Nell’ultima settimana è girato su qualche gruppo telegram questo podcast: https://www.spreaker.com/user/nientedimeno/puntata-rave
Come prevedibile i commenti si dividono fra chi ritiene che si sia parlato abbastanza di Viterbo (tradotto: non si debba parlare di Viterbo) e chi pensa che invece si deve riflettere su quello che è successo allo Space Travel 2. Con questo post vorrei approfondire alcune delle tematiche messe in luce da “Jeff’ l’intervistato e in alcuni punti cercare di correggere delle imprecisioni che sono state fatte.
L’informativa della Lamorgese
Nell’intervista Jeff cita il bollettino della Lamorgese. Per esser più precisi si tratta di un’informativa presentata alla Camera, di cui carico l’estratto qui.
Dinamo Press ha riassunto l’intervento della Lamorgese nei seguenti punti:
- un giovane qualificatosi come “ex partecipante ai rave” ha comunicato nella sera del 13 agosto ai carabinieri della compagnia Tuscania che si sarebbe svolto un party ma che la posizione esatta sarebbe stata comunicata dagli organizzatori solo dopo aver montato i soundsystem. Poi all’1 di notte del 14 agosto ha riferito la posizione;
- all’1.55 la pattuglia dei carabinieri ha trovato, dopo 45 minuti di ricerca, un’area con impianti musicali già accesi e già occupata da migliaia di persone;
- le caratteristiche dell’area – lontana dai centri abitati, buia e raggiungibile da diverse strade – hanno ritardato la sua localizzazione da parte delle forze dell’ordine;
- 900 agenti di polizia si sono concentrati nell’area della festa durante i giorni di svolgimento;
- alle prime luci del 14 agosto sono state stimate 4mila presenze, comprese famiglie con bambini;
- non è stato possibile impedire l’arrivo di altre persone a causa delle difficoltà di controllo dell’area legate al tipo di territorio e alla sua conformazione;
- nella punta massima la partecipazione è stata di 7-8mila persone;
- l’alto numero di soggetti coinvolti, la presenza di minori e automezzi pesanti hanno spinto a realizzare un’operazione di dissuasione dei partecipanti invece di un’azione di forza;
- lo sgombero dell’area, con il prevedibile ricorso a idranti e lacrimogeni, anche vista la conformazione rurale e le stoppie facilmente incendiabili, avrebbe determinato rischi di ordine
pubblico, per la sicurezza pubblica e di incendi; - i vigili del fuoco sono stati sempre presenti nelle vicinanze dell’iniziativa;
- è stata svolta una continua e costante pressione per rompere il fronte degli organizzatori e isolare quelli che volevano andare avanti fino al 23 agosto;
- nel corso del rave si è registrata la morte di un giovane partecipante allontanatosi dall’evento per immergersi nelle acque di Mezzano;
- sono state identificate 4.235 persone, di cui 784 stranieri, e segnalate all’autorità giudiziaria;
- i principali reati ipotizzati: manifestazione non autorizzata e invasione di terreni;
- sono stati controllati 1.441 autoveicoli, di cui 1.351 all’uscita e 90 nel tentativo di ingresso nell’area;
- sono state sequestrate casse acustiche e materiali per l’allestimento di concerti, poi dissequestrati da autorità giudiziaria;
- l’evento ha fatto registrare una denuncia per violenza sessuale;
- dopo la conclusione del rave: i controlli non hanno riscontrato danni alla fauna, non avendo rinvenuto carcasse né animali abbandonati; il terreno è stato bonificato da una ditta specializzata; la società proprietaria della tenuta agricola ha chiesto un risarcimento danni;
- l’utilizzo di chat private non accessibili pubblicamente ha permesso di far arrivare contemporaneamente e da più direttrici (non solo da nord, via Aurelia) migliaia di persone sul sito dell’evento;
- la confluenza verso il sito del rave avvenuta da più direzioni ha potuto mimetizzarsi con l’aumento del traffico per Ferragosto;
- sono arrivati partecipanti anche dall’estero, ma nessuna polizia europea aveva fornito informazioni sull’evento;
- «gli organizzatori del rave hanno messo in atto un metodo capace di approfittare di tutte le circostanze favorevoli per aggirare i meccanismi di prevenzione che avrebbero potuto intercettare ed evitare l’evento» (letterale);
- il temuto effetto focolaio che avrebbe potuto produrre il rave non si è visto. È questo il risultato di una specifica indagine epidemiologica condotta dalla Asl di Viterbo a 20 giorni dalla conclusione del rave. Non si sono registrati casi di positività nelle persone testate gratuitamente, tra cui figurano oltre a residenti della zona anche partecipanti al rave;
- il fenomeno del rave non è affatto inedito, né soltanto italiano come dimostra quello svoltosi in Francia la scorsa settimana, nonostante i divieti, con 2mila presenze e conclusosi senza azioni repressive dopo alcuni giorni;
- in Italia ci sono stati rave anche con molte migliaia di partecipanti anche negli anni precedenti, a eccezione del 2020 a causa della pandemia. Anche nel 2018 e 2019 [quando al Viminale c’era Salvini, ndr] si sono tenuti rave raffrontabili a quello di Viterbo per l’afflusso di migliaia di persone: Macerata, 17-23 agosto 2018, 1.500 partecipanti; ex centrale Enel di Montalto di Castro, settembre 2018; fabbrica abbandonata in provincia di Torino, 5mila persone, ottobre 2019; terreno agricolo in provincia di Alessandria, 2mila persone, giugno 2019. In nessuno di questi eventi si è intervenuto con la forza, se non quando è stato permesso da circostanze tempo, luogo e numero partecipanti. Come avvenuto anche recentemente a: Brindisi, Cagliari, Lecce, Massa Carra, Messina, Padova, Sassari e Torino;
- questi casi segnalano una certa ripresa del fenomeno anche a livello europeo «evidentemente come reazione anche alle restrizioni legatealla pandemia».
