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I RAVER NON SOGNANO PIÚ

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Month: September 2020

Reborn Tribe – quella volta che non ho ballato

Posted on 2020/09/27 - 2021/12/03 by bananatek

Prima di quel giorno l’unica volta che ero uscito di casa alle 11 di mattina per andare ad un TAZ era stato per il Tek Steve All, quasi nello stesso periodo dello scorso anno. Bruce si era offerto di guidare e saremmo dovuti arrivare a Massa Carrara per Joe. Rendevouz alle sette di sera su uno delle uscite dell’autostrada Parma-Spezia. Bruce odia guidare, si è capito fin da subito, per fortuna la compagnia ha alleggerito il viaggio.

Il motivo principale per cui eravamo riusciti a convincere Bruce era il luogo della festa, si era deciso di fare tutto in montagna. Quella sera in quella zona stava piovendo e non abbiamo neanche fatto in tempo ad arrivare a Parma che spostarono il rendevouz in una piccola città verso Siena. Avevo già iniziato a imprecare, si iniziava a presagire che avremmo percorso più di mille chilometri in quel weekend. Verso le 11.30 sono iniziate a girare le info. A quel punto noi avevamo dapoco parcheggiato all’uscita dell’autostrada.  Sicuramente dovevamo dirigerci verso uno dei capannoni che si potevano intravedere già dall’autostrada.

Non riuscimmo a fare neanche cinquanta metri che trovammo già delle volanti e l’ambulanza: non capivamo, era troppo presto. A quanto pare in quello stesso momento un locale improvissato aveva organizzato una festa poco lontano dal posto scelto dalle crew e ambulanza e polizia erano dovute intervenire per un incidente. Nello stesso istante una carovana di veicoli si stava muovendo oltre. Pessima coincidenza.

Non mi piace parcheggiare la macchina dentro la festa ma non avevamo neanche voglia di fare avanti e indietro. Abbiamo fermato dei ragazzi che ci hanno aiutato a trasportare tutto. Se mi fosse data la possibilità di scegliere la nazionalità del gendarme con cui fermarmi a parlare sceglierei tedesco. Poi un francese, per ultimi gli italiani. Stavolta però era un’occasione troppo ghiotta per non fermarmi a fissarli ed ascoltare le loro parolea agitate. Quattro uomini, una donna, ho ben chiaro in testa il volto del poliziotto con la FFP2 che incredulo domanda agli altri che cosa avrebbero dovuto fare. Potevo respirare quella nube di agitazione e rabbia che li circondava, io di mio ero sì tranquillo ma anche fremante per l’eccitazione: in festa si è tutti protagonisti e questa volta mi aspettava un ruolo che avevo scelto.

 

Ci siamo palesati prima con i Karma, poi con i Blackdrop e Carrakas. Abbiamo riconosciuto i Metal Slug dalla scorsa stupenda festa in Puglia e infine i Soundlab Corp.

L’inizio della festa è sempre un momento magico. Decine di persone senza nome che si muovono frenetiche come formiche e disordinate come api, tutte con l’obiettivo di mutare un luogo di abbandono in un luogo di festa e collettività per almeno una notte. Quando le persone sono ancora poche e c’è tutto il tempo per scrutare lo spazio in trasformazione.

Quella sera, questo primo momento, tutto in potenza, è durato pochissimo. Una volta che abbiamo trovato lo spazio per lo stand di RDD ho visto tutto con più chiarezza e mi sono spaventato. Pensai che ci eravamo messi in un cosa più grande di noi. Non io, Joe e Bruce, tutti, crew e raver, non dovevamo essere lì.

Non si potevano levare gli occhi da terra perché essendo un ex colorificio a terra c’erano tutti pozzetti e canaline, piuttosto profondi per rimanere imbarazzati con le nostre garze da primo soccorso. Inoltre non era possibile ricoprirli tutti con le macchine. Oltre a questo cadevano pezzi di vetro dai tetti dei tre capannoni: per il resto della notte fra le tante cose andammo in giro a spostare le persone che pisciavano ai bordi. Lo spot della festa era troppo vicino alla città e sono arrivati taxi a frotte. Posso dire di non avere una bella opinione sul tipo di persona che arriva in taxi alla festa.  A questo si sommava l’età dei ragazzi che scendevano dai taxi fatti fermare a due metri dal cancello che ci separava dalla strada. Non avevo dubbi, quelle persone non dovevano essere lì. Si stavano raccogliendo molte persone dalle città più vicine, gente interessata più al libero consumo della droga che alla musica e alla festa. Questo gruppo si concentrò principalmente nello spiazzale antecedente ai capannoni, a formare una sorta di barriera fra la polizia e i raver. Quello spiazzale ha raccolto le situazioni peggiori della festa dovute per altro al tipo di persone che crede che autogestione significhi che ognuno pensa a se stesso.

 

Prima di metter piede in quello spiazzale erano quasi cinque anni che non vedevo qualcuno consumare crack. Le molte bancarelle nel terzo dei capannoni, quello più grande, avrebbero dovuto aiutare ad allegerire  l’atmosfera ma un triste posizionamento dei generatori aveva invece reso l’aria troppo pesante. Non abbiamo passato troppo tempo in quello spot proprio per questo motivo. Giusto il tempo di posizionare i sacchetti della spazzatura più volte durante la serata e qualche saluto ai ragazzi della pizza. In questa scena a mancare era solo la chillout. Avevo preso accordi che del materiale e dello spazio per la chillout se ne sarebbe occupato un altro collettivo. Non me ne preoccupavo, avevo preso accordi con loro e mi avevano assicurato sia un tavolo (non avevamo spazio in macchina) e che avrebbero organizzato un baretto lì accanto. Una volta lì mi sono reso conto che non avevano ben presente la forma che volevano dare a tutto ciò. Sono finiti col montare un impianto attivo così la chillout si è trasformata nel terzo stage.

Mi stavo disperando. Almeno ci hanno rimediato altre panchine e altri tavolini che hanno svolto molto bene il loro ruolo per tutta la giornata.

