Road to Freiberg
Era un mese che insistevo con Joe per i biglietti. Aereo, treno, bus,blablacar, insomma tutti i mezzi possibili, anche la bici se ce ne fosse stato il bisogno. Abbiamo saputo della festa a Freiberg ad inizio Gennaio ma non sapevamo davvero cosa aspettarci. Sarà stata la voglia di avere un’altra storia da raccontare e così ci siamo decisi a rompere il salvadanaio e capire quante banconote avremmo dovuto bruciare per raggiungere quel paesino in Sassonia. Ci erano giunte voci che il sound della crew fosse eccellente e eravamo molto attratti dalla possibilità di star così vicino alla Cechia, che è risaputo essere l’epicentro dei free party. La scelta per la prima tratta è ricaduta sul bus,partenza da Bercy alle 7 di sera, prima tappa Berlino. Passare la notte in pullman ci è sembrato il modo migliore per risparmiare qualche soldo e far scivolare veloce la noia dell’autostrada.
Alle 8 del mattino eravamo già in metro a discutere di quanto quella scatoletta gialla che ci stava trasporando sembrasse un giocattolo per infanti. Siamo scesi ad Alexanderplatz, completamente ignari di dove dirigerci e guidati solo dal titolo di un libro. La prima tappa è stata una biblioteca. Avevamo bisogno di lavarci, bere un caffè a poco e organizzare le idee. Una volta superato l’imbarazzo del lavarsi i denti fra gli sguardi degli studenti ci siam fatti il nostro spazietto in quella che era una sala ancora vuota.
La Germania non è uno stato da visitare in quei periodi dove soffri di bassa autostima. Sono tutti bellissimi e perfetti, la gente non ha nessuno dei vizi che ti rimproveri e riescono pure a ricambiarti gli sguardi senza la minima ombra di disagio. Siamo stati fino alle 4 o 5 di pomeriggio immersi nei nostri impegni. Joe aveva del lavoro da finire e io dovevo studiare per un esame che poi ho dato due giorni dopo.
Ci saremmo schiantati di nuovo alla Berliner Stadtbibliothek al ritorno.
Tornati alla stazione nel pomeriggio ci siamo affidati ad un altro bus per raggiungere Dresda. Eravamo solo in quattro eppure quei due colombiani non hanno mai spento il cellulare. A quanto pare è regola che in ogni bus ci sia almeno qualcuno che passa tutto il tempo con la musica trash e non vuole proprio sapere cosa siano delle cuffie. Almeno stavolta non avevamo bisogno di dormire. Da Dresda, dopo un piccolo salto al supermercato ci siamo infilati in un treno per Freiberg. Qua abbiamo iniziato a riconoscere qualche faccia di gente che poi si
sarebbe unita a noi in festa. A quei primi segnali di riconoscimento, ai primi sguardi complici con chi in silenzio condivide il tuo stesso obbiettivo, segue quello stato di esaltazione che rende piacevole anche l’attesa prima dell’arrivo.
Siamo rimasti un po’ inquietati da un bambino fra gli 8 e i 10 che ci ha chiesto delle monete in un inglese perfetto.
Quei tre chilometri in salita per arrivare al capannone dopo il cimitero ci sono sembrati due passi dopo esser partiti da un’altra nazione.
Erano le 9 e 30 di sera, computer e libri nello zaino, acqua e un po’ di cibo, eravamo finalmente davanti al muro.
Technokultur
Due: poliziotti e grammi di ketamina nel marsupio. Con la polizia è sempre un terno al lotto ma di solito sanno che la gente in festa non cerca rogne e può esser tranquillamente lasciata in pace. La polizia tedesca lo sa meglio di tutti. Io mi stavo imparanoiando, avevo quella roba addosso, non parlo il tedesco ed ero piuttosto lontano da casa per tirar fuori una scusa plausibile.
E poi cosa ci facevo con tutta quella ketamina? Un tipo magrolino in piedi davanti al falò ne aveva da vendere ma a quanto pare nessuno gliela stava comprando, e così, non avendo neppure il resto da darci, ci aveva allungato due buste per quaranta.
La polizia è apparsa in tutto tre volte, prima alle nove, poi verso la mezzanotte e infine la mattina alle 8. Per la prima volta con Joe abbiamo assistito ad un rapporto completamente diverso con la sbirraglia. Hanno chiesto di abbassare la musica ed entrambe le volte la crew li ha accontentati. La mattina hanno deciso che ormai bastava e fatto sapere alla crew che doveva staccare o si sarebbero mobilitati per sequestrare l’attrezzatura. Niente intimidazioni, niente violenza, sempre gli stessi due poliziotti che non hanno chiesto neanche un documento o fatto una domanda. Insomma, entrambe le parti erano estremamente coscienti di quello che stava succedendo e avevano il desiderio di far finire tutto per il meglio. Per una volta non è stata l’ennesima storia di droga e polizia.
Una persona molto meno prevedibile dei due poliziotti era il Contadino. Abbiamo conosciuto il Contadino bevendo la nostra birra poco dopo essere arrivati, lui era indaffarato a preparare un falò. Ci ha accolti molto calorosamente, come ci si aspetta da chi prepara il falò e sembrava conoscere tutti. Parlava un cattivo
inglese, e quando non lo capivamo scoppiava a ridere come un pazzo. Aveva in mano una bottiglia di distillato che non mollava mai se non per fartelo provare.