Oltre ai dati oggettivi personalmente ho trovato interessante il fatto che la Lamorgese nei trenta abbondanti minuti in cui ha parlato non ha neanche lontanamente accennato alle origini dell’evento sui cui l’informativa si è concentrata.
Non nutro minimamente dubbi che ci siano agenti di Polizia che abbiano una perfetta conoscenza di come nasce e si svolge un free party, perfino quali siano le motivazioni dietro questo fenomeno. Nell’informativa invece sono presenti errori grossolani, come ad esempio il fatto che la notizia del rave fosse circolata nei pochi giorni precedenti alla festa, e grandi mancanze, tra cui non aver dato nessuna forma ai collettivi che organizzano i free party e quali sono gli strumenti che rendono possibili tali eventi. È impensabile che dopo trent’anni di feste il rave party rimanga anche in questi contesti un’entità astratta e lontana, che come tale può essere solo ostracizzate dalle forze più conservatrici che governano il Paese.
La questione della comunicazione
La sottocultura rave in Italia e nel resto d’Europa, ha subito dei fortissimi cambiamenti nel periodo che va dal 2008 al 2015. I free party a cui assistiamo ora sono organizzati e costruiti esattamente partendo dagli schemi che sono stati sperimentati in quei sette anni. Di fronte ad una forte tecnologizzazione delle forze dell’ordine, il tempestivo e inarrestabile monopolio di pochissime aziende nella comunicazione di massa e l’assenza di una consapevolezza del digitale hanno reso gli strumenti che abbiamo ereditato ormai obsoleti. Mentre prima vari siti tra cui il più famoso quello di shockraver facevano da catalizzatore per i grandi teknival europei, ora i silos dei social media rendono insicure le feste, i gruppi pieni di ostilità ed infiltrati, fanno circolare speculazioni e informazioni false.
Questa debolezza nella comunicazione è stata una delle debolezze principali dello Space Travel. Mentre il flyer era disponibile già da settembre sulle storie di instagram, è mancata la coordinazione con gli altri ambienti antagonisti italiani, CSA e progetti di informazione indipendente in primis.
Va precisato che le due problematiche delineate, quella della comunicazione e l’altra della poca consapevolezza tecnologica, è un problema che viene affrontato dai collettivi di tutta Europa. In Italia però, rispetto ad esempio che in Francia e Repubblica Ceca, mancano esperimente in questo senso e le feste ne soffrono.
Autogestione e individualismo
Una grandissima problematica del tutto italiana invece è la fortissima atomizzazione che il movimento sta subendo. L’idea che in festa ognuno è per sè, che l’unico momento di azione collettiva è la carovana ad inizio o fine festa, e la totale mancanza di giudizio e cura nei confronti delle azioni dei raver che ci stanno attorno, potrebbe essere la pietra tombale del movimento.
La soluzione proposta dall’intervistato è tanto banale quanto difficile da mettere in atto perchè richiede un cambiamento culturale. Non ero presente alla festa dei Krashminuz ma ho visto varie volte le crew interrompere la festa o spegnere la musica per far fronte ad un problema di degrado o pericolosità.
La mancanza di azione collettiva invece, il fatto che nella testa di moltissime persone una delle idee fondamentali del free party, l’autogestione, si sia persa e abbia lasciato spazio al più totale
individualismo, dove ogni incidente non è tale finchè non coinvolge se stessi o la cerchia intimi di amici con cui si va in festa.