Una mia amica dice sempre che ci sono feste come quella di Cirié a cui non aspetti altro che andartene. Questa volta la sensazione era che non volevo nemmeno trovarmi lì. Ero in forte conflitto con l’impegno che avevo preso e con il buono spirito che mi portavo dietro da tutta l’estate di feste con le stesse crew e le bellissime TAZ che avevano organizzato. Ho realizzato solo dopo che paradossalmente la collaborazione di tutte quelle crew, Carrakas, Metal Slug, Mystic Pharm, Karma, Black Drop, Hertz Tribe, Tortuga Sound System, Karma Sound System, Burned Brainz, Cerberus Mane, SoundLab Corp, Syntek Tribe, Vortikal, Psycosomatik, System Rebel e altri che sicuramente non ho riconosciuto, aveva contribuito all’entropia piuttosto che arginare il caos. A tutta la situazione si sarebbero aggiunte due variabili: le forze dell’ordine e i partecipanti. Solo uno di questi due elementi ha placato la babele.

Appena finito di montare lo stand ho notato un ragazzo che stava facendo una storia su instagram. Questa volta ho raccolto un po’ di coraggio, o meglio ho eclissato il mio imbarazzo, mi sono diretto verso di lui e gli ho chiesto di non pubblicare nulla. Si è fermato, mi ha lasciato spiegare quello che penso delle foto e delle storie pubblicate online della festa e senza alcuna forzatura ha cancellato le ultime cose pubblicate, poi le foto e ha messo il cellulare in tasca.

https://iravernonsognanopiu.noblogs.org/files/2020/10/mainvideo.mp4

Era la prima volta che avevamo preso la responsabilità di allestire uno stand di rdd autonomamente. Qualche giorno prima ero andato da Neutravel a prendere del materiale: tre rotoli di stagnola, due siringhe e quattro dosi di naloxone, centinaia di pieghevoli informativi, una ventina di pacchetti di chewingum, varie bottiglie di succo e due chili di caramelle, un centinaio di pacchetti sigillati singolarmente che racchiudevano pippotti o cannucce, preservativi, due caramelle e uno sticker di Neutravel. A questo abbiamo aggiunto liquido igienizzante a volontà, una trentina di litri d’acqua e scottex, qualcosina per il
primo soccorso. Per dovere di cronaca dirò che ci son stati sia i soliti che hanno scambiato lo stand per un bar – Ehyyyyyyyyy mi fai un gin tonic? – e chi ha provato in ogni modo a lasciare un offerta. Quello che mi ha stupito è stato che almeno un membro per ogni crew è venuto a parlarci, ringraziarci più volte e uno di questi si è pure offerto di pagare tutti i costi di cui ci eravamo fatti carico. Ognuno di questi, così come molte altre persone, ci hanno chiesto se avevamo la possibilità di fare test colorimetrici. Per tutta la sera c’è stato molto interesse per questo e benché abbiamo dato informazioni quanto possibile ci è dispiaciuto molto che non ci siano arrivati i reagenti in tempo.

Acqua e gel sono stati usati da tutti, abbiamo distribuito tantissimi pippotti e chewingum e tutti gli adesivi. Dare i pieghevoli in maniera efficiente è stato difficile. Il fattore limitante è stato il fatto che abbiamo lasciato pochissimo materiale sul tavolo e consegnato ogni singola cosa a mano una persona alla volta per evitare il più possibile i contatti.

Personalmente le conversazioni più interessanti sono state con i più giovani. Di tanto in tanto giravo fra gli stage e mi sedevo a parlare con chi si stava facendo una riga. Non c’è stata una persona che mi abbia risposto male o con freddezza ma disgraziatamente ogni volta ho dovuto spiegare perché non scambiarsi i pippotti. Con la gente attorno allo stand abbiamo discusso del solito: il lavoro di Neutravel e le realtà simili in Italia, le combinazioni da evitare, i siti da cui informarsi. Ho dedicato molto tempo ai ragazzi che provavano per la prima volta sostanze, tutti mdma o ketamina.

Ad un certo punto vari gruppi di ragazzi ci hanno portato varie buste di ketamina che avevano comprato chiedendoci di testarle o provarle. Chiaramente non abbiamo potuto fare nulla di tutto ciò ma la ketamina era visibilmente di scarsa qualità. Fra questi c’era una ragazza con cui ho passato una buona mezz’oretta a parlare di dissociativi e dipendenze. La mattina poco prima che ce ne andassimo la ragazza è tornata allo stand ringraziandoci e abbiamo ripreso a chiacchierare per un po’. Il numero di episodi spiacevoli non è stato minimamente comparabile alla quantità di interazioni positive con i vari gruppi intorno allo stand. Prima dell’alba un ragazzo mi ha chiamato per assistere una sua amica che stava vomitando per la ketch e l’alcool. L’abbiamo pulita, per quanto possibile, e sistemata stesa su un fianco in un punto in cui potevamo tenerla d’occhio.

La situazione dello spaccio era particolarmente brutta ed ha contribuito al degrado. Nell’ultimo anno mi ero abituato ai camper francesi che sì, preparano sostanze in loco ma vendono generalmente quantitativi di poco conto e si uniscono alla festa. Al reborn un intera parte del capannone fu occupata da camper i cui proprietari non sono scesi un istante per prender parte alla festa. Spacciavano e sussurravano i soliti nomi di strada quando ti avvicinavi. Ad un certo punto abbiamo fatto largo a degli operatori della croce verde arrivati per recuperare un ragazzo che si è rotto la caviglia in una canalina proprio fra due di questi camper. Per un momento mi sono sentito in imbarazzo, gli operatori tutti imbardati per proteggersi dal covid, il ragazzo in mezzo a due file che partivano dalle finestre dei camper e il solito che urlava”ketamina, pasticche, coca” ad un metro dalla barella. Esattamente l’immagine che alcuni di noi protestano.

Il ritorno in macchina è stato molto tranquillo e ci siamo svagati fra soste, passeggiata in un paesino e gelato. Tutto questo chiaramente dopo aver dormito.
Il terrore iniziale dovuto al posto scelto e alla disorganizzazione dei collettivi è stato alleviato dal calore e dalla buonissima predisposizione di tutti i partecipanti. Siamo stati aiutati nel distribuire i sacchetti, pulire a terra e tutti gli scambi sono stati positivi e ben accolti.

C’erano anche molti banchetti, tra cui dei copycat dei Mutoid Waste Company, una pizzeria, paninari, bigiotteria, tutti che davano una prova migliore dei camper al bordo. Mi son preso molto tempo prima di scrivere questo report perché il Reborn è stata una festa a cui non avrei voluto partecipare.