Quando si è reso conto che avevamo con noi uno zaino enorme si è offerto di sistemarlo dentro il suo rimorchio dal quale aveva scaricato la legna per il fuoco. In quel momento arrivò una donna bionda, Marsh, con un grandissimo bellissimo dalmata. È stato l’unico cane che ci ha fatto compagnia durante la festa, e per poche ore perché poi Marsh ha voluto riportarlo a casa. Saggia scelta.
Chiaramente non abbiamo rifiutato la proposta del Contadino, scemi, non ci convinceva troppo ma non eravamo nel mood per rifiutare. Il Contadino ci ha anche spiegato che il posto era il suo.
Uno zaino in meno, ci rimaneva una sacca con la birra e l’acqua che puntualmente finiva abbandonata sottocassa. Non che noi ci allontanassimo troppo dal muro. La musica è stata stupenda, non hanno smesso un secondo di suonare dal vivo e con una maestria rara. Il volume ben lontano dall’assordante e l’impianto di qualità. La gente della crew girava sempre con delle torce strette fra i denti o legate in testa.
Dentro al capannone c’era solo un bancone dove si vendeva birra e uno shoppino con il merch della crew ceca, FDM Freax. Nei muri c’erano poster antifasciti, striscioni delle due crew, sui tavolini flyer per la festa successiva. Ogni volta che ci guardavamo in giro non riuscivamo a intravedere nessuno che si drogasse in alcun modo. Niente canne, pochissime sigarette e i mozziconi non finivano neanche per terra. Io e Joe ci rifugiavamo in bagno, e molti altri finivano lì a tirare o fumare. Che strano non farlo in pubblico accanto al sound. I bagni erano estremamente puliti e son rimasti tali per tutta la serata. Ora ci stiamo pentendo di non aver fatto una foto alle 9 del mattino, non ci si crede. In realtà si può dire che l’ordine e la pulizia siano stati il mantra della serata.
Non ci sono stati litigi, sguardi storti, degrado e incazzature di alcun tipo. Tutte le persone ci spiegavano che preferivano drogarsi in angoli poco visibili per lasciare un’atmosfera più rassicurante. Non so dire se fosse il fatto che tutti si conoscessero e fossimo capitati al ritrovo dei groupies di Rezet, ma sicuramente abbiamo vissuto l’atmosfera più familiare e tranquilla di sempre.
Tutti erano interessati a conoscerci, ci chiedevano il motivo del lungo viaggio e ci aiutavano qualsiasi cosa chiedessimo. Joe decise di barattare un po’ della troppa ketamina con l’erba. In due secondi si è allontanato con una tipa che si è offerta di scovarla con lui. La ketamina sembrava interminabile nonostante quanta ne avessimo regalata per un po’ d’erba.
Tornati al caldo del falò abbiamo conosciuto una coppia simpaticissima, Jane e Charlie, con i quali abbiamo passato il resto della serata. È grazie a Charlie che quando ci son salite le paranoie per lo zaino finito chissà dove ci ha aiutato a districarci nela situazione. Quando siamo riusciti a ritrovare con Marsh le chiavi del lucchetto per la porta del rimorchio non siamo riusciti a tirare davvero un sospiro di sollievo nonostante lo zaino fosse lì davanti ai nostri occhi: il
fratello del Contadino era stato chiuso lì dentro e ci fissava con i suoi occhi vitrei. Abbiamo chiuso immediatamente e smesso di farci domande sulla vita del Contadino e compari.
Charlie e Jane sono delle buone anime. Sono stati i nostri compari per tutta la serata e speriamo di imbatterci di nuovo in loro, davanti a qualche altro muro magari.
Quella mattina, poco dopo le sette, hanno staccato la musica di colpo e ci siamo accorti che fuori c’era già la luce. Abbiamo raccolto le idee e fatto un ultimo giro di saluti. Ce ne siamo andati, passando oltre l’auto dei due poliziotti, la gente dietro di noi stava preparando del cibo sul fuoco.
Per tutto il viaggio di ritorno non abbiamo smesso un secondo di ripeterci quanto ne fosse valsa la pena.
Considerazioni
Al rave di Freiberg riteniamo di non aver sbagliato troppe cose e la situazione era abbastanza tranquilla per poterci permettere di essere spensierati tutto il tempo. Una ragazza ha lasciato zaino e portafoglio sotto una panca e li ha ritrovati dopo ore nello stesso posto.
Al contrario di molte esperienze passate, due litri d’acqua son bastati perché ognuno ne era provvisto. Ci eravamo dimenticati i sacchetti per l’immondizia ma non ce ne è stato bisogno, ce ne erano molti e la gente ci stava piuttosto attenta.
La mattina prima di andarcene non sapevamo più che fare di tutta quella ketch. Ce ne era avanzata mezza busta ancora e ne avevamo regalata quanta possibile. Ne abbiamo discusso un po’ e poi abbiamo seguito la nostra regola d’oro: mai uscire dalla festa con della droga. L’abbiamo buttata.
Rezet e FDM sono stati un eccellente esempio di autogestione.
Sicuramente molto del merito va a chi li segue. Anime dolci e gente
calorosa, tutto il contrario della solitudine di cui si macchiano
certe feste.
Niente degrado solo sorrisi, fuoco e giuste vibrazioni.