Eran circa le otto di sera quando ad un tratto arriva un messaggio da Maria; mi gira un contatto del suo amico. Pirata mi dice che avevano appena montato lungo il Tevere vicino ad un boschetto: arrivano le coordinate.
In quel momento mi trovavo con Robin ed altri amici a grigliare; sinceramente non avevamo troppa voglia, ma ad un tratto Sam mi ha convinto che 200 chilometri tutto sommato erano nulla per una festa post lockdown. Robin, ancora soddisfatto della Resistance Sonore (esattamente il weekend prima del lockdown in Francia), non ci ha seguito.
Armati del sempre fidato OSMand, ci siamo diretti verso le coordinate indicate nel messaggio. Verso il tratto finale (lungo al Tevere) ci siamo ritrovati a saltare su delle grandi buche con la vecchia auto arrugginita di Sam, sembrava di stare nella foresta… Ci mancava la jeep.
Delle luci in lontananza ci segnalano l’apertura di un’immensa valle. È ora di parcheggiare, o più propriamente abbandonare la macchina. È ora di dirigersi verso la festa. Marsupi stretti, si cammina.
Una coraggiosa prima volta
Sam quando vede una cassa deve mettercisi sotto. Io questa volta mi sentivo molto socievole ma poco energico. Ho passato la maggior parte del tempo coi piedi fermi; mi trovavo in una zona nuova e non conoscevo quasi nessuno: l’occasione ideale per fare nuove amicizie e sentire un po’ di esperienze.
Stavo dando un’occhiata all’impianto quando una persona ad un certo punto tentenna e cade; riesco ad afferarla in tempo. Giuditta si presenta con un torrente di parole e la mascella da alpaca. Mi dice che è una delle organizzatrici della TAZ e mi confessa che è la loro prima coraggiosa volta in cui montano. Devono ancora decidere il nome della crew.
Mi spiega che hanno occupato un terreno di proprietà privata ma abbandonato da lungo tempo e che sia il loro impianto che la crew è in erba, letteralmente dato il posto. Sinceramente della musica non mi lamento, ma sicuramente mancava qualcosa: i subwoofer. Si sono alternati diversi musicisti, tra cui Pirata che ha spaccato di brutto con i suoi vinili, tribe ed acid davvero bella!
La nuova crew senza dubbio ha fatto un bel lavoro nel diffondere le info al giusto numero di persone che creavano un bell’ambiente calmo e socievole… Data la forte repressione attuale, montare è diventato molto rischioso per i collettivi; nel frattempo molti locali si stanno facendo un nome, sfruttando la tekno, aprendo le porte a cani e porci creando degrado. La logica di questa TAZ era simmetricamente opposta a quella dei club, rispecchiando al meglio lo spirito del movimento.
Quando si dice: pochi ma buoni
Fra i sessanta o settanta partecipanti alla TAZ, una manciata di ragazzi mi ha estremamente colpito: 13 anni di feste, autogesione, occupazioni alle spalle e tanto impegno nel tenere il posto pulito dando il buon esempio a tutti coloro che si trovavano alla loro prima festa.
Invece, sono rimasto un po’ deluso dai tanti che si lamentavano dell’assenza di sostanze. Chi pensava di trovare alla festa le code per il pusher del bagno della discoteca è rimasto avvilito. Tutto sommato sono contento che per i più sia stato evidente che le droga sia un aspetto secondario della festa e che alla repressione di questo periodo si sia opposto qualcosa di così genuino.
Mi auguro che i progetti di espansione del muro della crew continuino. Hanno varie idee per un impianto costruito in casa, il quale per esperienza personale è la strada giusta da percorrere. L’atmosfera gaudente che si è creata alla TAZ sul Tevere si è prolungata dal pomeriggio fino al mattino seguente lasciando tutte queste nuove facce soddisfatte della festa consumatasi nel boschetto.