Senza dubbio posso dire che una parte dell’esperienza è stata positiva, la cura dello stand di rdd ed ogni singola interazione con le persone intorno a noi tre mi ha reso felice e fiero di dare così tanto a questo movimento e mi ha ricordato in ogni istante cosa significhi autogestione. Allo stesso tempo l’ostilità del posto, la freddezza e l’estraneità di chi aveva abbandonato la festa per riversarsi a pochi metri dalla strada concedendosi solo alla droga e il numero di persone sicuramente eccessivo mi fa pensare che per un giorno abbiamo preferito ritirarci ad occhi chiusi dalla realtà così come dai principi con i quali ci opponiamo ad essa.

Posted in Esperienze

TAZ Mad Family Crew & Vortikal & 03 Unit

Posted on 2020/09/19 - 2020/09/20 by bananatek

Quello che segue è il racconto di Eccchestorta che si è offerta di raccontarci la sua esperienza alla recente TAZ organizzata da Mad Family, Vortikal e 03 Unit con il supporto di Torpedo.

Ciao Eccchestorta, grazie per questa intervista. Ci vuoi dire brevemente chi sei?
Ciao, sono una ragazza di 18 anni e vado in festa da circa un anno. La prima volta è stata per il mio ultimo compleanno. Pensavo fosse una festa tranquilla organizzata esclusivamente per e invece mi sono ritrovata al mio primo rave.

Beh, la sorpresa di compleanno che tutti vorremmo. Questa intervista si concentra sulla tua ultima esperienza, alla TAZ di Mad Family e Vortikal, in nord Italia. Cosa ci racconti di questa TAZ?
Allora, partiamo dal principio. Sono partita con il mio gruppo da Milano. Il viaggio è stato piuttosto tranquillo, non abbiamo incrociato neanche uno sbirro. L’infoline era attiva dalle nove e neanche l’una che eravamo già lì.
In pochissimo tempo ho perso di vista i miei amici. Io di mio non ho perso tempo e mi son tuffata subito sotto cassa. Avevo con me una felpa che purtroppo ho perso il giorno seguente. Si vedeva qualche tenda piantata qua e là.
Non eravamo tanti, più o meno lo stesso numero di persone che alla mia ultima TAZ (Bouncing Mountain) ma eravamo tutti ben predisposti.
Si respirava una buonissima atmosfera. Ogni tanto ho rischiato di cadere ma erano tutti subito lì ad aiutarmi. Per il caldo opprimente al secondo giorno mi son tolta le scarpe senza pensarci ma pochi minuti dopo me le hanno fatte rimettere. Non ho capito bene perché, ma sicuramente è stato un bel gesto. Nessuno vedeva solo per se stesso ed erano tutti pronti ad aiutare il prossimo.

Sicuramente ti hanno fatto rimettere le scarpe perché ti saresti potuta tagliare i piedi sul terreno non curato. Quella che ci descrivi è una bellissima situazione: è sempre così in festa?
Guarda, alla mia prima festa la cosa che mi aveva subito colpito erano le persone vestite in maniera così stravagante. Io di mio ero un po’ allucinata ma non avevo mai visto gente vestita in tal modo. Mi incuriosivano, ma poi ho iniziato a notare che tutti mi sorridevano, alcuni benché sconosciuti mi salutavano, si rivolgevano a me senza farsi alcun problema.
Fa molto piacere. Nonostante la prima volta questo mio amico mi teneva quasi come sotto la sua ala, soprattutto per evitare le persone che ballano in maniera più brusca. Ti può sembrare di essere in pericolo ma poco alla volta ci si adagia su questo ritmo e tranquilla inizi anche te a ballare così. Sono piccolina e bassa ma non mi importa, in festa mi sento più tranquilla e rilassata, anche come donna mi sento come tutti gli altri. Quello che mi piace delle feste è che nessuno ha pregiudizi.

Torniamo alla TAZ ora.
Il muro di casse era formato da tre colonne. Intorno a me c’era gente che giocava col fuoco e faceva giocoleria. Hanno fatto un lightshow spettacolare e mi ha intrippato tantissimo una spirale di luci proiettata su un albero. Se ti allontanavi dal muro c’era un bar e un altro tendone dove si cucinava la pasta mi sembra. Per altro se portavi dei sacchi della spazzatura ti davano da bere in cambio. Infine c’era uno stand in cui vendevano vestiti.

C’è un dettaglio che non può essere tralasciato: la meticolosa cura del posto. Il giorno dopo, non solo quelli della crew ma tutti ci siamo messi a pulire. Io stessa ho aiutato sia a pulire a terra che a smontare.

Il vero spirito dell’autogestione. Molti dicono che una differenza marcatissima fra le TAZ rispetto alle “localate” sia proprio che ognuno non è solo spettatore ma è partecipe nella gestione della festa. Tu sei la festa, no?
Direi proprio di sì. Sono complice anch’io del rave e di ciò che succede. Almeno io mi sento così.

Ultima domanda: cosa ti rimane da questa festa?
Sono molto soddisfatta, come dire? Tutta la settimana combattiamo con il resto delle persone che ci guardano male anche soloper il semplice modo di vestirci; è abbastanza pesante se ci pensi. Ora invece mi sento sollevata, senza pensieri almeno per un po’.

Grazie Eccchestorta, Sei stata super gentile a rispondere a tutte queste domande. In conclusione all’intervista vorrei lasciarti dello spazio. Usalo come vuoi, parole libere.
Spaccarti a merda è figo si ma se poi non ti ricordi nulla della festa non ha molto senso. Penso di aver finito ahahah.

https://iravernonsognanopiu.noblogs.org/files/2020/09/light_show.mp4

Un commento dagli editori

Lunedì abbiamo saputo attraverso i giornali che uno dei tassisti che
ha accompagnato dei ragazzi alla festa è stato aggredito.
L’articolo dal quale siamo venuti a sapere del fattaccio è il
seguente:

