è stato l’ex ballatoio della caserma Nizza Cavalleria.
Per Téknival si intende un rave party di enormi dimensioni, al quale prendono parte molte delle “tribe” più importanti del panorama musicale underground.
Come da prassi, il luogo della kermesse è stato reso noto solo all’ultimo momento. I primi giovani sono arrivati sul posto nella notte di venerdì. Sabato sera le presenze erano già dodicimila circa, per toccare una punta stimata di trentamila nella notte di ferragosto. Tra i partecipanti la festa, la metà circa erano italiani; tra gli stranieri, netta predominanza francese e una discreta presenza di tedeschi, spagnoli, olandesi e cechi.
La festa, nonostante l’assenza di servizi e regole, e l’afflusso senza precedenti, si è svolta nella massima armonia: non si è segnalato alcun incidente, nessun episodio violento e nessuna emergenza sanitaria. Solo una ventina gli arrestati, per lo più per possesso di stupefacenti.
Nonostante l’isteria mediatica che ha accompagnato l’evento, la popolazione del luogo ha accettato la cosa alternando curiosità e fastidio, stupore e tolleranza; qualche politico di destra ha gridato all’allarme ma è stato smentito dai fatti, mentre il sindaco di Pinerolo, pur mostrando di non gradire la cosa, si è mostrato persona responsabile fornendo autobotti e bagni chimici.

II-Storia
Non è questa la sede per discutere la storia dei free party (ci vorrebbe un articolo intero, e molte questioni rimarrebbero comunque aperte): basti sapere che la faccenda comincia una decina di anni fa, che le soundsystem le inventarono i giamaicani, mentre la tekno moderna nasce a Detroit, che il movimento rave era stato dato per morto già da quattro-cinque anni e che il teknival dello scorso agosto aveva avuto luogo nel pavese. Per approfondimenti vi rimandiamo ai seguenti link.

http://en.wikipedia.org/wiki/Teknival

http://en.wikipedia.org/wiki/Free_tekno
http://shockraver.free.fr/home.htm

http://en.wikipedia.org/wiki/Spiral_Tribe

III-Geografia
pinerolo
La location scelta non è certo un paradiso: si tratta della zona attigua alla caserma Nizza Cavalleria, una spianata da esercitazioni che alterna prati brulli, boschetti ad acacie e l’argine di un fiume. Da un lato cade subito l’immagine di violatori della natura incontaminata affibbiata ai raver da parte di alcuni organi di stampa, dall’altro appare innegabile che il costo della ripulitura non sarà irrisorio, e sarà sostenuto dalla collettività.
Il luogo era già stato teatro di un teknival, seppur di dimensioni minori, nel 2005. Pinerolo città dista qualche chilometro. La popolazione si mostra molto meno incattivita di quanto la dipingano i giornali. Notiamo anzi una certa curiosità: non solo i negozianti e i passanti chiedono, si interessano, esprimono dubbi e perplessità, ma molti vanno a constatare di persona cosa stia accadendo. Un paio di baristi spiccano per la loro attitudine “pro-rave,” sicuramente c’entra il volume di affari moltiplicato, ma un ruolo ce l’ha anche lo scoprire che il teknuso non è il vandalo assetato di sangue di cui parlano i giornali ma (solitamente) una persona piuttosto allegra e gentile. Carabinieri, polizia e finanza controllano a distanza, dedicandosi per lo più alla perquisizione delle auto.

IV-Urbanistica
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La prima cosa che colpisce del teknival 2007 sono le dimensioni (nella foto non se ne vede che una parte). Proprio mentre si discute da tempo della fine del movimento, il movimento dà vita alla sua festa più grande. Il baccanale si estende per qualche chilometro, con vari punti-chiave. Sostanzialmente si tratta di una vera e propria città artificiale: il progressivo piazzamento di bancarelle, furgoni e auto crea le strade; le soundsystem più grosse fungono da piazze, i boschi punteggiati di tende e furgoni sono i sobborghi. Alcune soundsystem, come quella degli Hazard Unitz, colpiscono per potenza e grandezza: a vedere questi muri di casse alti quattro o cinque metri e lunghi trenta, non possono non venire in mente le economie di scala, spostate dall’industria manifatturiera alla tekno.

V-Economia
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Ogni città ha una sua economia. Quella del teknival è una microeconomia, che ricorda da vicino i suq delle città nordafricane. Ovunque spuntano banchetti che vendono di tutto, dalla bottiglia d’acqua ai monili, dal cous-cous alle sostanze stupefacenti. Alcuni offrono un singolo prodotto, come il banchetto della frutta, altri cambiano businness con l’evolversi della festa: Marianna, trentadue anni, da Perugia, alle 19:30 vende hamburger; venderà speed alle 23:00 e caffè e buondì alle 8:00. C’è pure un tipo che vende una moto. Colpisce vedere banchetti che espongono cartelloni con listini del tipo “Speed: 10 EU – MDMA(capsule): 10 EU – Ketamina: 35 EU,” e non tanto perchè non siamo soliti vedere sostanze illegali vendute come zucchine al mercato, ma anche per i prezzi popolari a cui vengono vendute. Non c’è grande speculazione nello spaccio, al teknival: basta osservare la perizia con cui il tipo della ketamina prepara le buste, mostrando preciso ad ogni cliente il peso della tara, per capire che il suo atteggiamento è quello di chi sta svolgendo un servizio. Liz, ventiquattro anni, belga, vende cristalli di MDMA: mezzo grammo, 30 euro. “Quanto ci guadagni?” “Poco, mi rifaccio le spese del viaggio e qualche extra.”
C’è spazio per un po’ di imprenditoria, sia reale (Renée, francese, vende abiti di sua creazione; Sara e Teo, romani, stupendi braccialetti d’acciaio forgiati in casa) che ironica (un tipo ha inventato il “turbonose,” una specie di aspirapolvere in miniatura: “il regalo perfetto per chi pippa troppa speed,” ci spiega).