Conseguenza naturale di questo pensiero (o atteggiamento) è che il degrado e gli incidenti siano inevitabili alle feste di queste dimensioni. Non è assolutamente vero, e ne abbiamo una
prova (quasi) ogni volta che vengono organizzate feste da cinque mila, dieci mila, ventimila persone in Francia, Spagna e Repubblica Ceca. Niente morti, niente stupri, nessuna disgrazia e molte volte tanto supporto dalle attività commerciali locali e dai cittadini nelle vicinanze.
Il Teknival come prima esperienza
Nel podcast è stata detta una cosa che spesso si ignora in tante discussioni: lo Space Travel, come tutti i grandi teknival, è stato molto più accessibile rispetto alle taz che si svolgono ogni settimana e per questo è stata la porta di entrata in questa sottocultura per tantissimi giovani. Sono d’accordo con il pensiero che abbiamo fallito quando da questa festa se ne tornano ragazzi demoralizzati e a volte traumatizzati dalla quantità di degrado a cui hanno assistito.
Non va tralasciato che molte volte è invece la polizia a creare degrado e disordine nella festa. Quest’anno la taz a Redon ci ha ricordato che anche una festa ben organizzata nulla può contro la violenza ingiustificata delle divise. È da chiedersi se dopo tutti gli sgomberi e la repressione a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni l’Italia sia stato il posto più adatto dove organizzare un ambizioso teknival di tre giorni. Con più attenzione infatti, il più grande benefit per i fatti di Redon è stato organizzato in Repubblica Ceca. Non ci spaventano certo i chilometri, l’intera sottocultura si basa sull’idea di viaggiare.
Criminalità organizzata
Non mi stupisco che il tema della criminalità organizzata sia stato affrontato solo brevemente nel podcast. Questo è un problema grande che affligge in maniera maggiore le crew italiane
rispetto alle altre nel resto d’Europa. Come ho visto fare in Spagna, Francia, Germania e Repubblica Ceca, i pusher, così come chi ha occhi solo per la droga, spesso vengono allontanati dalle feste. Lo spaccio in festa in Italia non è affrontato con la stessa serietà ma anzi ci sono dei collettivi che fanno della festa una grande copertura per organizzare due giorni di piazza di spaccio.
GABA Hop
Jeff nel podcast corregge l’intervistatore affermando che l’uso delle sostanze non è il motivo principale per cui le feste vengono demonizzate. Si fa l’esempio della cultura della goa e psytrance.
Si sarebbe potuto nominare la più mainstream cultura dell’hip hop che fin dalle sue origini newyorkesi è un movimento artistico estremamente legato al consumo delle sostanze. Negli anni ’70 il crack era l’epicentro di questa cultura, lo spaccio l’unica speranza per fuggire dai ghetti e dalle periferie. Nei ’90 nacque il weed rap, Dr Dre e Snoop Dogg fra i principali esponenti. Dal 2000 in poi, inquinando anche la cultura della trap, l’intera cultura si è spostata verso i “downers”, oppiacei e benzodiazepine: Lil Peep, Future, Lil Pump, J. Cole, Travis Scott, Juice WRLD fra i principali.
Nella scena trap italiana i downers accompagnano spesso la cocaina, che però rimane prima di tutto un simbolo di successo, privilegio e arroganza. I riferimenti alle droghe sono sempre importati: “Nike più prometazina” (FSK Satellite), “Mens sana in corpore sana 200 gocce in corpo Xanax” (Ketama126), “La bottiglia è sempre purple, il mio umore sale e scende” (Sfera Ebbasta), “Bevo lean, vado down, down” (Drefgold).
Violenze sessuali
Su questo tema voglio solo fare delle precisazioni su quello che è stato detto durante l’intervista.
Jeff ha ricordato che in Italia alla fine degli anni novanta c’era molta sensibilità relativamente al problema della parità di genere: oltre ad Anna Bolena e al “suono di Roma”, approfondito in questo articolo mi viene da nominare Ixindamix, una dei membri di Spiral Tribe che di recente ha pubblicato un vinile con Maskk di Kernel Panik, anche lei presente allo Space Travel. Una bella intervista è disponibile qui.
Nell’intervista vengono anche citati i collettivi “sessfem”. Ad esser precisi “sessfem” si riferisce ad una pratica, in inglese “femsex” praticata da alcuni collettivi femministi.
La mia esperienza in tutta Europa mi ha sempre fatto vivere la festa come uno spazio di liberazione sessuale, uno spazio sicuro dove la questione delle tematiche di parità, genere e sessualità viene affrontata non solo con le parole e gli striscioni, ma anche col proprio corpo. Io personalmente non ho mai percepito una grossa disparità di genere. Il free party deve rimanere “il luogo fisico e di immaginario scandaloso”, ma non certo per le violenze sessuali.