Circondato dai ragazzi del rave che hanno tentato di derubarlo
scappando senza pagare la corsa. E’ la disavventura capitata a un
tassista torinese di 45 anni che, nella notte tra sabato e domenica,
ha accompagnato un gruppo di ragazzi a Reano, a due passi da una zona
boschiva dove era in corso un rave party. La comitiva è partita da
Porta Susa intorno alle 23. Alla centrale dei taxi è arrivata una
chiamata da una ragazza che ha prenotato quattro taxi per portare 28
persone a Reano.
Le auto sono partite a scaglioni dalla stazione e il tassista
aggredito è stato l’ultimo ad accettare la corsa. Ha caricato in auto
6 ragazzi, tutti giovanissimi, in arrivo dalla Liguria che gli hanno
dato indicazioni sulla destinazione: Reano, nei boschi della collina
Morenica, uno dei posti preferiti dai frequentatori dei rave party.
Arrivato a destinazione, circa mezz’ora dopo, il tassista si è visto
circondare la macchina da un gruppo di ragazzi che hanno aperto
dall’esterno le portiere, neutralizzando i blocchi di sicurezza alle
porte. I ragazzi sono scesi senza pagare e, mentre l’autista tentava
di farsi consegnare il dovuto per il trasporto, un altro ragazzo ha
rubato dal cruscotto il cellulare che serviva al tassista per gestire
e accettare le corse.
L’uomo è riuscito a raggiungere il ladro e bloccarlo recuperando il
cellulare ma subito dopo il gruppo di ragazzi si è dileguato nei
boschi senza pagare, e con loro anche il gruppo di amici che li ha
aiutati ad allontanarsi. L’uomo ha avvertito i carabinieri anche se al
momento non ha ancora sporto denuncia per l’accaduto.

https://archive.is/2hnWJ

È incommentabile l’ immaturità e la banalità con cui un gesto del
genere è stato compiuto. Oltre all’infamia e alla codardia di un’azione compiuta in branco da dei ragazzetti nei confronti di una
persona che non ha fatto altro che aiutarli, hanno rischiato di
compromettere decine di ore di preparazione e la ben riuscita di tutta
la festa. Chiaramente se si fosse venuto a sapere della violenza
commessa durante la festa i ragazzi sarebbero stati cacciati.

Il sistema di segretezza delle info dovrebbe servire proprio ad
evitare queste situazioni. Evitate di regalare le info alla gente
conosciuta in treno.

Posted in Esperienze

Memorie | Il movimento crea libertà: intervista a YAYA23

Posted on 2020/09/10 - 2020/09/14 by bananatek

Chi ha avuto la fortuna di girare alle feste in Austria, Repubblica Ceca o Germania dieci anni fa sicuramente conosce Cyberrise. Non tutti lo sanno, ma uno dei fondatori di Cyberrise, YAYA, anche conosciuto come YAYA23, ha preso parte al movimento proprio in Italia. Con l’obiettivo di continuare il nostro lavoro di preservazione della cultura del free party proponiamo la traduzione, seguita da originale in giapponese.

Questa intervista, condotta da destr∞y, membro del sound system Ikanani mothzzzzrrr fukerrrr, per freeteknojapan.blogspot.com mostra come il rave, al contrario di quello che si legge nei media
tradizionali, non è un fenomeno marginale ma dopo esser esploso nell’Europa intera ha unito persone da tutto il mondo, dal Giappone alla Colombia, dal Marocco alla Nuova Zelanda.

Chi è YAYA

Proprietario di una piccola casa discografica, YAYA ha fondato “YAYA23”, un negozio di dischi a Berlino, Germania.
È anche il cofondatore di “CYBERRISE”, uno dei sound system più particolari, ed è una personalità molto animata nel movimento dei free party e della cultura dei teknival in tutta Europa, con uno stile underground consistente.
Da metà degli anni ’90 inizia a costruire il suo sound system e con esso a cavalcare le onde del tempo, concentrandosi sul perfezionare la qualità del suono a molti free party e teknival, promuovendo il suo ideale di libertà. Chiaramente tutto questo è successo mentre viaggiava nel suo van portando gli altoparlanti dall’Europa occidentale, dove questa cultura aveva già messo le radici, fino alle nazione più all’Est come la Bulgaria e la Grecia, dove molti
sognatori arrivavano per indicare una nuova direzione alle generazioni più giovani ed isolate.
Queste avventure sono state piene di tutto, dai momenti migliori fino alle situazioni più difficile e le esperienze più crude, con l’intenzione di tenere il fuoco sempre acceso.

Discog & shop: https://www.discogs.com/seller/yaya23/profile
Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCHHxK9hTclKFKBnUZt9xtTA
Soundcloud: https://soundcloud.com/yaya23-records
Mixcloud: https://www.mixcloud.com/yaya23/

Chi è destr∞y

È il cofondatore del sound system Ikanani mothzzzzrrr fukerrrr e con il suo collettivo ha preso parte alla scena dei free party e dei teknival in Giappone più underground. Ad un certo punto ha deciso di aggregarsi alla scena in Europa e da lì ha preso parte a molti squat party, street party, teknival e ogni tipo di espressione artistica underground.
Si è unito a vari sound system, ha viaggiato in tutta Europa facendo i suo set live, trasportando gli altoparlanti, facendo girare le produzioni e prendendo parte ad ogni manifestazione autonoma di libertà. Contemporaneamente ha scoperto la scena di improvvisazione europea e ha partecipato a tour con vari artisti di musica noise e
underground/sperimentale, come SEWAGE / OPEN CLOSE . Il risultato di queste attività multidimensionali è confluito nel progetto “Refugges on Dance Floor”. Ha rilasciato degli LP con l’etichetta “ikanani x corehead”.

https://soundcloud.com/destrooyakadubdub
https://soundcloud.com/refugees_on_dance_floor
https://www.mixcloud.com/destrooyakadubdub/

Intervista: destr∞y, trascrizione: Yusuke Shono, traduzione: chocolat

Introduzione

I teknival e i rave vivono sotto lo slogan: “No istituzioni, No profitto, No commercializzazione”.
destr∞y cercava la possibilità di una cultura slegata dalla logica del commercio e del mainstream e eventualmente si è ritrovato a Berlino. Abbiamo già parlato di lui in MASSAGE 9. Sono passati molti anni.

Dopo l’undici Marzo (il grande terremoto del Giappone dell’est nel 2011) il Giappone è cambiato molto. Non avevamo voglia di fare qualcosa di estremo solo per il nostro piacere personale. A poco a poco la nostra cultura si stava sporcando di commercialismo e per questo andava appiattendosi.

Nonostante noi come nazioni siamo stagnanti, al di fuori del Giappone qualcosa di sempre nuovo si sviluppa e evolve ogni giorno. Se ti trovi a tuo agio con cose sempre nuove devi aggregarti alla scena che crea queste cose nuove, devi diventarne membro. Ma se vivi con molte cose che cerchi di proteggere, non è una cosa semplice.
Per me solo un nuovo genere di avventura può aprirmi la porta al nuovo mondo. destr∞y è andato nel nuovo mondo per me.