VI-Politica
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E’chiaro che una manifestazione sudicia e chiassosa in cui si consumano sostanze illegali e in cui sostanzialmente ognuno fa quel che gli pare (anche giocare impunemente a Street Fighter II, come documenta questa drammatica immagine) non sia troppo gradita dalle istituzioni. E’ anche vero, però, che il fatto che un motore a sostanze chimiche da decine di migliaia di persone giri per sei giorni senza alcun incidente, dovrebbe quantomeno portare a riconsiderare l’effettiva dannosità di alcune di tali sostanze (Lancet lo ha fatto, i giornali italiani pare di no). Quella delle droghe pare comunque una facile scappatoia per criticare: del resto un po’ tutti si sono ormai resi conto che nella società contemporanea le droghe sono ovunque, e qui è solo più visibile che allo stadio, in discoteca o in parlamento. Alcuni tra i critici della manifestazione se ne rendono conto e preferiscono puntare il dito sulla sporcizia (Innegabile. Ma indignarsi per qualche sacco di spazzatura in un campo quando tutte le città italiane sforano il limite di PM10 diventando di fatto conche cancerogene non appare quantomeno grottesco?) o sull’assenza di misure di sicurezza (questa, pure, è vera, ma una misura di sicurezza c’era: il rispetto. Al teknival se qualcuno anche solo ti sfiora, è subito tutto uno scusarsi, un darsi la mano, un offrire un sorso d’acqua o un tiro di sigaretta o di canna. Rispetto reciproco: ecco qualcosa di veramente sovversivo).
Se le critiche da destra non stupiscono, danno più da pensare quelle da sinistra. Il rave non è sgradito solo a quella sinistra che, per necessità di governo e logiche di potere, diventa molto simile alla destra (specie nel mostrarsi legalista coi deboli e garantista coi potenti): anche quella sinistra cosiddetta “radicale,” in teoria vicina a qualunque movimentismo, dura fatica a capire questa storia dei rave. A pensarci bene, però, è piuttosto ovvio: il marxista – o il postmarxista – non è in grado di spiegarsi un movimento che rifiuta aprioristicamente una logica di cambiamento: l’utopia tekno è “qui e ora” e non ha pretese di cambiamento del sistema che rifiuta. La festa è qui, e quando finisce, tutti a casa. La tekno crea la sua area di utopia, non cerca proseliti, non vuole la rivoluzione: la sua rivoluzione c’è già, e dura una notte (o sei). Aggiungiamoci che il movimento tekno rifiuta violentemente un’etica del lavoro ancora ben radicata nell’estrema sinistra, e la frittata è fatta: è evidente che dal punto di vista di chi ha una formazione marxista questo non può essere un movimento “politico.” Eppure lo è: il teknival pur non volendolo essere è una manifestazione antiproibizionista, e una dimostrazione di democrazia diretta (o di pirateria sociale, a seconda dei punti di vista), dal momento che grazie alla volontà di una massa di persone, vengono fissate temporaneamente nuove leggi alla faccia del “sistema.”
Volendo dare etichette, il movimento tekno è senz’altro collocabile nell’area dell’anarchismo, ma è un anarchismo per nulla incazzato, mistico senza essere misticheggiante, individualista e collettivo insieme, edonista e sensuale ma non sessuale (non si può non notare la generale monogamia del teknuso). I testi filosofici che più si avvicinano alla weltanschauung del movimento tekno sono Walden di Thoreau e T.A.Z. di Hakim Bey, ma voler trovare un collegamento diretto sarebbe una forzatura. Dice Marek, 24 anni, operaio, madre italiana e padre serbo: “Quello che ci interessa è fare baldoria, creare almeno per una sera un’alternativa alla pappa pronta e velenosa che ci vogliono imporre. Ho preso due giorni di ferie per venire qua da Vienna, dove lavoro. Le droghe? I bar di tutta Europa spacciano ogni giorno una droga pesante che da sola fa mille volte più morti di tutte le droghe chimiche messe insieme.”

VII-Chimica

Il teknival non esisterebbe senza droghe. Stimolanti e allucinogeni sono il nocciolo della questione almeno quanto la musica. Spiega Erik, da Grenoble: “Il legame tra sostanze e movimento tekno non è casuale. Non dico che non si possa apprezzare la nostra musica senza certe sostanze, ma è innegabile che tra MDMA, speed, e musica tekno c’è una sinergia profonda, che è fin troppo ovvia a chi ha provato e che rimarrà ignota a chi non lo ha fatto.”
Le droghe intorno a cui gira il teknival sono fondamentalmente quattro (anche se non mancano oppio e coca, sono meno definitorie): mdma, lsd, speed e ketamina. I ruoli di ciascuna sono piuttosto definiti: l’mdma è la droga per ballare per eccellenza: la sua diffusione che accompagna la nascita del movimento, e il suo effetto empatogeno contribuisce a creare il clima da fratellanza universale tipico del free party. L’lsd potenzia gli aspetti mistici (già il suo creatore, Albert Hofmann, spiegava che l’lsd riproduce le sensazioni ottenibili dopo un ventennio di pratica intensiva di meditazione trascendentale), la speed non è che carburante: metanfetamine per stare svegli, sopportare la fatica e ballare a oltranza, anche quando l’mdma, che dura solo cinque-sei ore, cala. La ketamina, un anestetico veterinario riscoperto dal popolo dei rave (dopo John Lily) dissocia e crea nuove significanze (per alcuni, come Margherita, ventisei anni, ricercatrice bolognese, “sostituisce l’lsd: mi dà quella profondità mistica che cerco nell’esperienza senza farmi star fuori per otto ore,” per altri, come Elena, diciannove anni, dalla Val di Pesa, “è il succo di tutta l’esperienza: trasforma il ballo in un’esperienza trascendente, spazializza la percezione del proprio corpo, e al tempo stesso fonde la mente con l’ambiente circostante”.) Tutti si mostrano piuttosto competenti e consapevoli riguardo milligrammi, controindicazioni, interazioni ed effetti.
Le canne non sono che un ovvio intercalare, neanche si notano. Si nota invece l’assenza di alcool (unica eccezione, l’assenzio che un anziano nomade molto poco tekno ci offre da un bottiglione d’argento), che si presenta solo sotto forma di birre fresche, di solito accompagnate da frutta e panini: “cerchiamo sensazioni,” spiega Rex, scozzese ventiquattrenne, “sarebbe assurdo assumere una sostanza come l’alcol, che le riduce e le ottunde”. Per ogni utente consapevole come Rex c’è anche un Pierre: “non sto troppo a calcolare cosa prendere, sono qui per sfasciarmi, haha.” La tendenza è il cocktail, ma ci sono anche i puristi: Matteo, ventotto anni, impiegato a Trento, assume solo LSD: “cerco un’esperienza innanzitutto estetica.”

VIII-Estetica
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L’esperienza estetica, va detto, c’è anche senza allucinogeni. Se si riesce a guardare oltre gli aspetti più superficiali (la polvere, i cani, i cumuli di sacchi di spazzatura, la gente addormentata per terra), il teknival ha una caratterizzazione estetica molto forte. A modo suo ha classe, pochi discorsi. Sta tra Mad Max e Ken il guerriero, tra il cyberpunk e l’hippy, tra il primitivo e l’iperurbano. Quello che esce dalle sound (a onor di cronaca si ricorda che a Pinerolo abbiamo sentito diversa robaccia ma anche molta musica elettronica di qualità eccezionale) è figlio tanto dei tamburi voodoo quanto dell’inesorabile filiera produttiva fordista. Anche la gente contribuisce all’effetto complessivo: se la direttiva principale è “fai come ti pare” (e infatti si va dallo splendore di una cybervenere al peggio tamarro in canotta), spicca una notevole personalizzazione individuale pur all’interno “direttive estetiche di movimento,” e complessivamente bisogna ammettere che, no, il popolo del teknival non è cattivo, sporco e brutto: è bello. Naike, ventitré anni, “studentessa in vacanza perenne,” parigina, ammette candidamente di “dedicare molto tempo alla cura del proprio aspetto fisico.” Oggi l’estetica rave stupisce meno che dieci anni fa, ma ha saputo rinnovarsi ed evolversi, rimanendo bella.
Ed ecco la questione chiave.
La questione chiave, quello che i giornalisti non vi hanno detto, probabilmente solo perché se ne erano andati prima, è che quello che alcuni hanno definito “mefitico catino” (e lo è), di notte, quando le decine di soundsystem iniziano a sparare al massimo e le luci stroboscopiche si fanno lame nel buio, quando ogni singolo DJ cerca di dare il meglio di sé e tutti i ragazzi escono dalle tende, dalle auto, dagli accampamenti raffazzonati e dal bosco per piazzarsi sottocassa, e tutto prende a battere all’unisono, il teknival diventa uno spettacolo di una bellezza straziante.

