Il mio marsupio stava prendendo la polvere ormai da troppo tempo. Ho passato tutto il triste inverno londinese a saltare di bar in bar: Camden, Hackney Wick, Dalston, perfino i locali posh di Soho. Una sera ero finito a cercare le info in un rooftop bar di Shoreditch, e la situazione non poteva essere più triste di così.
Sono un italiano emigrato per lavoro ed i miei unici amici qua sono i miei due coinquilini. Questo significa che come la stragrande maggioranza dei londinesi ho passato i primi weekend dalla riapertura dei locali a bere nei bar del centro. Non deve meravigliare che lo scorso sabato si preannunciasse come il solito pomeriggio al Rocksteady di Dalston. Mi dirigo lì quando non so più dove andare a parare, che coincidentalmente è proprio quando chiamano l’ultimo giro dell’happy hour.
Per fortuna ho la parlantina facile e ho attaccato subito bottone con questa coppia di francesi che mi ha chiesto un paio di cartine. Incuriosito dal fatto che avevano guidato per due ore da Leicester li ho interrogati sul motivo del loro viaggio: non potete immaginare la mia faccia quando mi hanno rivelato che erano venuti per una festa. Lui un raver old school: Kernel Panik, Heretik, Crystal Distortion, lei che per una festa era arrivata fino al CSA Auro, in Catania. Non ho neanche dovuto chiedere che ero già in auto con loro.
Abbiamo guidato per più di quaranta minuti. Sembra molto ma eravamo ancora in periferia di Londra quando abbiamo parcheggiato: le indicazioni che erano arrivate alla coppia francese per messaggio ci avevano portato ad un ponte dove un ragazzo, fermo su un muretto, ci ha dato un’occhiata e poi chiesto se eravamo lì per la festa. La sentinella.
Il ragazzo ci dice di prendere una stradina sterrata, impercorribile in auto. Non facciamo neanche cento metri che una massa di ragazzi in jeans, profumo e camicia ci viene incontro e ci annuncia che la festa è finita: “Police… shutdown”.
Ci fermiamo a parlare con il ragazzo del muretto. Anche lui stupito da tutte quelle persone che se ne stavano andando, tira fuori il telefono: surprise surprise la polizia aveva sì sgomberato una festa, ma non la nostra!
Ci incamminiamo, avevamo davanti a noi qualche chilometro di strada buia e sterrata.
Melting Pot
Siamo arrivati e abbiamo trovato un’altra sorpresa: la musica era spenta e la crew ci ha chiesto venti sterline per stare lì. Non c’era neanche un sound system ma due casse attive montate sul treppiedi.
Andiamo al bar dove una ragazza russa ci spiega che la crew era impegnata a parlare con la polizia che stava portando a passeggio i cani. Era preoccupata, erano alla quarta festa ed era la prima volta che gli amici in blu davano problemi.
Quel silenzio è durato poco meno di mezz’ora; si sono accese le spie degli speaker e abbiamo capito che ci aspettavano dieci ore di psytrance. In realtà dieci ore di psytrance non è proprio che siano la mia idea di serata ideale. Non è un caso che io non sia mai stato ad uno dei tanti festival che vengono organizzati in Italia, Spagna ed Est Europa.
Fortunatamente a tutta quella forest si è alternata tantissima goa, qualche pezzo psytrance più mainstream e a momenti anche della breakbeat. Nelle settimane che hanno seguito quella taz abbiamo capito che la scena qui è musicalmente molto eterogenea rispetto al resto d’Europa: nei flyer si trova di tutto, dalla gabber alla dnb, dalla psytrance alla techno, a volte perfino l’house di qualche dj indie che appare su soundcloud.
Nonostante ci sia musica per tutte le orecchie non c’è la cultura del sound system che si trova nei free party più a sud nel mondo. Le crew montano semplicemente due speaker attivi, una console e un generatore. Questa è una decisione molto pratica: appena arriva la polizia delle persone caricano l’attrezzatura e in un batter d’occhio spostano la festa in un’altra zona di Londra.
L’aspetto più bello e d’impatto di questa taz è stata tutta il multiculturalismo che ci ha circondato. Abbiamo ballato con dei portoghesi, greci, polacchi ed ucraini, francesi e tedeschi, spagnoli
ed i russi della crew. Una ragazza canadese, Aria, che ha notato la mia maglia del XM24 mi ha chiesto se fossi nuovo. Mi ha spiegato che la scena inglese è piuttosto viva, specialmente in Scozia e nel sud del paese.
(video rilasciato col consenso degli organizzatori)
Pochi kilowatt, ma buoni
Una parte di me è stata dispiaciuta di non essersi trovata alla teuf di 40kw su cui ci si poteva imbattere in molte delle feste in Francia, d’altro canto il motivo per cui questa festa mi rimarra impressa è sicuramente il calore con cui le persone mi hanno accolto che è permasto per tutte le settimane a venire. La situazione delle restrizioni ha reso molto difficile socializzare a Londra ed è proprio grazie a questa festa che la situazione è cambiata. Aria, appena mi ha visto che stavo girovagando da solo si è preoccupata di chiedermi come mi stavo trovando a Londra, presentarmi i suoi amici con cui era venuta, condividere il contatto di due ragazze che squattano nel mio quartiere.
Dal momento in cui si è presentata non mi ha lasciato dieci minuti solo e con lei mi sono circondato di mille facce nuove, mille pronuncie differenti. Nonostante la musica non abbia disturbato minimamente le anatre del fiume che scorreva lì vicino è stata sufficiente per scacciare la solitudine dalla mia nuova vita in Inghilterra.
K. D.