Mi sono interessato al come e con quali persone spende la sua vita. In MASSAGE 9 abbiamo già scritto della sua vita quotidiana. Quindi questa volta voglio concentrarmi sulle persone che ha incontrato. Gli ho chiesto di sceglierne uno.
Lui ha scelto YAYA, un membro di “CYBERRISE”, uno dei suond system e collettivi più grandi nella zona di Berlino e ci ha fatto leggere questa breve intervista che ha avuto con YAYA.

YAYA ha viaggiato in tutta Europa organizzando teknival. Cosa c’è per lui all’intersezione fra il viaggio e la musica?
In che modo il suo stile di vita nomade gli ha aperto la porta per un mondo nuovo?

 

Intervista: esplorare la musica attraverso durante il viaggio, cosa apre questo stile di vita.

Puoi dirmi come hai iniziato a suonare e come hai fondato un sound system?
Negli anni ’90, anzi a metà degli anni 90, era in mezzo a varie sottoculture musicali: dallo skatepunk alla jungle, dal trip hop al big beats. Ero impegnato a fare il DJ nei club in Germania già allora. Resident a serate punk e indy rock, a volte mi buttavo sul primo trip hop, la jungle e la drum’n bass. Chiamavano queste serate in cui mescolavo beat di musica dance elettronica ai set più tradizionali le “refoundation night”. Era l’inizio della mia connessione con la musica elettronica come performer. All’epoca ancora usavo i CD, i minidischi, quella roba lì. Attorno al 1995 ho iniziato a comprare vinili. Big beats, trip hop, drum’n bass, jungle e molto altre. Quella roba non era dritta. Ritmi spezzati e passi veloci sulla pista… quasi come l’acid house dei primi tempi… bpm fino ai 170!

Avevo già un mio van all’epoca e mi allettava l’idea di spostarmi con esso. Parcheggiarlo da qualche parte, dormire lì. Quando lo parcheggi di fronte al club, te ne esci e casa è lì che ti aspetta. Nella seconda metà degli anni ’90 ho preso una borsa di studio come studente di scambio per lo studio dell’agricoltura subtropicale a Bologna. Ho messo i giradischi e i miei dischi nel van e mi sono diretto in Italia dove mi sono imbattuto ad un enorme festa in un capannone circondato da gente che come me viaggiava, era innamorata dei 160, 170, 180 bpm e dei sound system giganti. Gli altoparlanti nei camion, spostarsi con esso: che bella situazione! Quando suonavo ai free party allora mixavo drum’n bass e jungle ma mi piacevano anche i ritmi più spezzati così come la bass music in 4/4.
La combinazione dello step improvviso e veloce della dnb con l’elemento più meditativo del beat in 4/4 e il basso ripetitivo e monotono… un risultato eccellente per le mie orecchie. Col tempo ho iniziato a far suonare sempre più techno mixata con la jungle, per arrivare alla più veloce freetekno. Tekno con linee di basso in 4/4 e sopra di questo un groove energetico che ti prende sempre. Questo è come, a metà dei ’90, ho iniziato a suonare con i vinili nei free party nei capannoni in Italia. Questa era una nuova forma di techno, mischiava azione, movimento e musica.
Momenti divisi fra guida e musica: non fermarti e trasforma questo viaggio in libertà.

Quindi cosa stavi pensando e facendo quando hai messo insieme il viaggio col tuo sound system?

Nel profondo speravo che la musica soddisfacesse la mia fame di libertà e grazie ad essa sono riuscito a viverla, perlomeno in forma spirituale.

Considero la musica un impulso prima che gli umani hanno, almeno nel mio caso è così. Per me, il desiderio di suonare era come il bisogno di libertà. Penso di vivere una forma molto forte di libertà, la libertà spirituale, attraverso la musica. Penso che guidi o mi permetta di immaginare qualcosa oltre la vita quotidiana, qualcosa che scavalca i confini della società in cui sono nato. Quindi la musica per me ha sempre avuto questa dimensione spirituale e penso che sia un’espressione molto forte della libertà stessa. Si può dire che è un veicolo dello
spirito. Lo stesso desiderio di libertà si può riscontrare nel movimento fisico. Non intendo spostarsi da un punto A ad un punto B, ma agitarsi senza freni. Intendo vivere al di fuori degli spazi imposti da qualcun altro, come ad esempio delle case recintate. La libertà si manifesta saltando oltre queste barriere e muovendosi costantemente.

Muoviti sempre dove ti porta il tuo cuore. Quella voglia di libertà, la libertà spirituale, può essere conquistata attraverso la musica. È un’autoespressione ritmica che passa attraverso la musica. E la libertà attraverso il movimento fisico quotidiano. Ad esempio, puoi andare in un posto diverso, dormire in un posto diverso, cerca solo di
essere te stesso e se senti che non ti va bene, puoi andare ovunque senza essere limitato a dove vuoi andare. Penso che la combinazione di libertà spirituale e libertà di movimento fisico ottenuta da tale musica sia stata un impulso importante degli esseri umani sin dai tempi antichi. Il movimento fisico vero e proprio passa attraverso la musica e si muove con essa, credo sia una combinazione di immaginazione e divertimento che non è vincolata da nulla. L’output creato da esso è incommensurabile. Penso che sia molto naturale, utopico e allo stesso tempo molto reale.
È meraviglioso combinare questi due impulsi per cavalcare il battito della Terra e orbitare insieme al pianeta.
Questa combinazione, movimento e musica, è stata vincente.

In Italia, nelle persone che incontrai, con i loro camion e la loro musica, riconobbi i miei stessi desideri e per questo rimasi con loro sulla strada. Per un periodo tornai in Germania per concludere il mio master in Ingegneria Agricola ma di fatto rimasi sempre sulla strada. Tutte le persone di CYBERRISE si sono incontrate sulla strada e hanno costruito lì il sound system: non puoi dire che i membri di questo collettivo abbiano origine nella stesso posto e nella stessa nazione. Da qualche parte, in qualche momento, da nessuna parte in particolare. Questa è la nostra è una rivendicazione di libertà.

Sì, per i primi anni abbiamo avuto uno studio in Italia. Era sulle montagne, a circa mille metri di altitudine sugli Appennini, fra Bologna e Firenze. Era una buona location e così abbiamo costruito e montato altri altoparlanti. Poi, poco alla volta, abbiamo comprato un camion più grande e costruito più altoparlanti. Era la casa-base dove fermarci ogni tanto mentre attraversavamo l’Europa.