IX-Filosofia
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Non è affatto scontato provare a spiegare il perché e il percome di un evento del genere. C’è chi ha trovato un parallelo tra i battiti delle sound e quello del cuore di una madre, spiegando il rave come un ritorno al ventre/all’infanzia. C’è chi ha voluto vedere nell’uso puramente edonistico della tecnologia una critica al sistema industriale/capitalistico. C’è chi ci vede piuttosto un rifiuto del divertimento massificato e mercificato, e chi una ricerca del delirio ad ogni costo. C’è chi ha provato a stilare un manifesto (interessante, ma certo non esaustivo) e chi un decalogo (troppo funzionalista per essere chiarificatore: “5. parcheggia bene…”). Sicuramente ci sono tutti questi elementi, ma la questione mistico-rituale è (almeno inconsciamente) dominante. Consideriamo i seguenti elementi:
– l’impianto scenografico-rituale (cos’altro aspettarsi da francesi e italiani?), con officiante, fedeli in linee orizzontali, luce dall’abside e transubstanziazione (in questo caso psichedelica) al centro dell’arco temporale, ricalca pari pari quello di una messa (e il profilo di una soundsystem quello di una cattedrale gotica, o di un organo),
– l’idea del raduno notturno, che di fatto celebra il mistero della notte per arrivare al trionfo del mattino, è una costante in gran parte delle religioni pagane.
– i battiti ritmati (ce lo insegna il voodoo) e la trance da essi indotta sono da tempo immemore mezzi per avvicinarsi al divino.
– le sostanze psichedeliche (questo ce lo insegnano tanto i misteri eleusini greci quanto lo sciamanesimo messicano) sono la porta per comunicare col mondo della trascendenza.
– i grandi raduni amplificano la suggestione e aiutano a lasciare l’individualità terrena in favore di una collettività spiritualizzata.
– attraverso la condivisione di un momento rituale si cerca una purificazione interiore (in questo caso dalle imposizioni e dai valori della società dei consumi) e una ridefinizione del sé.
La differenza sostanziale è che il rito non è più un mezzo ma si sovrappone allo scopo: tutto è declinato al presente. L’era dell’acquario dei figli dei fiori si è accoppiata col “no future” dei punk, ed ecco il risultato.
Oppure la soluzione è più semplice, più alla portata. Dice Dino, settantadue anni, avventore di uno dei bar di Pinerolo più vicini alla curva per Baudenasca: “Se vengono a migliaia fino quassù – oh – vorrà dire che i divertimenti che hanno a casa loro non gli piacciono più.”

X-Sociologia
Un dato oggettivo, infine, ci colpisce. Ce lo mostra Tania, ventotto anni, cagliaritana, dottoressa in storia da un anno, alle feste da dieci: “Dite quello che volete, ma questo qua è l’unico movimento giovanile genuino prodotto dagli anni ‘90 e 2000. Non siamo nostalgici di qualche decennio passato: siamo contemporanei.”

Nota a margine: se dalla stampa ufficiale abbiamo visto soprattutto ipocrisia e luoghi comuni, non possiamo non segnalare (grazie a PineroloMolesta) tre esempi di giornalismo non allineato (il modo moderno per dire “di buon senso.”)

Articolo 1 (non disponibile)

Articolo 2 (non disponibile)

Articolo 3 (non disponibile)

Intervista: uno dei 10.000 teknoraver (Pinerolo, Italia)

Rassegna Stampa — Inviato da pm @ 14:59

Continuamo a parlare di teknival, anche perche’ in questi luoghi da allora non è che sia successo molto altro. Oggi pubblichiamo un’intervista ad un raver, apparsa su Traffic Kills, uno dei siti che hanno maggiormente coperto l’evento. Buona lettura.

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Main dancefloor on 15 August morning


TK: Buongiorno Eric, vuoi presentarti e presentare le persone che partecipano ad un teknival?
ERIC: Certamente, vengo da Rouen nel Nord della Francia. Suono, amo la musica, stare all’aria aperta e vedere la gente che balla, che è felice. Questo è un teknival per me. Un campeggio con la nostra discoteca (con discoteca si riferisce agli impianti, muri di casse, che con qualche piccola interruzzione diffondo la musica, TK).
Il popolo di un teknival è costituito innanzitutto dai giovani del luogo che vengono a curiosare. Dicono che siamo solo francesi ma non è vero (confermo, TK). Le persone sono varie. Come con ogni grande pubblico. E’ come essere in una strada di una grande città. Può succedere di tutto.

TK: Queste feste si svolgo illegalmente anche in Francia?
Sicuro, sicuro. In tutt’Europa. E’ una necessità. E’ una voglia data dalle costrizioni che vengono imposte nella vita di ogni giorno. Non si può più fare festa liberamente. E in molti scelgono di aggregarsi e riprendersi questa libertà.

TK: I giornalisti italiani parlano di no global?
ERIC: Non penso si possa ridurre così tante persone che ballano sotto una corrente. No global? Perché mai… appena si decide di andare liberamente contro si è no global e impegnati politicamente. No qui c’è musica, festa, spensieratezza. E’ proprio il contrario. Almeno per me, è fuggire da tutto quello che mi comanda e su cui non posso influire se non così!

TK: C’è tanta droga?
ERIC: Si c’è, come non ammetterlo. Non siamo mica in una discoteca VIP, dove bisogna dire che non gira la cocaina. Però di cocaina non ne gira tanta. Non quella preferita. La droga c’è come in ogni altro luogo. Qui c’è libertà e la gente è tranquilla e più manifesta. Poi ci sono tante persone tutte insieme e sembra che ci sia più droga del solito. Sta al cervello delle persone decidere che cosa fare. Come vedi io sono qui a parlarvi e fare colazione.

TK: Cosa fa effettivamente la polizia?
ERIC: Ogni tanto passa qualche macchina. Non so. Io sto qui da qualche giorno. Quando esco a fare la spesa, non ci fermano. Sono gentili. Voi arrivate ora? Che avete visto?
TK:
Una volante che faceva il giro. Non ci sono autovetture ne all’ingresso, né autoambulanze. Effettivamente se la zona è monitorata non è previsto un intervento immediato. C’è la televisione… Magari vi chiamano a suonare in un club.
ERIC: Non vedo l’ora!

TK:
Precedentemente abbiamo sbagliato strada e siamo finiti in una discarica di cassonetti dell’immondizzia. Potrebbero portarne qui qualcuno così che sia più facile raccogliere i rifiuti. Ho visto molte persone pulire.
ERIC: Oh, ma certo per chi ha rispetto per la natura è il minimo tenere pulito. E vi sono molte persone che puliscono.

Il teknival di Baudenasca è stato un enorme campeggio, molto ben organizzato dove la musica è ancora davvero e non sulla carta, libertà!
Solo una trentina di arrestati fra le migliaia di persone che hanno partecipato. Nessuna emergenza sanitaria, nessuna rissa o sommossa civile, nessun incendio e un discreto rispetto della natura e delle persone.
Che poi molti si siano drogati pesantemente…beh! l’importante è che non compissero atti che potessero ledere gli altri e loro stessi, come mettersi alla guida. Ma perchè mai in un posto dove si può dormire su un qualsiasi prato?

Al prossimo anno!

Parte II | Testimonianze

Non posso dare un giudizio ben fndato sulla festa poichè purtroppo sono arrivato solo il 15 notte direttamente da Barcellona…comunque per quel poco che ho potuto vedere e sentire era tutto molto bello….ho parlato con diversi ragazzi e tutti hanno confermato la magia che si era venuta a creare grazie a questa festa.
Nel 2005 ero lì e ci sono stato per tutto il tempo…beh se l’atmosfera era la stessa allora consiglio a tutti coloro che sparano a zero sulle feste di farsi un giretto sottocassa…e accorgersi di come i “manichini” siano anche in grado di sorridere, di rispettarsi e di unirsi.
Il sindaco di Pinerolo dice che il prossimo anno questo party non si svolgerà più per nessun motivo…ahahaha…se non sarà più lì è perchè siamo già in un altra fantastica vallata a far sbattere i nostri piedi sulla polvere!

FUCK REPRESSION!

Inviato da keno — 17 Ago 2007, 19:32

Io sono appena tornato…e lo rifarei dieci cento mille volte…sporco…certo…non più di quello che lasciano tante famigliole nei picnic domenicali in giro per tutta Italia…certo più attenti alla natura di tanti abusivisti che deturpano aree protette (i sound inotlre mentre smontavano pulivano pure)…inutile la replica a “hashis e marijuana qui sono cose da sfigati” il giornalista si commenta da solo nell’ultima parola del suo messaggio…e che dire…a chi piace andare la domenica a messa lo faccia…nessuno di noi commenta…a chi piace andare alla giornata mondiale della gioventù dal papa…lo faccia che ce ne frega a noi…ma ricordiamoci che chi poi a questi eventi pulisce…chi controlla…chi organizza…lo fa anche coi soldi nostri (miei compresi)…allora pochi scazzi per qualche quintale di immondizia da pulire…perchè almeno noi abbiamo la decenza di non criticare…e l’energia è dentro la musica stessa…ma non mi predo a parlare di stati alterati di coscenza…commento semplicemente con un semplice…chi non conosce l’argomento farebbe meglio a non parlare nemmeno…chi vede le cose da fuori non capirà mai che cosa c’è dentro…fuck autority…e fate pure le vostre leggi…e arrestate la gente per i cd masterizzati…ma verrà il giorno in cui finirete tutti in un fosso…e quel giorno la libertà sarà reale e degna di tale nome…un sorriso

Inviato da MaD — 16 Ago 2007, 02:47

io sono stato lì 4 notti e 5 giorni non mi sono mai divertito tanto…. ho conosciuto tanta gente non abbiamo fatto niente di male alla cittadinanza e la mattina prima di andare via molte persone stavano pulendo…. se quel posto non è più di nessuno…perchè non farci una festa…

FREE PARTY IS NOT A CRIME…VOGLIAMO SOLO BALLARE E DIVERTIRCI!!!!!

FUCK POLICE AND REPRESSION!!!!

Inviato da francesco — 17 Ago 2007, 13:59

io ci sono stato sabato notte ed era bellissimo… si leggono un sacco di cazzate sui giornali (ad es. La Stampa) “Timide contromisure per scongiurare il pericolo saccheggi.” I ravers al massimo ti sgraffignano un paio di mele se sono in fame chimica e la zona pullula di alberi carichi…

L’unica cosa, nell’interesse generale, ma soprattutto della città di Pinerolo, 2 soli bidoni per l’immondizia NON bastano per un rave di queste dimensioni. La buona volontà di lasciare pulito da parte dei ravers c’è, dateci qualche mezzo in più.

Per il resto, splendido posto, splendida festa.

@marco: chi frequenta i rave NON si buca, le teste di cazzo che fanno uso di eroina sono le mele marce e gli organizzatori fanno da sempre campagna contro questo schifo di droga. Quest’anno posso dire di aver una sola persona armeggiare con un ago, e ancora ho dovuto scrutare bene bene nell’oscurità. FUCK HEROIN è il manifesto degli organizzatori, da sempre.

Per il resto, uscite in discoteca a Milano e la % di chi sniffa coca è uguale se non superiore a chi fa uso di mdma/speed/lsd nei rave.

Inviato da Hele — 15 Ago 2007, 22:25

salve a tutti..ho deciso di parlare del rave party a pinerolo..non so se ne avete sentito parlare..beh..tutti preoccupati per quest’orda di pancabbestia..e qualche gabberino..strano ma vero..cmq..stavo dicendo..tutti preoccupati..40 mila persone al galoppatoio di baudenasca! (dove le vede 40 mila??? O.o io vivo i vicino e ho dato un occhiata alla gente che gira..massimo massimo 12 -15 mila) gente che potrebbe saccheggiare supermercati da un momento all’altro..tutto ciò lo dice l’informazione italiana..e non quella locale..quella locale è peggio..qui sono tutti dei barotti che ti inseguono col forcone in mano..se li guardi male o se ti vesti un po skin o alternativo..mi spiace dirlo ma è così..il punto è che..io conosco alcune persone che sono a questo rave..ok ci girerà di tutto e di +..non è una palla inventata..anzi ci son bancarelle dove vendono ogni sorta di cosa..(io non ne uso..sia chiaro..) però..se non li guardi male..non ti attacchi briga..non fai il cretino..ovvio che ti lasciano in pace..e questo la gente dei paesi non l’ha capito e non lo vuole capire..forse xkè sentono hardcore notte e giorno..avete ragione..disturba..però se non gli rompete nessuno vi farà danno e vi lasceranno in pace..stamattina ero al supermercato..era pieno di gente del rave..e vedevi praticamente tutti che li guardavano malissimo..con disprezzo..mi stavo davvero arrabbiando..non è bello..non lo è x niente..è gente come voi e me..che ha un concetto del divertimento diverso dal nostro..e come in ogni gruppo ci sarà un testa calda..ma non sono gli altri che sono pacifici e ti lasciano in pace se tu non li stuzzichi e provochi che ti romponono le scatole..vorrei che queste poche righe siano di insegnamento a chi disprezza qualcuno solo se si veste un po più largo o stretto di loro..è gente come noi..e non va disprezzata..va rispettata per quel che è..e se trasgredisce va punita come ogni comune mortale..

https://web.archive.org/web/20200709141057/https://blog.libero.it/TECHNOFOLLIA/3117202.html

Parte III | Rav’Est

“Teknival” – Pinerolo – Italie

Teknitalie. On met les voiles vers Pinerolo, aux pieds des Alpes, pas si loin de Briançon.