 

Che ne pensi della musica che si sente nei free party, nei teknivale dal modo in cui viene diffusa?

Allora, lo stile più distintivo che puoi trovare ai teknival ed ai free è lo stile che chiamo freetekno. È una variazione uptempo sulla techno che si è evoluta indipendetemente dalla scena dei club. Evolve, quando viaggia sulla strada. Puoi immaginarla come una combinazione di cassa in 4/4, jungle e broken beat. Ha più strati diciamo. Non solo la monotonia della base 4/4, ma si notano anche i ritmi spezzati e il secondo passo è sempre enfatizzato. Personalmente, la freetekno mi fa sentire come se stessi cavalcando su di un cavallo nella savana o nella giungla. È techno molto energica e tribale. Mi ricorda il tambureggiare delle cerimonie sciamaniche, come le conosciamo dagli indiani della amazzoni e dai rituali ayahuascici. Ad esempio, penso che sia come il rituale dell’Ayahuasca.
E ora abbiamo bpm a 180, 190, 200 tamburi ritmici “DoohooDoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!”
C’è un tamburo ripetitivo che crea l’elevazione emotiva necessaria per questi rituali. E penso che la velocità e lo stile della freetekno, i suoi suoni, mi fanno pensare proprio a quello. Abbiamo senza dubbio sperimentato l’effetto ipnotico collettivo attraverso l’immaginazione, attraverso questa mescolanza di ritmi e emozioni, lo stato estatico sulla pista da ballo, un luogo dove le persone si riuniscono per ballare. Non ho dubbi che ci sia sicuramente una connessione fra gli antichi tamburi cerimoniali e la freetekno…

Oggi però si uniscono alla freetekno tanti stili diversi in un teknival. Quest’anno ho trovato break beat, electro, hardcore, tanti tanti generi diversi. Una cosa certa è che quello che si sente nei free party è disconnesso dai club. Di sicuro qualche pezzo è stato suonato anche nelle piste da ballo delle discoteche, non può essere negato. Ma l’insieme dei suoni che nascono dagli artisti durante la loro performance, la musica che viene da quell’atmosfera di libertà, avrà sempre un tocco diverso dai suoni proposti dalle persone che questa esperienza non l’hanno vissuta.

Il modo di promuovere i pezzi nuovi e gli orizzonti di questi artisti sono molto vasti, lo capisci. Il mezzo principale rimane il vinile, soprattutto nei ’90. Per esempio quelli di Spiral Tribe hanno realizzato uno studio su ruote con strumenti di stampa (per i vinili). Registrano un liveset, premono un bottone e stampano al momento. Poi lo distribuiscono in festa. Nell’era pre-internet dovevi essere alla festa, queste release sono ormai rare e difficilissime da trovare

È meraviglioso, capisci? Penso che sia fantastico avere una release che può essere ottenuta solo in nei free e nelle TAZ, può essere trovata spostandosi e non può essere trovata da nessun’altra parte. Penso che sarà per sempre importante per la persona che l’ha ottenuta. Ma sfortunatamente, questo tipo di dinamiche si perde con internet e con tecnologie come l’e-commerce che ti permettono di ottenere qualsiasi cosa sempre e ovunque. Certamente, internet ha permesso di fare un passo avanti nella musica, nel senso che ha reso possibile la diffusione nelle parti più remote del mondo. Ma d’altra parte, ha introdotto dei monopoli e la globalizzazione e penso che l’utilizzo a fini commerciali di internet sia più prominente rispetto alla diffusione libera.

Ancora oggi, nel 2016, per molti DJ, diciamo in generale per quello che si sente nei teknival, c’è ancora una forte cultura del live set. Per altro niente mp3, una grande vittoria nel campo della qualità sonora. Spesso mi imbatto in sound system fantastici a TAZ e free party. Dopotutto, tutti sono appassionati del proprio sound. Progettalo, costruiscilo, fai un muro con gli altri. Collega, dividi, costruisci e migliora enormi linee di delay per far suonare all’unisono tutto il muro. Non solo c’è una grande arte nel montare i suound system che mi stupisce ogni volta e porta risultati sorprendenti sul terreno dove si balla. Linee di basso enormi e dense. Ci sono buoni lavori in vari posti su vasta scala. Ottimi lavori dai ragazzi cechi, dai francesi, dagli italiani e dai britannici. Il suono è buono e tutti stanno bene!!! Big up!

Eppure tutto ciò sembra davvero pericoloso. Un suono che può essere ascoltato solo ad un free party (senza neanche pagare l’ingresso) e che non puoi sentire in nessun club. È pericoloso. È un gran lavoro per la nostra evoluzione sulle  frequenze e sui ritmica.

 

動きが自由をつくり出す

Interview with YAYA23

DJ、レーベルオーガナイザーのYAYA23。旅をしながら音を追求する、
そのライフスタイルが切り開くもの。

ノーオーガナイズ、ノーマネーシステム、ノーコマーシャリズムを掲げる自由参加型のレイブ、「テクニバル」。その非商業的な文化の可能性を追いかけ、ベルリンにまで移住してしまったdestr∞y。彼についての記事を書いたのは、MASSAGE 9の記事でのことだから、もう数年前のことになる。311以降の日本は随分と変わってしまって、エクストリームな遊びを追求することも今の気分ではなくなってしまった。そうこうしているうちにここの文化は、コマーシャリズムに覆われ、なんだか平板なものになってしまった気がする。

そんなふうに停滞している間にも、外の世界ではあたりまえに、毎日新しいものが生まれ、そして進化していく。そういうものに共鳴するなら、飛び込んで行って、その創造の現場の一員になってしまえばいい。守るものが多い生活をしていたらなかなか簡単なことではないけれど、そうした冒険からしか次の世界は切り開かれない。そんな世界に行きっぱなしでなかなか帰ってこないdestr∞yが、どういう人たちと、どんな生活をしているかに興味があった。

その日常については以前に触れたので、今回は彼が出会った人物に焦点を当てたいと思う。そんな彼が選んだ人物は、ベルリン近郊最大規模のサウンドシステム・コレクティブ “CYBERRISE” のオーガナイザー、YAYA23だった。これはdestr∞yがYAYA23に話を聞いたインタビューである。西ヨーロッパを旅しながらテクニバルのオーガナイズに携わり続けてきたその彼の、旅と音楽の共通点、そしてそのライフスタイルが切り開いたものとは。

※テクニバルについての解説記事はこちら

 

どのように音楽をプレイし始めて、どのようにサウンドシステムを始めたんですか?

90年代はじめ、スケートパンクから、ジャングルや、トリップホップ、ビッグビートなどのいろいろなサブカルチャーに興味があって、既にその頃から西ドイツのクラブでレジデントDJとして、インディーロックや、パンクのパーティなんかでプレイしていたんだ。そして初期トリップホップや、初期のジャングルと、ドラムンベースなんかも入ってき始めて、その頃やっていたレジデントパーティー “refoundation night” でエレクトリックビーツを、DJセットに入れたりしていた。その辺が自分にとって演奏者としてのエレクトリックミュージックとの最初の繋がりだったと思う。

その頃はまだCDや、ミニディスクとかで、プレイしていた。で、95年頃からレコードを買い始めて、その頃はビッグビート、トリップホップ、ドラムンベース、ジャングル、その辺の音はちょっと変わった音だった。それでブロークンビーツや、速めの音なんかをダンスフロアーでかけてたんだ。ほかでよくやってるような初期アシッドハウスとかじゃなくて、ブロークンビーツのBPM 170くらいの音とか、そういうのをかけてた。

で、その頃、既に小さなバンを持ってて、バンと共に動くっていうアイデアが好きだったんだ。どっかにバンを停めて、そのままそこで寝たりしてたんだよね。クラブの前に停めてたときとか、クラブから出て来たら、その目の前に家があるっていう。森に停めて、そこで音楽を聴いたり、すでにそういう風に生活をしていた。そして90年代後半、交換留学プログラムの奨学金が取れたので亜熱帯農業の勉強をしにイタリアのボローニャに行くことになって、ターンテーブルとレコードをバンに乗っけてイタリアへ。

そこで、はじめてほかにも自分みたいに、音楽をバンに乗っけて旅している連中に出会ったんだ。その頃、最終的にメチャクチャデカいウェアハウスパーティにたどり着いて、他にもBPM 160〜180の音が好きで、でっかいサウンドシステムをバンに積んで旅してる連中に会ったんだ。スピーカーをトラックに積んで、旅を続けながら、そんな感じで音と付き合っていくっていう、ヤバくない?それはメチャクチャダイナミックで面白かった!

その頃は、フリーパーティで、ドラムンベースとジャングルをミックスしたりしてて、でも4/4の低いベースがブロークンビーツの下で鳴ってるやつも好きだった。それはドラムンベースと、速いステップと、グルーブのあるやつの組み合わせだったり、または4/4キックの瞑想的で反復するモノトーンベースだったり、そういう音がオレの耳に素晴らしい結果をもたらしてくれた。それで、ジャングルや、テクノをミックスし始めるんだ、速いヤツ、フリーテクノに続いていくようなやつ。フリーテクノは、テクノの4/4キックのベースライン、それにエナジェティックで、ノレるグルーブが乗っかっている音。そういうのが本当に好きになった。この辺が90年代中盤にイタリアのウェアハウス パーティでレコードでDJし始めた頃の話。瞬間と音楽を乗っけて、移動し続けて、それを旅の中で自由へと昇華していく。これはテクノムーブメントとは違うカタチだったんだ。

それで、サウンドシステムと旅をミックスし始めた頃は、どんなことを考え、どんなことをしていたの?

音楽をプレイするっていうのは人間が持っている衝動の一つだと思う、少なくともオレの場合は衝動という形だった。なんていうか自分にとっては、音楽をプレイしたいっていう感覚は、自由への衝動のようなものだったんだ。自分は、とても強固な自由という感覚に対するフォーム、つまり精神的自由を、音楽を通じて経験しているって思っていた。それは自分が直面している日々の生活や、自分が生まれたこの社会の中の境界を飛び超える何かへ駆りたたせたり、想像させてくれたりするものだと思う。だから音楽は、いつでも精神的な旅の一つのカタチだったし、自由ということ自体に対するとても強度の高い表現だと思うんだ。それは精神の乗り物とも言える。

同じ類いの自由への衝動の表現は、実際に動き続けることにも見つけることができると思う。ただ毎日、A地点から、B地点へと移動するんじゃなく、そういうものに囚われず動き続けること。それは社会から与えられたパターン、例えばフェンス付きの家だったり、Aから、Bへと、ただひたすらと走り回ることだったり、そういうことではなく。この障壁を飛び超えるために、常に枠にはハマらないで、色々な動き方で、動き続ける瞬間を続けていくこと。そうすることで自由がハッキリし始める。

いつでも、自分のハートが連れていってくれるところへと動き続ける。そういう自由への衝動。精神的自由は音楽を通して勝ち取ることが出来る。音楽を通過したリズムのある自己表現なんだよ。それに日々の物理的移動を通した自由。例えば、違う場所に行って、違う場所で寝て、自分が居たいと思うだけいてみて、自分で合わないなと感じてきたら、自分の行きたいところへとらわれずに何処へでも行くことが出来る。そういう音楽から得られる精神的自由と、物理的移動の自由の組み合わせは、古代から人間が持つ重要な衝動だと思う。実際の物理的移動が音楽を通過して、音楽と一緒に移動していく、それはどんなものにも縛られない想像力と楽しみの組み合わせだと思う。そこから創られるアウトプットは計り知れない。とても自然でユートピア的、かつ同時にとてもリアルなことだと思う。

この二つの自由へ衝動を組み合せるのは素晴らしいと思う。この地球のビートに乗って地球を周っている間に、それはオレたちを音楽にノセていく。なんていうか、音の瞬間にいる間に自然に勝ちとられる組み合わせなんだと思う。

そう、これが90年代。同じような衝動を持って、トラックで音楽と共に旅する連中に出会った。その間一度ドイツに戻って、サクッと農業工学のマスターを取って、それからは自分も基本的に路上に居続けたんだよね。CYBERRISEに関わる全ての人は、みんな道の上で出会った。で、スピーカーを作り始めたんだ。CYBERRISEサウンドシステムは、一つの場所や、一つの国から始まってるとはいうことが出来ない。全てのスタイルや、やり方、そしてその構造は、全て道の中での出会いで生まれた、そしてそこにはサウンドシステムのクルーもいたんだ。どんな時、どんな場所でも、そして特にどこかでもない。路上の動きを通過した自由の為の主張なんだ。

それで最初の数年間、オレらはイタリアのボローニャと、フィレンツェの間の標高1000mのアペニン山脈の、すごいいいロケーションにスタジオを持ってて、そこでさらにスピーカーを作って、サウンドシステムをやり始めたんだ。そのあと大きいトラックを手に入れたり、ゆっくり準備しつつ、もっとスピーカーを作っていったんだよね。そこはヨーロッパを旅している間の家兼基地というか、中間地点だった。

フリーパーティ、テクニバルから生まれて来た音楽や、そのリリースのスタイルについてどう思いますか?