Arrivée dimanche matin, sans aucun problème, l’info line est claire, le fléchage du lieu dit « Galapatoïo » évident. Pas âme qui vive, que des autruches et du maïs, des citronniers. On croise 2 voitures au plus. Il est 6h, mais tout de même. On tombe dessus presque étonné.

Teknitalie. Saliamo per Pinerolo, ai piedi delle Alpi, non così lontano da Briançon.

Arriviamo domenica mattina, senza problemi, la linfoline è chiara, la freccia dal cartello del luogo chiamato “Galoppatoio” evidente. Non un’anima viva, solo struzzi e mais, alberi di limoni. Incrociamo al massimo due auto. Sono le sei, ancora. Ci mettiamo a riposare quasi stupiti.

Le terrain militaire couvre plusieurs hectares. Les campeurs prennent leurs aises, s’installent ou l’humeur les portes. On opte pour les sous bois.

Il terreno militare copre diversi ettari. I campeggiatori si mettono a proprio agio, si sistemano o entrano con l’umore giusto. Optiamo per il sottobosco.

Dés 10h c’est le kanyar. Le soleil tape dur, on est un peu là pour ça ;)

Au réveil un camion vosgien est devenu notre voisin. La communauté tribe européenne est une toute petite famille.

Quando ci siamo svegliati un camion dei Vosgi (regione della Loira) è diventato il nostro vicino. La comunità tribale europea è una famiglia molto piccola.

Décor Mad Maxien, post apocalyptique. Le sol argileux tout sec se décompose en poussière grise, et se lève à la moindre brise, et là ça prend un coté tempête de sable … (Dimanche soir notamment, et les bâches mal fixées s’envolent…).

Le teknival passe d’une plaine herbeuse et ombragée à un désert aride argileux. Les sounds system sont regroupés dans l’« arène » caillouteuse. Avec le gris de la poussière, on ne peut s’empêcher de penser à la lune…

Scenario alla Mad Max, post apocalittico. Il terreno argilloso molto secco si decompone in polvere grigia, e si alza con la minima brezza, e lì assume un aspetto di tempesta di sabbia … (domenica sera in particolare, e i teloni sciolti volano via…).

Il teknival passa da una pianura erbosa e ombrosa ad un arido deserto di argilla. I sound system  sono raggruppati nella sassosa “arena”. Con il grigio della polvere non puoi fare a meno di pensare alla luna…

 

Un fleuve presque à sec laisse son lit vide en fond, ça ajoute une touche extraterrestre au paysage. Avec tout autour les Alpes. Un vrai décor de cinéma.

Un fiume quasi secco lascia il suo letto vuoto sullo sfondo, aggiunge un tocco extraterrestre al paesaggio. Con tutto intorno le Alpi. Un vero set cinematografico.

Aucune organisation, aucun poste de secours, pas de citerne, pas de benne à ordure. Certains sont là pour se défoncer, et il n’y a personne pour les secourir en cas de pépin. Le soleil italien cogne sur nos casquettes, et l’eau n’est dispo qu’en pack de petites bouteilles à 8 €. Aucune gestion des déchets. Lamentable.

Nessuna organizzazione, nessuna stazione di soccorso, nessuna cisterna, nessun cassonetto. Alcuni sono lì per sballarsi e non c’è nessuno che li aiuti se qualcosa va storto. Il sole italiano batte sui nostri tappi e l’acqua è disponibile solo in una confezione di bottigliette a 8€. Nessuna gestione dei rifiuti. Deplorevole.

Je pense au Larzac 2003, pour le bordel, le mélange sound system / campeur / traveller, mais en 3 ou 4 fois moins peuplé, seulement une vingtaine de sons efficaces de dimanche à lundi, encore moins de lundi à mardi.

Penso al Larzac 2003, per il casino, il mix fra sound system / camper / traveller, ma 3 o 4 volte meno persone, solo una ventina di sound system effettivi dalla domenica al lunedì, ancor meno dal lunedì al martedì.

Posted in Esperienze, Giornalismo, Memorie

Station of Destiny 2020

Posted on 2020/08/24 - 2020/08/24 by lasagnatek

Station of Destiny was one of the biggest gatherings of this summer. The following is a transcript of the conversation we had with JP, one of the attendee. We want to thank JP for the time he spent helping us provide a memory for this free party. We also want to thank Killer X for the photo he shared with the community.

 

Transcript

Ahhh italian people are funny.

So I am from Vienna and I have been to the Station of Destiny four weeks. I also went last year and it was open to all sound systems. I asked my boss permission to leave the office two hours earlier so that I can drive in the direction of Czech Republic. I was hoping to get the info during the time of driving.

I waited for a little bit at a friend’s house, fifty kilometers from Vienna. We were still waiting for the info and at a certain point we lost hope and started partying by ourselves. Thirty minutes after I did a line of K I got an sms with the GPS for the free party.
We waited a little bit and we listened to some good livesets. The good music convinced my friend to come with me. I took a line of speed and begun my roadtrip to CZ.
After an hour and half of nonstop driving we changed and she drove until the border. We changed again seats again because my friend was tired and I drove for the last hour and half to the spot. When we arrived I was tired as fuck. We meet the police that actually told us in German that I was taking the wrong turn and I should have driven back a little bit and then turn right. I parked very near the first stage but that was a bad idea. It was almost 2 o’clock in the morning.


The music was insane and the stages were enormous. I spent most of the time with some Belgium people and met some of the soundsystems. The guys were very nice to me. There were over seven thousands people The police stopped some people driving there and took some licenses. They were nice to me, they had me take an alcohol test and I always look sober.

The party wasn’t legal, meaning that they didn’t rent the field that was used to lay the walls. The police raided two of the location that were initially chose for the party. The sound system first sent some fake GPS coordinates and then mounted the walls on the field were the free party happened. After that they sent the right location to all the people.

I started going to free parties when I was sixteen years old. Since then I always attend a free party when possible and since I got my driving license I don’t mind to drive for hours and spend a hundred bucks on gas. In Austria the situation is more oppressive. If the police finds you at a TAZ you can be sure that they are going to seize your driving license and pay some fees.

CZ is party freedom. That’s why I spend so much time and money to drive there. For the nice time, to have fun and being myself. You should know since you go too.

Posted in Esperienze, Interviste

Capire la scimmia: noi e la MDMA

Posted on 2020/08/24 - 2021/10/24 by lasagnatek

Alcuni rave sono belli perché catartici e liberatori: si balla per ore – a volte giornate – e quando si torna a casa è come se il fango su cui ti sei mosso ti abbia restituito tutta l’energia che ha ricevuto dai tuoi piedi che sbattono forte,  trasformandola. Il grigiume della città, lo sporco delle auto, i sentimenti blu purificati attraverso il calore del sound e dai sorrisi della gente con cui ballo.

Ci sono altri rave dai quali torno con un senso di identità e comunitarismo. Sono quei rave in cui conosco nuove persone e avviene una connessione, una connessione, ci si scambia molto più che il numero di telefono per le
info che verranno. Lo scorso rave è stato uno di questi. Ho conosciuto Campari e Aperol, due ragazzi come me, lei studentessa all’ultimo anno di magistrale, lui dottorando.

Io ho ventisei anni e, contando anche i miei amici, eravamo in tutto in cinque.

Questo post vuole essere una riflessione sulle droghe e sul rapporto che l’uomo ha con esse, in particolare con la MDMA. Questa riflessione nasce dall’esperienza di noi cinque con questa sostanza in quella particolare festa e dalle nostre interazioni, fra di noi, gli altri e con tutto l’ambiente circostante.

L’obiettivo della festa non è drogarsi; poter rivendicare il diritto ad un consumo consapevole è una lotta che continua anche quando la festa finisce.

Io e la MDMA

Dice la ragazza: “Non puoi mettere l’amore in una pillola”. E il ragazzo risponde: “Non sto dicendo questo. Non penso che l’ecstasy crei un’esperienza d’amore. Penso che faccia qualcosa di molto più umile e specifico. Elimina la paura. E tolta quella, l’amore viene da sé”

N. Saunders, Ecstasy and the dance culture

Per coloro invece che già sono inseriti nel mondo del lavoro l’ecstasy rappresenta una liberazione dall’oppressione dei ruoli, delle funzioni, dell’estetica della distanza e della freddezza, che negli usi e costumi degli occidentali si chiama “correttezza”.

U. Galimberti, L’ospite inquietante.

Sinonimi: ecstasy, E, X, XTC, Molly, Adam, MD.

La prima volta che ho provato l’ecstasy avevo ventun’anni. Ero in un locale di Bologna con un caro amico e abbiamo assunto circa 130mg di cristalli, stretti in una cartina piegata, quello che si chiama il paracadute.

In poco meno di quaranta minuti la testa ha iniziato a sentirsi più leggera e le sigarette hanno cambiato sapore, come se il  fumo una volta espirato si fosse addolcito.

Ricordo il momento in cui salirono sulla console gli SHXCXCHCXSH, incappucciati, a luci quasi spente, su un palchetto poco più alto delle casse del locale. Due druidi, ma la pozione era già stata ingoiata e l’intero villaggio in festa.

Prima di quel giorno avevo già provato varie droghe, sapevo come lasciarmi andare e staccare il piede dal freno del controllo. Molly mi avvolse, rapì il mio corpo nello stesso modo in cui uno psichedelico travolge le percezioni. Per tutta la notte il mio corpo si scatenò senza tregue ma ad ogni singola opportunità si placava momentaneamente per favorire una possibile comunicazione e inondavo di parole chi provava a entrare in contatto con me. Con il mio amico, i sorrisi che ci scambiavamo mi trasportavano fino ai suoi occhi e in questi mi disorientavo nel nero delle pupille vastissime e limitate dalle iridi sottili come un filo.

Ogni volta che ho assunto della MDMA per circa sei ore il mio corpo si è nutrito della positività irradiata da tutto il terreno su cui ballavo, dalla musica e soprattutto dalle persone che condividevano l’esperienza con me.
Pieno assorbimento emotivo in ogni singolo gesto e in ogni singola parola della persona che mi si trovava davanti.

Descrivere in poche frasi le sensazioni che la MDMA mi fa vivere è una cosa per cui mi mancano ancora le giuste parole. Benché le sensazioni fisiche siano pressoché sempre le stesse lo stato mentale è fortemente dipendente dalla situazione in cui mi trovo come d’altronde con tutte le droghe che di cui ho fatto esperienza, eccezion fatta per gli stimolanti.

Molly non fa diventare le serate in cui la provo tutte uguali ma anzi accentua ciò che di unico quella serata mi offre.
A quest’ultima TAZ l’amicizia che inaspettata era nata fra noi, Campari e Aperol è stata sicuramente l’elemento che più fortemente ha plasmato l’esperienza della serata. Quando non eravamo insieme ci cercavamo e quando ci trovavamo non c’era inibizione che bloccasse una parola.

Metodo

Il messaggio della scuola, ma anche quello della televisione, è che “le droghe uccidono”. Friggono a fuoco lento il cervello finché la frittata è fatta. Il rimedio è uno solo: “Basta dire di no”. Un “no” che riesce facile solo a quelli che hanno già detto no all’eccesso di immaginazione, alle vertigini della fantasia, alla forza dell’emozione, all’abisso della disperazione, al bisogno spasmodico di comunicazione.
E dopo tutti questi no, che spesso molti giovani non sono in grado di dire, possono anche dire di no alla droga.

U. Galimberti, L’ospite inquietante.

La neurotossicità della MDMA è ben documentata: Erowid offre una letteratura sufficientemente esaustiva a riguardo. In generale gran parte dell’effetto neurotossico a breve termine nasce dall’interazione con la dopamina che insieme vengono metabolizzate in chinoni, una sostanza che forma radicali liberi e causano “stress ossidativo”.
Tutti gli stimolanti più conosciuti, sto parlando di anfetamine e cocaina, rilasciano copiose quantità di dopamina e per questo sono assolutamente da evitare in combinazione con la MDMA .Inoltre chi usa molly con frequenza subisce un aumento della tolleranza e si deve sottoporre a dosi sempre più massicce, il che ovviamente non fa che aumentare la neurotossicità della sostanza.

Personalmente seguo la regola dei tre mesi fra un uso e il successivo. In combinazione con questo il mio metodo di assunzione è una variazione di quello di rollsafe che si basa su tutta una serie di supplementi che si trovano facilmente in Italia:

  • 4h prima dell’ingestione: 2g di zenzero, 500 mg di vitamina C
  • 1h prima: 200mg di magnesio, 200mg di potassio, 500mg di vitamina C
  • durante l’ingestione o un po’ di minuti prima: 500mg di ALCAR (Acetyl-L carnitina), 500mg di vitamina C

Non è mio solito far pubblicità, ma potrebbe essere utile sapere che questi supplementi sono tutti reperibili da Decathlon solitamente nella stessa sezione del negozio.

Seguire queste regole è facile e negli anni sto notando che sempre più persone arrivano alla festa informati sui supplementi e sugli usi della sostanza. Per un approfondimento sulla riduzione del danno e la prevenzione voglio rimandarvi a:

  • Lab57
  • NeuTravel
  • RollSafe
  • Erowid

 La Scimmia

Mi piace credere che il detto “avere la scimmia” sia nato dal libro “La scimmia sulla schiena”  di William Burroughs.
All’ultima festa a cui ho partecipato, come in molte altre, ho assistito a delle scene che mi hanno spinto a scrivere questo post, con l’obiettivo di definire cosa sia la scimmia e in che forme si manifesta.

La scimmia come fuga dal demone

Vi sono due tipi di controllo: metodico e violento. Il controllo violento delle facoltà sensoriali e di azione avviene tramite il controllo delle loro sedi fisiche. È questa la via che non porta alla vera quiete, e perciò è seguita solo dagli sciocchi che si adoperano a vincere la mente con la violenza, che è come legare un grosso elefante impazzito con filamenti di loto.