そうだね、テクニバルやフリーパーティで見つけられる最も個性的な音楽のスタイル、そのスタイルをフリーテクノって呼びたいって思う。それはクラブシーンから独自に進化したアップテンポなテクノのバリエーションの一つで、旅や、道の経験の中で進化し、実際の動きを通過してきたもの。ブロークンビーツや、ジャングルと、4/4キックベースを組み合わせたもの、もっとレイヤーがあるものとも言える。4/4キックベースの単調さだけでなく、ブロークンビーツが乗っかって、常に二つ目のステップが強調されている。個人的には、フリーテクノは馬に乗ってサバンナか、ジャングルをかけているような気分にさせてくれる。とてもエナジェティックでノレるトライバルなテクノなんだ。それは、今オレらにとっては、アマゾンのインディアン達がやっていたこととして知られている、シャーマン達の儀式的なドラムの様な感覚をオレ達に思い出させてくれる。

例えば、アヤワスカの儀式に見られるような感覚なんだと思う。そして今オレ達にはBPM 180、190、200のリズミックドラム「ドゥフッ ドゥフッ ドゥフッ ドゥフッ」がある。これらの儀式に必要な精神的高揚感を作り出す反復されるドラムがあるんだ。そしてフリーテクノの速さや、そのスタイル、そしてフリーテクノで使われるサウンドには、シャーマン達の儀式みたいな感覚がたくさん残っていると思う。本当にそんなふうに思うんだよね。オレたちは、集合的催眠効果を、想像力を通過して、精神的リズム表現を通って、ダンスフロアーという人々が踊るために集まった場所で、恍惚状態で体験している。そこには確実に太古の儀式のドラムとの繋がりが、フリーテクノにはあると思う。

でも今日では、いろいろな違うスタイルもプレイされている。テクニバルで改良されたさまざまなスタイル、ブレイクビーツや、エレクトロ、ハードコア、どんなスタイルでもプレイされる。そして勿論、そのスタイルは基本的に普通のクラブシーンの流れや発展とは、つながらないことが多い。もちろんいくつかのチューンは、クラブのメインフロアーでもプレイされて来たし、それは否定出来ない。

でもプロデューサーやアーティスト、彼ら自身がライブセットを創り上げプレイしているし、その自由なバックグラウンドから音楽を作っている。彼らはいつも普通とは違う感覚の最終的リリースを持っていて、その後、その類いの自由の経験を持たない人々からリリースされる。そしてリリースは、とても多様で幅が広いし、アーティストはもっと広い視野を持っている。リリース自体からもそれを感じることが出来るし、リリースされたものからその感覚を追体験するようなことが可能だと思うんだ。そして幸運で嬉しいことに、いろんな種類があって、おもしろいものもある。自由の影響が詰め込まれた音楽が世にリリースされているんだ。

そして、メインの伝達方法はレコードだってこと。特に90年代はレコードだった。例えばSpiral Tribeは、移動型スタジオを移動型レコードプレススタジオとして使っていて、ライブセットを録音したあと、その場でレコードをプレスして、リリースするようなことをしていた。それは非常にユニークな限定のプレスで、そう簡単には手に入らない。勿論それをゲットする為にはパーティにたどり着いてないと話にならなかったし、もしそこにいなかったらほかのどこでも見つけることは出来なかった。これは言ってしまえば、インターネットが普及する前のすごくいい時代の話。

素晴らしいでしょ、わかるかな?フリーゾーン、フリーエリア、T.A.Zの中のみで見つけることが出来る、動くことで見つけることが出来る、それ以外では全く見つけることが出来ないリリースなんて、素晴らしいと思うんだよね。それはそれを見つけた人にとって、永遠に大切なものになると思う。でも残念なことに、この手のダイナミクスはインターネットや、eコマースなんかの、いつでもどこでも、どんなものにでもアクセスすることが出来るテクノロジーによって失われてきている。確かに、そのおかげで音楽を世界中の離れたところまで届けれるようになったという意味で、音楽を一歩前進させるといういい部分もある。でも一方で音楽に独占主義を持ち込んだし、インターネットを使った国際貿易の部分がもっと目立っていると思う。オレたちからしてみると、いわゆるeコマースがここ十数年で乗っ取った影響が運んできたものって好きじゃないんだよね。

でも、今日、2016年、基本的にテクニバル、フリーパーティでプレイされる音楽には、ライブセットの大きな影響がある。根強いライブセットのカルチャーがあるし、それを抜きにしても、幸運なかつ嬉しいことに、2016年もいまだにほとんどのDJは主にレコードをプレイしている。MP3をプレイするのは避けよう。まぁこれはオレの意見だけど。だからデカい勝利を少なくとも音自体に関しては。

フリーパーティや、テクニバルでは、凄い音によく出くわすんだ。なんでかっていうと、みんな自分のサウンドシステムに情熱を捧げている。それ組み上げ、計算し、ほかのサウンドシステムと組み合わせ、つないだり、分裂させたり、すべての種類のスピーカーシステムを組み込むために、巨大なディレイラインを作り上げ、改良する。しかもそれで全部じゃない。それは大きなサウンドシステムのアートだと思う。何度も驚かされる、その音の再現性は、ダンスフロアーにスゴい結果をもたらしている。

でっかく太いベースライン。幅広いスケールで、いろんな場所からのいい仕事がある。チェコの連中からのや、フランス人や、イタリア人、イギリス人達のいい仕事。素晴らしい音の再現性、みんな、よくやってる!!本当にヤバいよ。どこのクラブでも聴けない、フリーエントランスベースの、フリーパーティでしか聴けない音。ヤバイよね。フリークエンシーとリズムに関するオレたちの進化のための、めちゃくちゃいい仕事だよ。

Posted in Interviste, Memorie

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