Vidyaranya, La liberazione in vita (Jivanmuktiviveka)

La manifestazione più comune della scimmia è quella di un desiderio incontrollabile che porta all’uso delle sostanze.
La voglia di consumare si fa così forte che questo animale ti sale sulla schiena e inizia a graffiarti e ferirti fino a quando non troviamo la dose e ne facciamo uso. Solo allora la scimmia si placa, ma il piacere è negativo, è una fuga estemporanea e di breve durata. Nella mia esperienza questa condizione è vissuta dalle persone tossicodipendenti che cercano nella droga principalmente un effetto anestetico e di fuga, sia dalla realtà che dai demoni che affligono la propria esistenza. La droga, la scimmia, col tempo si manifesta con uno sballo sempre più incerto, esagerato e imprevedibile e non manca mai di diventare un demone anch’essa.

La scimmia come insaziabilità

La scimmia come insaziabilità è la pericolosa idea che l’esperienza con una sostanza imiti sempre l’esperienza migliore che si è raggiunta attraverso gli stupefacenti, solitamente la prima nel caso della MDMA, e ogni uso conseguente debba assolutamente essere di eguale portata.

Il rispetto e la consapevolezza verso una sostanza passa anche per la realizzazione del peso che frequenza, dosaggio, umore e contesto hanno nell’esperienza.
Quando incontro una persona insoddisfatta con l’ecstasy ho notato che spesso non prende in considerazione l’umore e il contesto. Inoltre questa insoddisfazione nasce dalla distanza con una condizione precedente a cui si è sottoposto con la stessa sostanza.

L’insaziabilità deriva proprio da questa distanza con la condizione già provata e riconosciuta di massimo appagamento, e solitamente si prova a raggiungerla nonostante tutto usando rimediando qualche riga di uno stimolante o ridosaggi più alti mantenendo poca attenzione alla frequenza.

La condizione di insaziabilità è differente dal desiderio di drogarsi in quanto si manifesta solamente quando si è fatto uso della sostanza. Chiaramente ho visto le due scimmie affliggere la stessa persona in sequenza una dopo l’altra.

Conclusione

“Non ripudiamo il nostro desiderio”, ma
per evitare che, dall’abisso della negatività che lo costituisce,
il desiderio si faccia insaziabile e cerchi nella droga o nel
farmaco quel piacere negativo che consiste nel riempire la
“giara bucata”, facciamolo passare attraverso le persone e le
cose. Il piacere, infatti, va assecondato, non negato. Si tratta
solo di indicargli la via, come l’auriga di cui parla Platone la
indica al cavallo indomito.

Platone, Fedro

Gli psichedelici mi hanno insegnato che un trip seguito da un momento di introspezione o discussione con gli amici è un’esperienza doppiamente efficace. Quando all’esperienza in serata seguono solo discorsi su quanto ci si
sia calato o sul down e la confusione è ovvio che qualcosa sia andato storto. Inoltre ritengo che essere soddisfatti della situazione e della festa indipendentemente dalla sostanza è una condizione imprescindibile per una buona esperienza con essa.

In questo post ho volontariamente evitato di parlare di verifica della purezza della sostanza ma le varie immagini che ho inserito a completamento del post rimandano a degli approfondimenti su questo tema.

 

Posted in Esperienze

Il Boschetto Tek – TAZ lungo il Tevere

Posted on 2020/07/28 - 2020/08/25 by bananatek
boschettotek

Eran circa le otto di sera quando ad un tratto arriva un messaggio da Maria; mi gira un contatto del suo amico. Pirata mi dice che avevano appena montato lungo il Tevere vicino ad un boschetto: arrivano le coordinate.

In quel momento mi trovavo con Robin ed altri amici a grigliare; sinceramente non avevamo troppa voglia, ma ad un tratto Sam mi ha convinto che 200 chilometri tutto sommato erano nulla per una festa post lockdown. Robin, ancora soddisfatto della Resistance Sonore (esattamente il weekend prima del lockdown in Francia), non ci ha seguito.

Armati del sempre fidato OSMand, ci siamo diretti verso le coordinate indicate nel messaggio. Verso il tratto finale (lungo al Tevere) ci siamo ritrovati a saltare su delle grandi buche con la vecchia auto arrugginita di Sam, sembrava di stare nella foresta… Ci mancava la jeep.

Delle luci in lontananza ci segnalano l’apertura di un’immensa valle. È ora di parcheggiare, o più propriamente abbandonare la macchina. È ora di dirigersi verso la festa. Marsupi stretti, si cammina.

Una coraggiosa prima volta

Sam quando vede una cassa deve mettercisi sotto. Io questa volta mi sentivo molto socievole ma poco energico. Ho passato la maggior parte del tempo coi piedi fermi; mi trovavo in una zona nuova e non conoscevo quasi nessuno: l’occasione ideale per fare nuove amicizie e sentire un po’ di esperienze.

Stavo dando un’occhiata all’impianto quando una persona ad un certo punto tentenna e cade; riesco ad afferarla in tempo. Giuditta si presenta con un torrente di parole e la mascella da alpaca. Mi dice che è una delle organizzatrici della TAZ e mi confessa che è la loro prima coraggiosa volta in cui montano. Devono ancora decidere il nome della crew.

Mi spiega che hanno occupato un terreno di proprietà privata ma abbandonato da lungo tempo e che sia il loro impianto che la crew è in erba, letteralmente dato il posto. Sinceramente della musica non mi lamento, ma sicuramente mancava qualcosa: i subwoofer. Si sono alternati diversi musicisti, tra cui Pirata che ha spaccato di brutto con i suoi vinili, tribe ed acid davvero bella!

La nuova crew senza dubbio ha fatto un bel lavoro nel diffondere le info al giusto numero di persone che creavano un bell’ambiente calmo e socievole… Data la forte repressione attuale, montare è diventato molto rischioso per i collettivi; nel frattempo molti locali si stanno facendo un nome, sfruttando la tekno, aprendo le porte a cani e porci creando degrado. La logica di questa TAZ era simmetricamente opposta a quella dei club, rispecchiando al meglio lo spirito del movimento.

Quando si dice: pochi ma buoni

Fra i sessanta o settanta partecipanti alla TAZ, una manciata di ragazzi mi ha estremamente colpito: 13 anni di feste, autogesione, occupazioni alle spalle e tanto impegno nel tenere il posto pulito dando il buon esempio a tutti coloro che si trovavano alla loro prima festa.

Invece, sono rimasto un po’ deluso dai tanti che si lamentavano dell’assenza di sostanze. Chi pensava di trovare alla festa le code per il pusher del bagno della discoteca è rimasto avvilito. Tutto sommato sono contento che per i più sia stato evidente che le droga sia un aspetto secondario della festa e che alla repressione di questo periodo si sia opposto qualcosa di così genuino.

Mi auguro che i progetti di espansione del muro della crew continuino. Hanno varie idee per un impianto costruito in casa, il quale per esperienza personale è la strada giusta da percorrere. L’atmosfera gaudente che si è creata alla TAZ sul Tevere si è prolungata dal pomeriggio fino al mattino seguente lasciando tutte queste nuove facce soddisfatte della festa consumatasi nel boschetto.

boschettotek

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Il Ponte – TAZ Parigi

Posted on 2020/07/22 - 2021/02/10 by lasagnatek

A Parigi durante la settimana per me c’erano solo le biblioteche. Il datore mi permetteva di lavorare da casa ma il buco che potevo
permettermi col mio stipendio non era certo il posto più adatto per svolgere le mie mansioni d’ufficio quindi mi rifugiavo sempre in una delle biblioteche
pubbliche. La biblioteca “Naguib Mahfouz” vicino al parco di Belleville, la mediateca “L’Echo”, il centro Pompidou. Molti universitari mi consigliavano di andare alla BNF ma ne rimasi fortemente deluso. Ampi spazi ma poco funzionali, un giardino bellissimo ma inaccessibile e soprattutto un pass a pagamento per alcune aule.

Son stato alla BNF una sola volta eppure è la zona di Parigi che conosco meglio: la fermata Francois Mitterrand.

Era il mio primo sabato a Parigi quando ho scoperto dell’esistenza del Ponte. Quella situazione è nata poco prima che io arrivassi e si è spenta (o evoluta) poco prima che me ne andassi.

Avevo passato tutta la settimana a compilare carte, avevo trovato una stanza in un appartamento, bici, abbonamenti, tesserino, insomma, tutto pronto per il primo lunedì di lavoro. Il fatto che non avessi pensieri per tutto il weekend significava che potevo dedicarmi alla ricerca di qualche posto da scoprire e quindi ho iniziato ad interrogare tutti i miei contatti.

Degli amici mi girano un messaggio:

Pour ce soir nous debutons a la tombe de la nuit a 23 h55
le bal poussiere paris 13
Tram avenue de France :20 boulevard du general jean Simon paris
13 puis devant la galerie d art le lavo matik prendre l escalier e droite dans le renfoncement puis descendre les
escaliers pleins de graff puis sous le pont du tram a droite metro BFM :18 rue Jean Antoine du baif paris 13 continuez
a marche tout droit puis nous sommes sous le pont du tram ou il y a pleins graff vers les travaux suis les
barrieres c est un endroit underground
Si tu trouve vraiment pas 075XXXXXXX
A ce soir

Non era ancora troppo tardi, per i miei ritmi avrei cenato più o meno a quell’ora. Senza neanche rifletterci troppo ho memorizzato i nomi delle vie che avrei dovuto percorrere e mi sono infilato nella prima metro. Non erano neanche le 8 di sera che mi trovavo alla BNF, mi sono fermato a fumare una sigaretta e scambiare due parole con tre ragazzi musulmani e ho percorso tutta la strada come mi sembrava di aver capito dal messaggio.


Il Ballo della Sabbia

Arrivai ad un cantiere edile. Elmetti antiinfortunistici, una ruspa, un martello pneumatico ma anche il primo generatore.
C’era una fossa enorme e solo qualche pezzo di legno per attraversarlo. Era così presto che l’unica cosa che si sentiva era il rumore del
tram che passava esattamente sopra di me.

Ero sotto il ponte e le prime compagnie di ragazzi si spostavano dalla periferia al centro per concedersi al sabato notte della città.
Io, sotto di loro, avevo abbracciato la mia notte parigina.

La TAZ quella volta durò poco. Non erano neanche le sei che ero già in metro. Però la TAZ al Ponte si ripeté per moltissimi sabati e ogni volta che qualcuno veniva a trovarmi o che rimanevo solo mi dirigevo lì.

La crew: TTR, Trance Ta Race.

Si sono alternate moltissime persone a suonare lì. Il muro di casse faceva schifo, non si contavano le volte che il suono si staccava di colpo per colpa di uno dei generatori. Niente a che vedere con i muri di casse di tutti gli altri collettivi francesi che ho conosciuto.
Ciò che mancava al sound system di TTR veniva compensato col coraggio del collettivo a spingersi così vicino al cuore della capitale.

Mi sento molto fortunato ad aver vissuto queste TAZ ed aver conosciuto TTR. Ad esser sincero nel mese prima dello sgombero forzato lo spirito aveva iniziato un po’ a perdersi. Avevano introdotto un contributo di 5 euro obbligatorio e c’erano stati dei litigi fra i membri del collettivo. Questo è inevitabile quando la TAZ diventa un evento ripetuto e prevedibile.

Tette e Polvere

Ho conosciuto un numero inimmaginabile di persone a tutte quelle TAZ.
La metà della gente che incontravo ai free in giro per la Francia era
passata dal Ponte. Non si è mai vista una scazzottata, una brutta parola, un gesto molesto. La pulizia del luogo non era granché, ma riconoscono che non fosse facile pulire un cantiere; comunque la gente era sempre rispettosa e le uniche cose con cui tutti stavano a giocare erano gli abiti dei manichini che ad un certo punto hanno iniziato a popolare il cantiere occupato.

È al Ponte che ho incontrato la donna dai capelli grigi che mi spinse a fare tutto questo:

Sai qual’è il mio più grande rimpianto quando torno a vivere queste
situazioni? Non essere riuscita ad insegnare nulla a quelli della tua generazione.

Fra tutte le notti al Ponte voglio raccontare quella che racchiude meglio lo spirito di una TAZ.

Quel giorno ero stato ad una delle manifestazioni per Steve Maya Caniço e dopocena, canna e caffè, mi ero diretto ancora una volta lì. All’inizio della serata avevo notato una coppia con un buonissimo vibe e quindi volevo scambiarci due parole. Lei ballava scalza, lui non si fermava un attimo. Erano molto divertiti e lo davano a vedere. Rodrigo e Roberta. Mi metto a ballare con loro e vedo che subito ci prendiamo in amicizia. Parliamo, balliamo, loro raccolgono una bottiglia abbandonata a terra e la condividiamo. Balliamo tanta psy alternata ad un po’ di techno. Ad un certo punto trovo una bustina di erba a terra, ad occhio un grammo e mezzo scarso e gliela offro.

Rodrigo provava a rollare ma era troppo ubriaco. Dopo essermi fatto un giro mi son procurato delle lunghe e abbiamo fumato fino al mattino, sempre continuando a ballare. Nel frattempo mi stavo proprio scatenando, ero preso benissimo, per l’ambiente, per la compagnia dei tipi, per la musica anche se la psy dopo un po’ mi stanca.

Ad un certo punto Roberta iniziò a limonare con un’altra. Iniziarono ad intrecciarsi e lentamente Roberta le tolse la maglia. L’altra ragazza non aveva reggiseno e senza esitare Roberta si tuffò sulle sue tette. Ad un certo punto si spostarono verso il lato del muro di casse e si buttarono per terra. Si sporcarono di fango e sabbia, le mani si perdevano confuse sui loro corpi.

Continuai a ballare con Rodrigo finché si regge in piedi. Per farlo riprendere da tutto l’alcool ce ne rimasimo tranquilli a parlare seduti su una ruota.

La TAZ è questo: condividere quello che hai e quello con trovi con chi presente, buttarsi a terra senza la paura di esser giudicati o importunati, ballare con le tette libere senza essere ripresa da un cellulare.


M.

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